Come capire l’Islanda

Una delle questioni sulle quali insisto maggiormente, riguardo all’Islanda, è la necessità di leggere e prepararsi sul suo background storico-culturale prima di visitarla. Altrimenti si rischia di ridurre il viaggio a una serie di suggestioni visive senza spessore. La monumentale presenza della cultura islandese sul paesaggio non è ovvia come quella italiana perché non si è concretizzata in monumenti o edifici storici, ma attraverso la cultura orale e scritta. È proprio diritto scegliere di viaggiare in modo superficiale e infischiarsene delle culture che si visitano, ma questo articolo è indirizzato a coloro i quali vorrebbero invece penetrare sotto la superficie e capire meglio l’Islanda nel corso di una loro visita.

Allo stato attuale delle cose, è quasi impossibile organizzare un viaggio con breve preavviso: si trova tutto prenotato e occupato, ed è necessario agire con largo anticipo. Questo permette di avere parecchio tempo per prepararsi adeguatamente. Per “prepararsi” intendo appunto “leggere”.

Esistono una profusione di traduzioni, anche in Italiano, oltre che in altre lingue accessibili (come inglese o francese) di moltissimi testi utili allo scopo. Un brevissimo elenco verrà fornito in fondo a questo articolo.

Vorrei illustrarvi quanto può nascondersi dietro a un quadretto qualsiasi delle campagne islandesi, e quanti “strati” ulteriori si possono scavare andando a curiosare nei libri. Un esempio che conosco bene per motivi “familiari” è la fattoria di Hörgsland. Un caso tutt’altro che atipico, il quale dimostra quanta storia possa esserci dietro a quello che a prima vista appare essere un semplice angolo di campagna da attraversare per raggiungere qualche metà famosa. Trovandosi sulla strada principale, assieme a migliaia di altri angoli, ci passano davanti milioni di persone anno dopo anno, senza che esse sospettino minimamente quanta storia e quante storie si annidano in questo luogo.

Qui è ambientato un episodio medievale, il Racconto di Þórhallur il Veggente, una sorta di mago pagano che viveva nella zona e che aveva predetto l’arrivo del cristianesimo in Islanda. È anche uno dei luoghi interessati dalla catastrofica eruzione del 1783, è stato sede del lazzaretto che serviva l’est dell’Islanda in età moderna. Ho già raccontato della leggenda sulla collina degli elfi, nel campo attiguo alla fattoria, ma esistono anche altri racconti ambientati qui, incluso uno che riguarda un fantasma chiamato Hörgslands-móri, nonché la Saga di Gunnar, che inizia e si conclude proprio in questa fattoria.

Esiste tuttavia un’altro capitolo di storia islandese nel quale questo luogo si inserisce, ovvero quello dell’incursione piratesca musulmana avvenuta nel 1627: in quell’anno, a Hörgsland si trovava una chiesa, servita dal parroco Magnús Pétursson, una delle figure più ricorrenti nel folklore islandese.

Magnús aveva fama di essere versato nelle arti magiche e gli è attribuita la composizione di una ballata dal nome Tyrkjasvæfa: “Addormenta-Turchi”. Leggenda vuole che l’abbia composta sulla soglia della chiesa, mentre altre versioni indicano che si trovasse sulla spiaggia, mentre 18 (o 30, secondo un’altra versione) navi pirata si avvicinavano alla foce dello Skaftá (altro luogo della Saga di Gunnar!). Questa composizione avrebbe sollevato una tempesta che avrebbe poi disperso le navi pirata.

La composizione si articola in 31 stanze da 8 versi, senari, settenari e ottonari, generalmente in piedi trocaici, dato che l’accento tonico delle parole islandesi cade (quasi) sempre sulla prima sillaba della parola, ed è una lode a Dio e alla sua potenza, invocando il suo intervento contro i maomettani.

Un racconto popolare tramanda che quando Magnús era studente alla scuola di latino di Skálholt, iniziò la sua carriera come uno dei migliori, ma che improvvisamente il suo profitto calò al punto che gli insegnanti persero ogni considerazione per lui. Un suo compagno, Sigurður, forse lo studente più brillante, si era innamorato di una ragazza che non voleva concederglisi, cosa che gli causò talmente tanta sofferenza che si suicidò.

Il suo corpo fu portato in chiesa, e Magnús fu incaricato di restare per la veglia notturna. Passato un terzo della notte la bara si scosse e ne uscì il fantasma di Sigurður, che se ne andò lasciando indietro il sudario. Magnús lo porto via dalla bara e aspettò il ritorno del fantasma.

Quando questi tornò, chiese a Magnús di ridargli il sudario, ma questi si rifiutò, a meno che il fantasma non gli rivelasse cosa era andato a fare fuori dalla bara. “Sono andato a godermi la mia ragazza da morto, visto che non potevo da vivo”, rispose il fantasma. “L’hai uccisa?” chiese Magnús, e il fantasma confermò, chiedendo indietro il sudario, ma Magnús glielo rifiutò, a meno che il fantasma non gli rivelasse come si potesse restituire la vita alla fanciulla. “Bisogna metterla a letto, sdraiarsi accanto a lei e scaldarla con delle carezze, perché ho nascosto tutta la sua vita in un suo dito mignolo. Ora ridammi il sudario”. Ma Magnús glielo rifiutò, a meno che il fantasma non gli rivelasse come mai il suo profitto era calato e i suoi talenti erano spariti. “È stato il diavolo a privartene. Così che tu non potessi diventare prete e io potessi sposarmi per tre volte. Ora rendimi il sudario”.

Magnús glielo rifiutò a meno che il fantasma non gli donasse i suoi poteri. Il fantasma gli soffiò sul volto una volta. Magnús gliene chiese una seconda, e poi una terza. “Attento, Magnús” disse il fantasma “il prossimo fiato sarà accompagnato da un odore pestilenziale, ma se vi sopravviverai acquisterai grande sapienza”. Poi il fantasma soffiò e Magnús svenne.

Si risvegliò il giorno dopo, con la gente che gli camminava intorno. Ordinò di cantare sopra al corpo della ragazza e fu lui stesso a condurre il canto. Tutti si stupirono della sua improvvisa abilità. Poi indicò di deporre la ragazza sul letto e fece quanto gli aveva detto il fantasma. La ragazza riprese vita, e Magnús tornò ad essere uno studente brillante. In seguito sposò la ragazza, che fu la prima di tre mogli che egli avrebbe sposato nella sua vita, e acquisì grande fama come potente cacciatore e pacificatore di fantasmi e zombie.

È certamente un grosso valore aggiunto avere in mente questi racconti quando si contempla il paesaggio islandes, altrimenti questo si limita ad una successione di fattorie, campi, rocce, canyon e cascate, ognuna delle quali vale più o meno quanto le altre, delle quali ci si godono soprattutto solo quelle che si sono già viste nelle foto su internet, perdendosene mille altro altrettanto nelle ma che non si sono viste nelle foto fatte in precedenza da altri, e il proprio viaggio in Islanda diventa soltanto una replica banale e scontata di una trama trita già vissuta da altri. Un’occasione sprecata, dunque.

Una lista di pubblicazioni in Italiano che consiglio di leggere per prepararsi al viaggio:

  • Un italiano in Islanda. Storia e storie della Terra del Ghiaccio, Sperling & Kupfer
  • Saga di Gunnar, Iperborea
  • Atlante leggendario delle strade d’Islanda, Iperborea
  • Fiabe islandesi, Iperborea
  • Paradiso e inferno, Iperborea
  • Luce d’estate. Ed è subito notte, Iperborea
  • Il libro dei vulcani d’Islanda, Iperborea

In inglese:

3 risposte a “Come capire l’Islanda”

  1. Grazie per l’input! In Settembre saro’ in Islanda con Hurtigruten per una crociera che finira’ in Canada. Spero di poter visitare di nuovo l’Islanda l’anno prossimo per finire la mia ricerca sulla storia del merluzzo …Mi permettero di contattarla – Ho letto il suo libro Un Italiano in Islanda, bello, interessante, saggio e utile. Conoscevo anche la Saga di Gunnar ma la andro’ a vedere di nuovo ora che so chi e’ l’autore della versione italiana.

  2. Ciao! ottimi consigli e come dici, avendo prenotato in anticipo c’è tempo per prepararsi… Sai consigliarci anche una lettura per bambini?

  3. Sono appena tornata dall’Islanda e già sogno di tornarci. Non so quando questo avverrà ma sicuramente non sarà quest’anno. E sì, di tempo per prepararmi ne ho parecchio e qualche buona lettura, oltre a prepararmi alla nuova esperienza, mi farà sicuramente ricordare i posti che ho già visto.

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