L’antica contea di Strandir (“Lidi”, “Spiagge”) si trova lungo la costa nord-est della penisola che costituisce la regione dei fiordi occidentali islandesi. Il suo nome descrive in pieno il carattere geografico della zona: si tratta di una costa frastagliata, che si dipana in numerosi fiordi, lungo i quali si trovano innumerevoli spiagge, più o meno lunghe, che si estendono all’ombra di ripidi pareti rocciose, le quali svettano verso il cielo, striate dal ghiaccio, e tagliate talvolta dall’incessante scorrere delle cascate.

È una regione densa di magia: remota e con un passato tetro; qui, nel 1600, hanno avuto luogo alcuni tra gli episodi più inquietanti del periodo della caccia agli stregoni (i roghi di persone accusate di stregoneria erano soprattutto ai danni di uomini in Islanda). La contea era famosa per essere un ricettacolo di stregoneria, e da essa uscivano numerosi libri di magia che si rivelano essere strumenti assai pericolosi per i possessori che venivano scoperti ad utilizzarli. Nel capoluogo della contea, la cittadina costiera di Hólmavík, si trova un museo dedicato alla magia in questa remota parte d’Islanda.

Hólmavík è raggiungibile dalla capitale in circa tre ore di macchina, ma è molto meglio spezzare e fermarsi in qualche tappa lungo il tragitto. Noi abbiamo scelto le seguenti:
Eiríksstaðir nella valle Haukadalur: una casa del periodo pagano ricostruita con tecniche e materiali antichi basata su un ritrovamento archeologico della zona. È probabile che fosse la dimora di Eiríkur il Rosso, personaggio della saga omonima e della Grœnlendinga saga, nelle quali ha il ruolo di primo esploratore e colonizzatore della Groenlandia.

Laugar í Sælingsdal, dove abbiamo fatto un salto alla pozza termale di Guðrunarlaug, dedicata ad uno dei personaggi femminili più importanti e controversi delle saghe islandesi: Guðrún Ósvífursdóttir, le cui tragedie amorose sono narrate nella celeberrima Laxdæla saga, che trovate tradotta in italiano.

La strada che raggiunge i fiordi, detta Vestfjarðavegur, è tra le più scenografiche d’Islanda: si inerpica su pendii scoscesi e precipita in profonde vallate, serpeggiando tra brughiere, campi e pietraie.
Hólmavík è un piccolo gioiellino in questo sperduto angolo di mondo, adagiato sulla riva occidentale dello Steingrímsfjörður. Non c’è moltissimo qui, e la vita è molto semplice, con l’economia che si regge sulla pesca e sul turismo, e la bellezza circostante che riempie l’anima.
Qui si trova uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti d’Islanda: la Galdrasýning á Ströndum (“Mostra delle magie a Strandir”), colloquialmente conosciuta come Galdrasafn (Museo delle magie). Questa è un’ottima occasione che ho per bacchettare i miei connazionali: non pensate di poter saltare a piè pari piccole realtà museali come questa solo perché non tracimano di opere d’arte come il Louvre o il British Museum. Ve lo dico papale papale: è un atteggiamento profondamente ignorante. Se spendete una mezz’oretta in questi piccoli musei locali, non soltanto aiutate la cultura (e l’economia) locale a mantenersi viva, ma avrete un sacco di cose interessanti da imparare sulle culture altrui e su voi stessi, e potrete trarne un arricchimento personale. Se avete un po’ di spirito critico, saprete andare oltre l’indignazione di quella che percepirete come un’offesa, e ne trarrete una lezione per il futuro.
Nel museo della magia, in particolare, sono contenute una quantità di informazioni sulla storia, ma anche sulla pratica della magia in Islanda, che faceva molto affidamento sul tracciamento di sigilli o simboli magici, di diversa natura.
Uno di questi incantesimi – giusto per farvi un’idea di cosa credesse/facesse la gente nei secoli passati – prevede la creazione di pantaloni in pelle umana, che potrete osservare in una replica grottesca. L’incantesimo prevede il ritagliare la pelle dalle gambe del cadavere di qualcuno con cui vi siete messi d’accordo prima della su morte, e che ha accettato di farsi scuoiare da voi. La pelle deve essere perfetta e senza squarci. Dovrete indossarla e farla aderire al corpo. Poi dovrete rubare dei soldi ad una donna povera in una dele maggiori festività cristiane, e inserirli nella sacca scrotale assieme al simbolo magico dedicato, che potete vedere nella foto sotto, posto a fianco dei pantaloni. I soldi si moltiplicheranno a non finire. Bisogna stare attenti a non rimuovere i soldi inseriti originariamente, o il simbolo magico, altrimenti i pantaloni non funzioneranno più e saranno da buttare.
A 25 minuti da Hólmavík, deviando nell’interno sulla strada per Drangsnes, si può raggiungere l’albergo di Laugarhóll, a fianco del quale si trova una grande e famosa piscina di acqua calda, e la replica della capanna di uno stregone. Anche qui l’accesso è libero.
Da qui abbiamo proseguito lungo la valle, fino a raggiungere il fiordo sul lato opposto della penisola, il Bjarnarfjörður. Da qui abbiamo seguito per un tratto la costa, spingendoci più a nord fino a Kaldbaksvík. La strada è tutta sterrata, a tratti molto ripida, e in alcuni punti a strapiombo sul mare – senza guard rail. È davvero una regione spopolata e remota, battuta dai venti artici, ma è anche benedetta da una bellezza rara, amplificata dalla solitudine che vi si respira. Le numerose spiagge sono tappezzate da tronchi di alberi morti provenienti dalla Siberia, e trasportati attraverso l’oceano artico fino a qui dalle correnti.
Lungo la strada si possono ammirare diverse cascate, grandi e piccole, che fa sempre un certo effetto osservare in contemporanea con il blu profondo del mare.



Mi sono fermato in molti punti per passeggiare lungo le spiagge disseminati di questi tronchi alla deriva. Pensare che hanno fatto 4/5000 km di strada in mezzo al mare e sono rimasti in acqua per circa 5 anni mi fa venire le vertigini. Il loro colorito argentato offre un tocco di personalizzazione ulteriore al paesaggio.
Tornati indietro, abbiamo deciso di raggiungere Drangsnes passando per la sterrata che completa il giro della penisola. Una strada non bellissima per la nostra povera Nissan Micra, ma assolutamente scenografica,

Abbiamo continuato il giro intorno alla penisola, costeggiando laghi, fattorie, isole, e il mare che si stagliava Placido fino all’orizzonte.
Il ritorno a Hólmavík è stato dei migliori. La cittadina ci aspettava più soleggiata che mai – e il sole splende tutt’ora (alle ore 23:00), anche se la montagna alle spalle dell’abitazione sta gettando un po’ d’ombra sulle case. Dalla finestra della nostra stanza di albergo posso osservare le case affacciato sul porto, e tutto l’abbraccio Pacifico del fiordo. Le giornate come questa mi ricordano – come se c’è ne fosse bisogno – di quanto amo questo Paese, e di quanto sia grado di essere vivo per poterlo esplorare e conoscere.
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