La smölun, sostantivo femminile che significa letteralmente “raduno” (að smala significa “radunare, raggruppare”). È uno dei momenti più importanti dell’anno nelle campagne islandesi. Non è esattamente una transumanza, perché non vengono seguite da pastori, nei mesi che trascorrono sugli altipiani. I contadini islandesi si limitano ad accompagnarle sulle alture a inizio estate, e a recuperarle in autunno.

Quasi tutti coloro i quali si interessano alla cultura islandese sono a conoscenza dell’esistenza delle réttir, sostantivo femminile che significa qualcosa come “smistamenti”, ovvero l’attività per cui le pecore di un dato distretto, radunate dopo l’estate dagli altipiani e ricondotte a valle, vengono separate dai contadini, che ripescano le loro nei famosi recinti a raggiera. Si tratta di un momento di festa per l’Islanda. Anche gli islandesi più urbanizzati e sradicati dal passato contadino dei loro antenati si recano in campagna, da parenti o amici, per prendere parte a questi smistamenti, che diventano una sorta di cerimonia contadina e festa sociale.

Quello che però passa un po’ sotto al radar, è ciò che precede lo smistamento, ovvero il raduno delle pecore. I fattori del distretto hanno trascorso gli ultimi giorni sugli altipiani a cavallo assieme ai cani per recuperare le pecore e ricondurle a valle. L’attività viene diretta da uno di loro che viene eletto e nominato fjallkóngur, “re della montagna”. È lui che indica agli altri le zone da perlustrare e coordina gli spostamenti. Alcuni hanno perlustrato gli altipiani fino a ridosso dei ghiacciai, con i quad, altri si sono infilati a cavallo in gole e vallate, per trovare tutte le pecore possibili. La notte la trascorrevano in appositi rifugi, con le provviste portate in fuoristrada.

Il sud-est dell’Islanda tra Vík e il deserto di Skeiðarársandur consiste in una striscia di terreno coltivato a foraggio, stretto tra ripide pareti scoscese (che erano antiche scogliere a strapiombo sul mare), e torbiere e deserti neri che si estendono per 20/30 km fino alla riva dell’oceano atlantico. Le fattorie sono tutte in fila ai piedi dei dirupi, che raggiungono diverse centinaia di metri di altezza, e le pecore vengono condotte sugli altipiani durante l’estate, dove baderanno a loro stesse in completa e totale libertà. Non ci sono lupi o altri predatori (a parte qualche rara volpe artica), e le bestie restano da sole a pascolare fino a quando i contadini non tornano a recuperarle, a inizio settembre.

Per condurle nel campo attiguo al recinto a raggiera dove vengono poi smistate, è necessario bloccare il traffico sulla strada (ma i turisti di solito apprezzano la possibilità di vedere questo spettacolo autentico di cultura islandese!), e seguire le bestie facendo versi per invitarle ad affrettarsi e proseguire, badando che nessuna si infili nello spazio tra le persone che seguono, a cavallo, a piedi o in auto, per poi scappare lungo la strada.

Oggi sono salito sul pendio per vedere da vicino la discesa drammatica di queste bestie, e ho seguito il gregge spaventando con i versi quelle che si staccavano dal gregge e tentavano di scappare.

Per me, che in questo mondo non sono nato, è sempre un’esperienza emozionante! Domani le smisteremo, con l’aiuto dei cartellini, e non vedo l’ora!

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