Vivere in Islanda?

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[Se sei interessato a una guida completa su come trasferirsi in Islanda, la trovi qui.]

Scrivo questo articolo dopo aver notato su vari gruppi di facebook per expat in Islanda come moltissime persone sognino di trasferirsi qui e chiedano informazioni che rivelano un’ingenuità per certi versi sconsolante: ogni volta che una notizia dall’Islanda raggiunge il resto del globo, si trasforma in una favola fatta di esagerazioni, approssimazioni, e spesso semplici bugie. Il sensazionalismo dei media internazionali ha fatto sì che molte persone immaginino l’Islanda come una terra iperborea fatta di socialismo, anti-capitalismo, ecologia, tolleranza religiosa e sessuale, egalitarismo…e chi più ne ha più ne metta.
La verità è che l’Islanda è un Paese come molti altri, che ha tanti pregi e diversi difetti. I Paesi non si dovrebbero paragonare uno con l’altro, anche se lo facciamo sempre – e lo faccio anch’io – perché possiedono storie profondamente diverse per le quali le stesse “ricette” produrrebbero risultati assai diversi. Ci sono molte cose che ritengo siano migliori qui piuttosto che in Italia, e viceversa, ma un paragone servirebbe a poco, anche perché in ultima analisi si tratta della mia esperienza soggettiva.
Quello che vorrei fare in questo articolo è di almeno invitare alla riflessione più ragionata su una eventuale scelta di trasferimento in questo Paese: non è una scelta per tutti, e non è il caso di finire come le migliaia di allocchi che turlupinati dai media finiscono per odiare questo Paese e il tempo che vi trascorrono.

Contrariamente alle aspettative, non si tratta di un paradiso fatto di aurore boreali, casette colorate e “cozyness” nordica. Gli inverni sono bui, e con l’ombra della depressione sempre incombente. Non si tratta di un paradiso di liberalismo e apertura mentale, anzi, grettezza mentale e xenofobia non sono rare, a destra si trovano frange nazi-fasciste, il temibile “útlendingastofnun” (Ufficio stranieri) fu fondato da un nazista e ancora oggi segue metodi reminiscenti di quell’aberrante credo – di recente una famiglia albanese è stata deportata perché l’ufficio non voleva che lo stato islandese si sobbarcasse le spese astrnomiche per le cure di cui il bambino in fin di vita necessitava(!) Fortunatamente un referendum popolare e proteste violente con lanci di uova e graffiti “Fascist!” sui muri dell’istituzione hanno spinto le autorità a far tornare questa famiglia e salvare il bambino.
La meritocrazia non regna, e nepotismi e clientele imperano. Le scadenze sono relative e anche il rispetto delle regole (questo però entro certi limiti può essere positivo).
È una società fortemente americanizzata e moderna, le tradizioni che tanto piacciono a certi individui con tendenza anti-moderne sono moribonde. Si incontra spesso però una forte mentalità insulare che non trovereste nemmeno nelle più abiette parti dell’entroterra inglese, e si sente spesso una forte arroganza che nasce a mio avviso dall’insicurezza e dal senso di inferiorità per essere usciti dal medioevo solo dopo l’ultima guerra.

Come spiegherò meglio dopo, questi lati negativi non sono una costante intollerabile – altrimenti non amerei questo Paese e non l’avrei scelto come casa -, ma prima o poi ci si deve fare i conti e (ahimè!) più umile sarà la vostra condizione di partenza, più pressanti saranno alcuni punti di fastidio. Per esempio, con il pregiudizio ignorante “italiano=mafioso” dovrete farci i conti sul lavoro se siete in una fabbrica di pesce o in un ristorante e lavorate con gente ignorante che non legge e non sa niente ed è piena di pregiudizi; in istituto/università uscite di questo tipo non ne ho mai sentite.

Ora elaborerò meglio queste cose e procederò per punti:

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Il clima: vi piace il freddo? Detestate l’afa? Attenti a quello che desiderate: in Islanda il caldo non arriva praticamente mai. Mai. Se siete abituati a cicli stagionali, primavere tiepide e piacevoli, sappiate che non avrete più nulla di tutto questo. E se siete eccitati dall’idea di diventare piccoli nordici imbruttiti usi al freddo e alle intemperie, sappiate che l’inverno potrebbe stroncarvi comunque. È lungo, buio e ventoso. Si esce solo per andare dall’edificio A a quello B. La mattina può essere dura alzarsi. Mesi di sola luce artificiale, cieli coperti e tempeste. Camminare diventa uno stress per via del ghiaccio, e fare la spesa può significare dover fare 20 minuti a piedi in mezzo a una bufera. A volte addirittura non si può proprio uscire di casa. Il freddo non è eccessivo e le temperature sono stabili. Facile adattarsi dunque, ma rimane una situazione non ideale.
D’estate la luce perenne può causare disturbi al sonno.
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Il cibo: il cibo è caro. Le verdure e la frutta sono spesso o troppo mature o troppo indietro. Il pane non si compra come in Italia. Per molti questo non è un problema: io non sono troppo fissato con il cibo e non la vivo male. Ma tante persone che conosco se ne lamentano continuamente.
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La natura: la natura è incredibile, ma anche pericolosa. Se volete godervela in Inverno dovrete prepararvi a condizioni difficili del terreno e del tempo atmosferico. Non sognate di scendere dall’auto e fotografare lo scorcio che avete visto su National Geographic o sul link virale di Facebook. Ci sarà da camminare, da arrampicarsi, da guadare, e spesso i luoghi saranno inaccessibili per via del ghiaccio. Alcune strade sono chiuse per il ghiaccio ancora in Giugno!

La tolleranza: come fatto notare da alcuni media locali critici al riguardo, il fatto che una volta un sindaco si sia vestito da Drag Queen non giustifica la frenesia dei media internazionali che si sono precipitati a descrivere la cosa quale sintomo di come liberale sia questa nazione. Le drag queen non sono parte della vita quotidiana. La gente può ancora storcere il naso di fronte a certe cose, per cui non pensate di poter venire qui e vivere apertamente il vostro sogno BDSM andando in giro vestiti di latex e tenuti al guinzaglio da una dominatrix locale. Siamo molto oltre rispetto all’Italia, e nessuno ha mai apertamente criticato la prima ministra di qualche anno fa per il suo essere lesbica con compagna. Niente “Culimonio, frocio, checca isterica, cacammerda” di Sgarbi-ana memoria. Ciò non vuol dire che l’Islanda sia un paradiso di tolleranza. Lo è relativamente ad altri luoghi.
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I rapporti umani: come in molti altri paesi, ho notato che una tendenza al pregiudizio e al razzismo si incontra soprattutto nelle classi basse [sono in genere persone in posizione di inferiorità nella loro società a ricorrere al razzismo è il loro modo per sentirsi riscattati]. Se vi muovete nell’accademia come me, sarete trattati, in quanto italiani, da gente con un’istruzione potenzialmemte superiore, un grado di sofisticatezza medio alto, con competenze artistiche elevate e stile. Troverete diversi islandesi che parlano italiano e che hanno un’ammirazione smodata per il nostro Paese.
Se vi muovete tra lavori umili, la situazione potrà essere diversa. Potrebbero capitarvi le solite domande cafone sul tema del “hai familiari mafiosi?”. Non saprei riguardo ad altri, ma io non concedo il mio tempo – figuriamoci l’amicizia – quando ci sono premesse di questo tipo.
Una volta trovate le persone giuste, potrebbe essere ancora un problema farsele amiche nel senso italiano. Se siete giovani e abituati agli amici per la pelle/del cuore, faticherete non poco ad ottenere lo stesso con un islandese. Ci vuole tempo e pazienza, ma gli islandesi in generale tendono a mantenere una certa distanza nelle amicizie, a differenza nostra, visto che da noi possono diventare una sorta di amore platonico (quelle vere) fatto di molti obblighi reciproci.

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Il socialismo: l’Islanda è parecchio vittima del capitalismo. Il neoliberismo l’ha distrutta nel 2008 e sembra che lo farà di nuovo. Non aspettatevi l’utòpia comunista. Non vi regalerà niente nessuno.

EU? Nei takk!: se siete della genia che detesta i burocrati ladri di Brussels, e pensate che l’Islanda sia assai furba a tenersi fuori dalla UE, ecco alcune info per voi; l’Islanda non è parte dell’Unione Europea ma è parte di Schengen e dello spazio economico europeo. In pratica sono nell’unione Europea ma possono lo stesso importare prodotti cancerogeni americani che non rispettano le normative UE (ho buttato una mela americana nel giardino comprata a settembre: è ancora rossa e lucida!, quella danesi vanno a male dopo tre giorni), possono cacciare il merluzzo fino all’estinzione (ci sono quasi riusciti), e non hanno accesso ai sussidi europei per l’agricoltura, che per esempio sono la stampella irrinunciabile del settore primario in Scozia. Grazie alla loro appartenenza a questi trattati, noi Italiani possiamo venire qui, lavorare e vivere senza troppi guai. Chiedete a un americano o australiano, provenienti da Paesi verso i quali l’Islanda non ha obblighi di libera circolazione e scambio. È impossibile per loro ottenere un visto a meno che non siano lavoratori specializzati o studenti, devono rinnovarlo annualmente (e spesso non ottengono il rinnovo senza motivi apparenti), devono fornire documentazioni sulla fedina penale e a volte fare un periodo di quarantena prima di entrare nel Paese. Sento sempre storie terribili dai miei colleghi non UE: per loro è un calvario e sarebbe così anche per noi se non fosse per questi trattati europei. Quindi non sputate nel piatto in cui mangiate. Se non siete d’accordo con una legge Europea parlate di quella, non di come tutto ciò che riguarda l’Unione vada smantellato e messo al rogo.

L’egalitarismo: ci sono islandesi che nuotano nel fango e altri che invitano Elton John per suonare al compleanno del figlio. Altri che perdono il lavoro di donna delle pulizie per i tagli del governo e altri ancora che vanno a fare shopping a Boston nel week end.

L’economia: “L’Islanda è lunico Paese che ha avuto le palle di prendere a calci il capitalismo e arrestare i banchieri”. No. Ne hanno arrestati alcuni che sono stati colti in flagrante mentre facevano ciò che tutti hanno sempre fatto. E sono usciti anche alla svelta. L’economia è in mano a poche famiglie che potremmo definire mafiose ed è tuttora liberista da far schifo. [Voci su un altro imminente tracollo sono il motivo per cui non ho ancora aperto un conto in banca islandese]. Se credete di venire in una specie di comune hippy dove la gente vive in armonia e non pensa alle cose materiali state prendendo un granchio.

Lingua: Sì! Parlano tutti inglese! Ma scordatevi di diventare membri funzionali della società se non imparate un po’ di islandese. E lasciate perdere le leggende sul tempo che occorre e sull’impossibilità. Sono favole inventate da qualche lavativo che è qui da otto anni e ancora non parla una parola. Io dopo un semestre di studio riesco già a farfugliare un minimo e dopo un anno di esposizione passiva capisco tantissimo. E conosco gente che è qui da due tre anni e parla meglio di tanti islandesi. Fate uno sforzo!

Potrà mancarvi il cibo. Potrete stufarvi della frutta surgelata senza sapore o mezza marcia. Dei prezzi stratosferici. Del fatto che non potrete fare shopping se non una volta all’anno perché i prezzi dei vestiti sono inguardabili. Potrete stufarvi di dover camminare al buio alle 10 di mattina con la tormenta che infila aria gelida in ogni pertugio. E potrete stufarvi di atterrare col sedere sul ghiaccio mentre arrancate per fare una spesa miserabile al prezzo di 50€.

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Se questo non vi spaventa e pensate di farcela, se amate l’idea di questo Paese, della sua lingua e della sua storia, se vi sentite consapevoli del salto, allora prendete il biglietto e buttatevi. Altrimenti ponderate la questione molto più a lungo.
La mia esperienza è stata totalmente positiva, e per mia fortuna, gli aspetti negativi non hanno inciso sulla mia vita più di tanto. Amo l’Islanda e voglio restarci finché posso. Qui mi sento davvero felice, ma so anche che può essere molto difficile, e proprio per questo non vorrei mai che qualcuno si illuda troppo per poi magari restarne ancor più deluso a causa del maggior scarto tra aspettative e realtà.

7 risposte a “Vivere in Islanda?”

  1. avrei una curiosità da voler colmare: come vive un islandese la religione e la religiosità? Inteso sia verso sé stessi che quella altrui e non in mero senso statistico.

    Chiedo in questo tuo “diario di viaggio” perché affronti la popolazione direttamente e non hai filtri di campionature anonime.

    Ti ringrazio e buona vita in Islanda 🙂

    1. Ciao 🙂
      Quello che posso dirti è che la religione non è qualcosa di molto presente e palpabile. C’è forse una tendenza culturale a tenere una sorta di reverenza nei riguardi del creato dovuta alla pericolisità drammatica della natura islandese.

  2. Salve, innanzitutto complimenti per il resoconto assolutamente onesto e (per quel che ho visto io) veritiero. Poiché ho visitato le realtà scolastiche della capitale ( dall’università agli “asili”), mi sarebbe piaciuto trasferirmi per qualche tempo e insegnare, appunto, in una scuola dell’infanzia. Non ho ancora escluso questa possibilità, sono avanti con gli anni e ho una famiglia in Italia, ma se dovessi farcela, saprei coscientemente le difficoltà a cui andrei incontro.

    1. Ma si nota anche lontamente che quel diario fu scritto dal solito italico pseudo imtellettuale di sinistra!!!!! Non devi rimanere in quei paesi. devi soltanto indossare gli occhialini da pseudo colto farti crescere la barba che sicuramente avrai già e obiettare su tutto. A cosa servirebbe la sinistra in caso contrario? siete voi i suoi degni rappresentanti. ciao letterato!!! mi raccomando le lasagne la domenica!!!

      1. Caro Paolo, mi riesce difficile capire le tue obiezioni, riesci a spiegarti meglio?

  3. Bel post, Robbie.

    By un tuo fan accanito

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