Vita in Islanda

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È passata una settimana esatta dal mio arrivo in terra islandese e sono successe tante cose. In questo post voglio, come al solito, mediare tra il resoconto degli affari miei e le indicazioni utili a chi volesse percorrere la mia stessa strada.
Per ora sono alloggiato con una famiglia a Kópavogur (insenatura dei cuccioli di foca), in teoria una città indipendente, in pratica parte del conglomerato urbano di Reykjavík. Le due sono separate da un’insenatura detta Fossvogur, sul cui lato sud si trova la casa in cui alloggio, e su quello nord la collina forestata di Öskjuhlíð. Per andare in centro o in università percorro in bici una ciclabile che costeggia il mare e poi si immette nella foresta, per sbucare infine al limitare del centro di Reykjavík. Sono circa sei chilometri e, a meno di non avere una bufera contro, li copro in 15/20 minuti. Così risparmio sulla palestra.
Il giorno dopo il mio arrivo sono andato all’ufficio immigrazione a consegnare la pila di documenti richiesti. È stato veloce perché parte della burocrazia era già stata smaltita grazie al l’intermediazione dell’università. Dopodiché mi son cercato una bici. Trovarne usate era impossibile e allora mi sono fatto cinque chilometri a piedi fino ad uno store fuori città suggeritomi da un tizio che noleggia bici ai turisti. Mioddio i prezzi. Lasciamo stare. Seicento euro per una bici con il cestino e i cambi. Le alternative erano solo mountain bike, e mi serve disperatamente il cestino per la spesa e per metterci lo zaino che sulla schiena mi fa sudare (coprendolo con una borsina di plastica nel caso in cui piova: trucco da life-hacker). Ho sborsato col cuore a pezzi.
Prezzi scandinavi.
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Con la bici però si gira benissimo, ci sono ciclabili ovunque ma è permesso comunque usarle sui marciapiedi. La gente attraversa col rosso continuamente, e le macchine si limitano a fermarsi senza protestare, come se non avessero il verde. A volte se non hanno altre auto dietro si fermano comunque al verde per far passare pedoni e bici.
Adoro questa cosa. Trovo i ciclisti e i pedoni moralmente superiori per lo sforzo che fanno con conseguente beneficio all’ambiente. È giusto che spadroneggino sulla strada.

L’università è estremamente moderna, il mio dipartimento si trova nell’edificio di Árnagarður che ospita anche lo “Stofun Árna Magnússonar”, Istituto di Arni Magnusson, che si occupa dello studio e della primozione della cultura medievale islandese, ed è accanto all’edificio più importante: Háskólatorg (University square). Gli studenti sono elencati in ordine imagealfabetico per nome secondo l’uso islandese, non cognome -così che io sono alla R di Roberto, anziché alla solita P di Pagani -, i professori molto amichevoli, e le iniziative non si contano. Ci sono una miriade di volontari che si fanno in quattro e i servizi allo studente sono davvero eccellenti. Alla presentazione del mio master, i coordinatori ci hanno detto molto tranquillamente che in Islanda non si usano titoli, formalità (e aggiungo io: altre boiate gerarchiche superficiali usate dai geronti per sentirsi al di sopra degli altri), per cui dobbiamo limitarci a chiamarli per nome. Quando non si ha bisogno di ricorrere a mezzucci come le forme di cortesia per sentirsi rispettati, si può esser certi di trovarsi in una società civile e progredita. I titoli lasciamoli all’uso dei leccapiedi delle corti rinascimentali.
Nel primo semestre dovrò seguire tre corsi principali:
Antico Islandese, il corso più importante e pesante. Nonché l’incubo degli studenti che vengono da percorsi di storia o letteratura ma non linguistica.
Il Nord medievale, essenzialmente un corso di storia del medioevo scandinavo
Il corpus letterario norreno-islandese, dove ci occuperemo della letteratura.

Assieme a questi e a un paio di corsi facoltativi, il programma prevede che ogni venerdì ci sia la cosiddetta ora medievale del caffè, in cui si seguono discussioni informali coi professori e i colleghi davanti a un buon caffè. Ci terrei ad aggiungere che per martedì è già prevista una lezione extra tenuta dal professor Jesse Byock. Uno dei massimi e più prolifici esperti di medioevo islandese al mondo. Sono previste delle gite sui siti archeologici e nei luoghi delle saghe, e conferenze tenute dagli studenti come occasione per fare esperienza di presentazione di progetti di ricerca nel mondo accademico.
Quanto all’organizzazione, come nelle università britanniche, qui il numero di ore è ridotto. Intorno alle 10/12 a settimana da quaranta minuti, tutte con la pausa. Per gli italiani sadici, cattivi e antiquati questo equivale a lavorar di meno. Per quelli che lo han provato e sanno di che cosa si parla equivale a:
– Professori che non sproloquiano e divagano per tre ore di fila davanti a gente che non ne può più e non ascolta
– Lezioni molto mirate ed efficaci
– Massima concentrazione più facile da mantenere
– Più spazio per lo studio e l’approfondimento autonomo, che pure viene indirizzato con numerosi consigli di lettura.

In Italia? Sei ore ad ascoltare una vecchia che commenta un sonetto di Wyatt ripetendo con parole diverse tutte le cose che ci sono già in nota, e aggiungendo collegamenti e paralleli soggettivi che poi vanno spappagallati all’esame, così che lo studente non impara ad analizzare autonomamente i testi letterari, ma a scimmiottare le interpretazioni altrui.
Non cambieremo mai.

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Il network di studenti internazionali è molto efficiente. Oltre a gite e feste pensano anche al benessere degli studenti con aiuti di ogni tipo. La tessera Erasmus permette ingressi gratis alle feste e sconti sulle bevande. Può essere acquistata assieme ad una SIM della Nova, la compagnia più gettonata dagli studenti perché offre gratuitamente 1000 minuti al mese e 500 sms verso tutti i numeri Nova. In pratica tra studenti non si paga mai per il telefono.
La nota dolente della vita in islanda sono comunque  i prezzi. Si trovano grossomodo le stesse cose che abbiamo nei nostri supermercati, ma carne e pesce han prezzi spropositati, curiosamente. Più di dieci euro per un chilo di petto di pollo. Le cose a buon mercato si trovano se si cerca, ma tocca comunque tirare un pochino la cinghia. È parte dell’esperienza di studente squattrinato mangiare non troppo bene ogni tanto. Si sopravvive. Consiglio a tutti la spesa da Bónus. Il più economico e sempre imbottto di studenti e islandesi alike. Esiste anche un conveniente mercato delle pulci vicino al porto. Qui ho assaggiato il famoso hákarl, lo squalo putrefatto: non producendo urina, l’animale espelle le scorie trasudandole, e ne è dunque impregnato. Per esser commestibile viene lasciato spurgare marcendo sotto terra per settimane. Viene venduto in cubetti, la consistenza è gommosa e il sapore è di formaggio francese lievemente avariato, con un botta ritardata di gas/ammoniaca che prende il naso da dietro. Uno schifo ma va assolutamente provato. Dicono faccia bene. Mah…
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I numerosi locali del centro sono perfetti per passare i pomeriggi al caldo con gli amici sorseggiando una tazzona di caffè a circa due/tre euro, ma con i refill infiniti. In pratica si paga un caffé ma se ne bevono litri nel corso del pomeriggio. Quando il tempo è bello le passeggiate sono un obbligo. Lungo il mare per ammirare la catena dei monti Esjan oltre la baia di Reykjavík, nei numerosi parchi cittadini, o semplicemente tra le strade di casette colorate.
Non so cosa mi riserva il futuro, ma per adesso sempra davvero roseo. Sono in una città meravigliosa e a misura d’uomo. In un paese sicuro (e pensare che non ho mai visto dei poliziotti) e felice. Studio cose che mi appassionano e ho degli amici da tutto il mondo. L’unica cosa di cui posso lamentarmi oltre ai prezzi e la distanza dall’uni quando tira vento forte o piove, ma se sopravvivevano  i vichinghi quando non c’erano dottori, medicine, igiene e una dieta ricca, posso sopravvivere anche io.
Ho anche la fortuna di trovarmi con una famiglia islandese, con cui posso far pratica linguistica, una cosa che tutti i miei colleghi stanno trascurando o alla quale non sono interessati. Una sera la bambina più grande (7 anni) mi ha bussato alla porta e offerto una scodella di gelato. Sono andato di sopra a ringraziare e son rimasto con lei tutta sera al computer con lei che cercava cose e animali su Google immagini per poi mostrarmi la grafia e la pronuncia islandesi. Oltre ad insegnarmi qualche frase o espressione. Una pazienza e un entusiasmo rari. Non posso proprio non sentirmi felice in questo posto. So che sarà dura, tra il programma e l’inverno sub-artico, ma visto il mio entusiasmo e la cordialità della gente che mi circonda, penso di potercela fare.
Vi saluto, e al prossimo aggiornamento!

3 risposte a “Vita in Islanda”

  1. Sono arrivato alla fine di questo resoconto con un sorriso sulle labbra e forse ho anche gli occhi vagamente lucidi. Sono tanto contento per tutto ciò che stai affrontando nella tua vita, mi piace la costanza con la quale vuoi arricchirti di conoscenza e la tranquillità con la quale affronti situazioni dove altri sarebbero paralizzati.
    Hai tutta la mia ammirazione, ti mando un abbraccio.
    Nikk.

    1. Grazie Nikk 🙂
      Ci tengo però a sottolineare che me la faccio comunque addosso come tutti gli altri. Mi limito stringere i denti e cercare aiuto quando non ce la faccio.
      Contraccambio l’abbraccio!

  2. Non ti conosco, ma nutro molta stima per te e la tua passione che riesci a trasmettere attraverso tutti questi post. Grazie per condividere la tua esperienza coi posteri e per i consigli.
    Già me la immagino la bambina..dovrà sicuramente essere carinissima 🙂

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