Le Rune e l’Islanda

Nel merchandising acquistabile in Islanda (oppure on-Line, ma che fa riferimento all’Islanda), si trovano spesso le famose – e mal comprese – RUNE.

Queste sono usate a sproposito, perché di solito compaiono nella serie alfabetica antica, rintracciabile su artefatti e pietre risalenti al 200-800 d.C., ovvero massimo un secolo prima della colonizzazione del’Islanda:

ᚠ ᚢ ᚦ ᚨ ᚱ ᚲ ᚷ ᚹ • ᚺ ᚾ ᛁ ᛃ ᛈ ᛇ ᛉ ᛊ • ᛏ ᛒ ᛖ ᛗ ᛚ ᛝ ᛞ ᛟ [fuþarkgw hnijæpzs tbeml (la n di “panca”)do]

Questi simboli non sono che lettere usate per scrivere, più comode di quelle latine per incidere su supporti duri perché non presentano linee curve. La loro origine è ormai considerata essere l’alfabeto latino dalla maggior parte degli studiosi. Le altre sue teorie, quella dell’alfabeto greco e quella di un alfabeto nord-italico di derivazione etrusca non godono più di altrettanto favore. Pur potendo essere usate per scrivere formule magiche (come noi possiamo scrivere «abracadabra» con lettere latine o «χρ ΑΩ», ovvero “Cristo è il principio/alfa e la fine/omega”). Non abbiamo prove del loro uso divinatorio che è tanto popolare nell’esoterismo contemporaneo, quindi tutti i kit che vendono tasselli con rune intagliate per prevedere il futuro sono invenzioni moderne senza alcun appiglio storico.

Come per l’alfabeto greco, ma diversamente da quello latino, le singole lettere avevano un nome, anziché chiamarsi con i suoni che rappresentavano. I nomi originali non sono attestati, ma ricostruiti sulla base di materiale tardo, come poemetti di origine norvegese, islandese e inglese. Molte di questi ricostruzioni sono estremamente incerte e non verificabili. Altre sono piuttosto sicure. Il significato magico delle singole lettere è inventato in tempi recenti sulla base dell’associazione dei nomi delle rune con concetti associativa questi nomi: la runa per f, il cui nome ricostruito è *fehu (imparentato con il latino pecus/pecora), è stata fantasiosamente associata alla ricchezza perché il suo nome significa “bestiame/ricchezza”. Le rune usate in Islanda, inoltre, erano quelle tipiche della Scandinavia alla fine del primo millennio, ovvero una serie semplificata dove lo stesso simbolo può rappresentare due suoni simili (come t/d o p/b):

ᚠ ᚢ ᚦᚬ ᚱ ᚴ • ᚼ ᚾ ᛁ ᛅ ᛋ • ᛏ ᛒ ᛘ ᛚ ᛣ

(fuþark hnias tbmlR – la R finale doveva essere una sorta di r strascicata affine a quella di alcuni dialetti spagnoli)

Esisteva anche una versione più semplificata:

ᚠ ᚢ ᚦ ᚨ ᚱ ᚴ • ᚾ ᚿ ᛁ ᛆ ᛌ • ᛐ ᛒ ᛙ ᛚ ᛧ

L’errore filologico perpetrato da chi usa le rune per il merchandising islandese consiste nell’utilizzare un alfabeto mai usato in Islanda come qualcosa attinente alla sfera culturale islandese. Non solo, a volte le rune antiche e mai usate in Islanda vengono mescolate con i Galdrastafir, ovvero simboli esoterici rinascimentali (!!!) elaborati in Islanda a partire da quelli dell’esoterismo europeo, come in questa collanina, comunissima nei negozi:

Capirete che ha poco senso unire un alfabeto risalente alla metà del primo millennio e mai usato in Islanda (spero che questo punto sia chiaro!) con un sigillo che si trova solo in manoscritti islandesi risalenti alla metà del secondo (quindi con un bello scarto di 1000 anni).

In Islanda, le rune sono state utilizzate molto poco. Solo quattro iscrizioni runiche ci sono pervenute dal periodo medievale. Abbiamo qualche incisione prosaica, come il nome del proprietario inciso sopra una zappa per tagliare la torba risalente al secolo XI e conservata al museo nazionale:

«Páll mi fece costruire, Ingjaldr mi fece»

Oppure abbiamo una didascalia incisa sulla porta di una chiesa intagliata con una scena della romanza francese “Yvain, il cavaliere e il leone”, che recita “È qui seppellito il grande re che uccise questo drago”. Anche questa è conservata al museo nazionale, risale alla fine del 1100, o all’inizio del secolo successivo:

In questo grimorio del tardo Quattrocento, la cui segnatura è AM 434 a 12mo, conosciuto come Lækningakver, o “Libercolo medico”, le lettere runiche compaiono per trascrivere un’invocazione del nome di tre grandi re Norvegesi (Óláfr, Haraldr e Eiríkr), utile per vincere al gioco d’azzardo (!)

Se ne trovano occasionalmente qua e là in incisioni tombali e molto raramente venivano usate come “codice segreto”, ovvero come simbolo alternativo per scrivere messaggi che non si voleva che tutti capissero – il che ci da la misura di quanto poco diffusa la loro conoscenza dovesse essere. Il corpus di incisioni runiche in Islanda è comunque estremamente limitato: l’alfabeto latino ha preso subito piede, e le rune non possono considerarsi un elemento importante dea cultura islandese come la loro costante presenza nei negozi di souvenir fa pensare.

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