Eruzione in Islanda? Cosa c’è da sapere

Negli ultimi giorni si è diffusa la notizia secondo la quale è stato registrata una deformazione del suolo in una zona della penisola di Reykjanes, in particolare in corrispondenza del monte Þorbjörn, che domina il panorama alle spalle della “Laguna Blu”.

Considerata la preoccupazione generata negli ultimi giorni, in particolare in previsione di una potenziale interruzione del traffico aereo e dei servizi turistici, ho pensato di fornirvi un quadro più dettagliato della situazione, con l’aiuto di Marco di Marco, un amico che è cresciuto sulle falde del Monte Etna. Marco ha studiato geologia all’università di Catania, e vive in Islanda da due anni e lavora come guida.

Gli ho posto una serie di domande che, immagino, siano tra quelle comparse più di frequente nella mente di viaggiatori ma anche di curiosi. Se vi accingete a venire in Islanda, non mancate di leggere questo articolo:

Cosa sta succedendo?
L’ufficio meteorologico islandese (da qui in poi IMO), responsabile anche della sorveglianza vulcanica e sismica in Islanda, da alcuni giorni sta registrando una inflazione (“rigonfiamento”) dell’area attorno al monte Þorbjörn [pronunciato th-òr-biötn – con la n che è un semplice soffio dal naso, ndr], sulla penisola di Reykjanes. L’inflazione è associabile ad una risalita e conseguente accumulo di magma (stimato al momento in circa 1 milione di metri cubi) ad una profondità di alcuni chilometri.

deformazione
Misura satellitare InSAR (InSAR:  interferometric analysis of synthetic aperture radar images) della deformazione registrata tra il 18 e il 24 gennaio. Il rosso corrisponde ad una deformazione di 15 mm. Fonte: IMO – Icelandic Met Office.

Questo è un fenomeno comune su tutti i vulcani attivi e viene misurato ogni qual volta del nuovo magma risale al di sotto dell’edificio vulcanico generando una forte pressione contro le rocce circostanti che vengono appunto “deformate”. Durante questo processo le rocce tendono a rompersi e la rottura genera terremoti, che nella stragrande maggioranza dei casi sono di magnitudo compresa tra 0 e 2.5 e raramente eccedono magnitudo 3 o 4.

Nel caso dell’area del Þorbjörn, le deformazioni del suolo sono state registrate a partire dal 18 di Gennaio 2020 ad un tasso di circa 3-4 mm al giorno (30 mm totali ad oggi). L’IMO non aveva mai registrato un simile valore su nessuno dei vulcani della penisola di Reykjanes da quando è iniziato il monitoraggio riguardante le deformazioni crostali dell’area in questione, cioè da circa 30 anni.  Per questo motivo e per il fatto che un nuovo sciame sismico è iniziato in corrispondenza dell’inizio della deformazione, è stato deciso di dichiarare lo “stato di incertezza” e di innalzare il livello di allerta VONA (Volcanic Observatory Notice for Aviation) a giallo.

Da diversi mesi arrivano notizie riguardanti sciami sismici sulla penisola di Reykjanes, come mai lo stato di allerta giallo solo adesso?
Perché i terremoti lungo la penisola sono assolutamente normali, considerando il fatto che la penisola stessa è attraversata longitudinalmente del rift che divide la placca nordamericana da quella euroasiatica. Tutta l’Islanda è attraversata da questo rift e i terremoti avvengono continuamente con epicentri allineati lungo la sua intera estensione.

rift
Schema del rift che attraversa l’isola.
Fonte: wikimedia commons

Il movimento distensivo (si definisce così il movimento relativo di due blocchi di roccia che si allontanano) nell’area di Reykjanes, che procede ad un tasso medio di circa 1-2 cm all’anno, è sempre accompagnato da terremoti, che possono avvenire sia isolati sia raggruppati in sciami.

La differenza rispetto alla regolare attività sismica è che questo sciame è accompagnato dall’inflazione dell’area di Þorbjörn che abbiamo appena descritto. La combinazione dei due fenomeni ha spinto l’IMO a innalzare lo stato di allerta e a convocare una riunione con la cittadinanza nella vicina Grindavik per informare la popolazione sulla situazione e sui rischi potenziali in caso di eruzione.

Cos’è il livello di allerta VONA?
Il VONA è un sistema per comunicare al settore dell’aviazione (piloti, controllori di volo, meteorologi) un cambio di stato di attività di un vulcano, ed è principalmente focalizzato sul fenomeno che potrebbe causare problemi al traffico aereo: l’emissione di cenere vulcanica. I “livelli di allerta” sono quattro: verde, giallo, arancione e rosso, dove il verde indica un vulcano in stato di quiete o quiescenza, e il rosso indica un vulcano in attività eruttiva con emissione di cenere, che sia essa imminente o già in corso.
Il livello di allerta giallo emesso dall’IMO domenica sta ad indicare “un vulcano che sta mostrando segnali di risveglio elevati, al di sopra dei livelli di fondo conosciuti”.

sismicità 1 anno
Tutti i terremoti avvenuti in Islanda negli ultimi 365 giorni. Da notare come siano distribuiti lungo il rift. Fonte: IMO – Icelandic Met Office.

 

sismicità 15 gg
I terremoti degli ultimi 15 giorni nell’area interessata dalla deformazione. Fonte: IMO – Icelandic Met Office.

Che tipo di vulcano è, questo Þorbjörn?
Qui c’è da fare un attimo chiarezza, perché il Þorbjörn è solo un piccolo edificio vulcanico facente parte di un sistema vulcanico molto più esteso, quello di Reykjanes-Svartsengi. Il Þorbjörn si è formato 24000 anni fa a seguito di un’eruzione subglaciale (era ancora in corso l’ultima glaciazione e l’Islanda era interamente coperta dai ghiacciai) e non ha più eruttato.

reykjanes nomiI sistemi vulcanici della penisola di Reykjanes.

I sistemi Reykjanes e Svartsengi sono i due sistemi vulcanici più occidentali dei cinque presenti sulla penisola di Reykjanes (gli altri tre sono Krýsuvík, Brennisteinsfjöll e Hengill). Nessuno di questi ha sviluppato un vero e proprio vulcano centrale (come ad esempio gli italiani Etna, Stromboli o Vesuvio), ma sono definiti vulcani fissurali, sviluppati cioè lungo fessure eruttive lunghe anche decine di chilometri. Vista la storia eruttiva, che li ha visti spesso entrare in attività quasi contemporaneamente, vengono comunemente descritti come un unico sistema vulcanico, quello appunto di Reykjanes-Svartsengi.

reykja-svart prodotti nomi
In giallo tutta l’area coperta da i prodotti eruttivi delle eruzioni conosciute di Reykjanes-Svartsengi.

Quando è avvenuta l’ultima eruzione?
Nel 1240. È stata l’ultima di una serie di 6 eruzioni avvenute nel 1211, 1223, 1226, 1231, 1238 e 1240 appunto, descritte come Reykjaneseldar o in italiano “Fuochi di Reykjanes”.

1226
Schema dell’eruzione del 1226 che ha prodotto il campo lavico Stampahraun, all’estremità sudoccidentale della penisola di Reykjanes. Da notare il cono di scorie prodotto dall’attività Surtseyana. Resti del cono (quasi totalmente eroso dal moto ondoso) si possono vedere ancora oggi sulla costa e di poco a largo, sul grosso scoglio Karl.
Fonte: Náttúrufræðingnum, 1995, Ásberg H. Sigurgeirsson.

L’attività eruttiva si è sviluppata lungo lunghe fessure che hanno prodotto fontane di lava e colate molto fluide che si sono allargate su tutta l’area circostante. Una serie assolutamente analoga a quella più recente del Krafla, nel nord dell’isola, dove tra il 1975 e il 1984 sono avvenute 9 eruzioni dello stesso tipo, chiamate Kröflueldar, “Fuochi del Krafla”.

rekjaneseldar nomiIn rosso i campi lavici (e i relativi nomi) prodotti dalle eruzioni tra il 1211 eil 1240 dal sistema Reykjanes-Svartsengi. I tratti neri corrispondono alle fessure eruttive delle stesse eruzioni ancora visibili.

Il traffico aereo potrebbe essere coinvolto come nel 2010? Che rischi ci sono in caso di eruzione?
Questo tipo di vulcani produce generalmente solo colate e fontane di lava con minime quantità di cenere. L’eccezione (più remota) è rappresentata dal caso in cui un’eventuale fessura eruttiva dovesse aprirsi sotto il livello del mare in prossimità della costa come avenuto nel 1226. In quel caso l’interazione lava-acqua genererebbe un’attività di tipo Surtseyano (che prende il nome dall’eruzione che ha generato l’isola di Surtsey nell’arcipelago delle Vestmannaeyjar, in Islanda, nel 1962-63), con produzione di colonne di vapore acqueo e cenere. In quel caso potrebbero esserci disagi al traffico aereo. Il rischio principale comunque resta quello di invasione di colata lavica.

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Lo scoglio Karl.
Fonte: wikimedia commons

In caso di colata, a quali rischi andremmo incontro?
A soli due chilometri e mezzo a sud dell’area soggetta alla deformazione si trova Grindavik, paesino di 3500 abitanti, che in caso di eruzione potrebbe essere a rischio. Così come la famosa “Laguna Blu” e la centrale geotermica di Svartsengi, che si trovano proprio alla base del Þorbjörn. La centrale è la più importante dell’intera penisola visto che è l’unica a distribuire acqua calda nell’area servendo un totale di circa 21.000 abitazioni. Inoltre produce sia energia elettrica che l’acqua che viene poi pompata nella Laguna Blu stessa. La popolazione in ogni caso sarebbe evacuata in tempo, le autorità stanno già mettendo su un piano dettagliato e hanno già attivato un numero di emergenza che contatterà automaticamente gli abitanti sul telefonino in caso di crisi.
Il rischio è relativo a strutture, abitazioni e strade.

Quali sono gli scenari che possiamo attenderci?
Secondo quanto comunicato dall’IMO, gli scenari possibili sono cinque.
L’elenco NON è in ordine di probabilità, ma casuale:

      L’accumulo di magma si arresta senza produrre alcuna attività successiva.

      L’accumulo di magma continua ancora per un certo periodo di tempo senza comunque produrre alcuna attività successiva.

      L’accumulo di magma porta ad una vera e propria intrusione magmatica più superficiale, ma senza eruzione.
      L’accumulo di magma porta ad una intrusione magmatica e ad una eruzione (fissurale, effusiva).

      L’accumulo di magma porta ad un terremoto di magnitudo più elevata(fino a 6.0)

Secondo quanto riferito alla popolazione comunque, l’ipotesi più plausibile è riconducibile alle prime due in elenco, anche perché per adesso il volume di magma coinvolto (un solo milione di metri cubi) è contenuto. Basti pensare che l’eruzione del Bárðarbunga che ha portato alla formazione del campo di lava Holuhraun, l’ultima avvenuta in Islanda, tra il 29 Agosto 2014 e il 27 Febbraio 2015, ha prodotto ben un miliardo e seicentomila metri cubi di lava.

Chi ha prenotato un viaggio in Islanda ed è preoccupato cosa deve fare?
Direi di stare tranquilli, di prendere l’aereo senza alcun timore e di godersi le magie di quest’isola. La situazione al momento è in lenta evoluzione e a meno di stravolgimenti imprevisti, potrebbe volerci molto tempo per un’eventuale eruzione.
Sempre che avvenga!

Alla luce di queste considerazioni, direi che possiamo stare tranquilli, senza considerare il fatto che abbiamo imparato un bel po’ di cose nuove sulla geologia islandese!

2 risposte a “Eruzione in Islanda? Cosa c’è da sapere”

  1. Avatar Liliana navarra
    Liliana navarra

    Contenta che possiate stare tranquilli.
    Articolo interessantissimo. Complimenti ad entrambi.
    Saluti atlantici

  2. […] vuole ripassare un po’ la puntata precedente, può dare uno sguardo a quest’altro articolo scritto proprio durante quei […]

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