Pronuncia islandese per italiani

Vi presento un micro-prontuario per la pronuncia islandese per italiani. Non ha pretesa di essere esaustivo (ci sarebbe da scrivere più di un libro per rendere conto di tutte le sottigliezze della pronuncia di questa lingua, ma spero servirà a guidare gli italiani non esperti di questa lingua nella pronuncia di toponimi, e altri nomi o parole islandesi con una approssimazione migliore rispetto a quanto non si faccia ora, dove le parole islandesi vengono lette con le convenzioni italiane o (peggio!) inglesi!

Nonostante quelle che noi italiani percepiamo come estreme difficoltà articolatorie, le pronuncia islandese e italiana si avvicinano per molti aspetti, e i parlanti di una lingua tendono ad essere parecchio “bravi” nel pronunciare quell’altra. Gli islandesi che parlano italiano hanno invariabilmente un accento poco percettibile e che non disturba assolutamente la comprensione, mentre un accento italiano nella lingua islandese non inficia affatto la comprensione, a differenza di accenti come il francese, l’inglese o il tedesco, dove la differenza estrema in certi dettagli della pronuncia “storpia” i suoni dell’islandese al punto da inficiare la comprensione.

[Nella scuola filologica italiana è uso utilizzare una pronuncia restituita (ricostruita) per la lettura del Norreno-Islandese antico. Questa pronuncia è però spesso un minestrone di forme ricostruite condivisibili e approssimazioni grossolane e filologicamente dubbie che riflettono le comodità articolatorie dei madrelingua italiani (ad esempio la á viene pronunciata come una normale a italiana, anziché come una vocale più arretrata). I norvegesi invece la pronunciano come una å, che la rende in certi casi indistinguibile da o, mentre una distinzione dovrebbe esserci. In quest’ottica, la pronuncia islandese moderna “mette tutti d’accordo”, e pur non trascurando lo studio di quella ricostruita nell’ambito filologico, trovo l’uso di quella attuale meno controverso, specialmente per noi italiani che abbiamo una veneranda tradizione di pronunciare il latino come se fosse italiano]

Sottolineo che sotto sono tutte approssimazioni per aiutare gli italiani a inquadrare i fonemi (mattoncini costitutivi del sistema linguistico), ma la loro effettiva realizzazione nella bocca degli islandesi può variare nei micro-dettagli. Non è possibile rendere per iscritto la pronuncia esatta di suoni molto diversi e sconosciuti nella lingua di chi legge, a meno di non utilizzare l’Alfabeto Fonetico Internazionale, dunque dovrò per forza di cose fare delle forzature.

Farò comunque (anche se molto controvoglia) un uso minimo dei simboli fonetici dell’IPA (Alfabeto fonetico internazionale), per non confondere troppo chi non lo padroneggia, ma consiglio comunque a tutti i miei lettori di familiarizzare con esso: si tratta di un alfabeto internazionale usato per (tra)scrivere le pronunce di tutte le lingue del mondo in modo univoco; a ogni suono prodotto dalla voce umana corrisponde un simbolo particolare, così non ci sono confusioni come la pronuncia di “ch” che in italiano è k, in inglese è come nell’italiano “certo”, e in tedesco h aspirato.

  • Userò la “é” per la nostra “e chiusa”, il suono italiano che più si avvicina all’islandese] ed “è” per la nostra “e aperta”.
  • ü come approssimazione per il fonema islandese ]
  • “ö” come approssimazione per il fonema [œ]
  • “th” e “dh” per gli allofoni [þ] [ð]

Spiegherò le pronunce in modo discorsivo più sotto.

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Qui inizia una serie di “indicazioni” su come meglio approssimare la pronuncia dell’islandese da italiani:

1. In islandese l’accento cade sempre sulla prima sillaba. Quindi toglietevi le brutture come “Reichiàvik”, “Borgàrnes” e simili. Reykjavík e Borgarnes si pronunciano “Réichiavik” e “Pòrcarnéès”. Per le parole molto lunghe ci sono accenti secondari (meno forti) sulle sillabe successive (generalmente le prime delle varie radici che compongono la parola), ma l’accento più intenso è comunque sulla prima sillaba: Kirkjubæjarklaustur si pronuncia “Chìrchiü.paiar.klöistür.”, Jökulsárlón, invece, è “jööcülsaur-lóun”.

2. Le, consonanti doppie, nel linguaggio curato, sono pronunciate più lunghe (esistono variazioni dialettali e individuali però). Esattamente come in italiano.

3. Anche le vocali possono essere lunghe e brevi, ma proprio come avviene in italiano, la loro lunghezza non viene indicata nella grafia. Per la lunghezza delle vocali affidatevi all’istinto. Con poche eccezioni dovuti alle diverse regole della divisione sillabica e a confusioni create dalla grafia, islandese e italiano seguono il principio per cui una vocale in sillaba aperta e tonica è lunga:

  • IT gra-no (a lunga); ISL Gra-ni (nome proprio per cavallo)

Altrimenti è breve

  • IT gran-de (a breve); ISL gran-di (lido, fondale basso tra isole)

Quando sono seguiti da una consonante lunga o da un gruppo consonantico nella stessa sillaba, le vocali sono brevi, se sono seguite da consonante semplice allora sono lunghe:

  • lakk (lacca) pronunciato come lacc(a) in italiano [nb. la doppia k è pre-aspirata, ma di questo dettaglio ci occuperemo più avanti]
  • lak (lenzuolo) pronunciato come lo leggete.

Anche i dittonghi possono essere brevi o lunghi, e seguono le stesse regole delle vocali.

4. Le vocali islandesi vengono segnate con i seguenti simboli grafici:

  • a – come quella italiana; fata (secchio) si pronuncia come “fata” in italiano
  • e (solo breve) – come una è aperta; “þetta” (questo) si pronuncia “thèʰtta” (la piccola h indica un’aspirazione che precede la t)
  • i – come la é chiusa italiana, ma di solito ancora più chiusa; biti (pezzetto) si pronuncia “péte” (anche la e-finale è molto chiusa, pronunciare questo suono più aperto e confonderlo con la “e” – la nostra e-aperta – è considerato da ignoranti).
  • í – come la i italiana; tína (raccogliere) si pronuncia tʰìna (la piccola h indica un’aspirazione dopo la t)
  • o (solo breve) – come una ò aperta italiana; gott (buono) si pronuncia “còʰtt” (si ci sono tante aspirazioni in islandese, peggio che i toscani!)
  • u – potete approssimarla come la u-francese o la ü tedesca, per approssimarla meglio provate a pronunciare una lunga e-chiusa (ééé…) e arrotondate le labbra mentre lo fate; sumar (estate) si pronuncia “süümar”.
  • ú – come la u italiana; gúmmí (gomma) si pronuncia “cùmmi”.
  • y – uguale alla i; lyf (medicina) si pronuncia “lééf”.
  • ý – uguale alla í; sýna (mostrare) si pronuncia “sína”
  • ö (solo breve); per approssimarla meglio provate a pronunciare una lunga e-aperta (èèè…) e arrotondate le labbra mentre lo fate; köttur (gatto) si pronuncia “cʰöʰtt”.

5. Le vocali e/ö/o quando sono lunghe diventano in realtà dittonghi:

  • la e lunga si pronuncia come una é chiusa che si apre verso una è aperta: fen (palude) si pronuncia “féèn” (l’accento cade sulla prima é, ovvero quella chiusa)
  • La ö lunga segue lo stesso principio, da una ö più chiusa “scivola” verso una più aperta (foneticamente [øœ] oppure [œŒ])
  • La o lunga si pronuncia “uò”: koma (venire) si pronuncia “cʰuòma”

le altre vocali hanno la stessa qualità della loro controparte breve, cambia solo la durata ma non la qualità.

6. I dittonghi propriamente detti vengono segnati con i seguenti simboli grafici:

  • á – si pronuncia “au”; Lára si pronuncia “Laura”.
  • é – je; Pétur (Pietro) si pronuncia “Piétür”
  • ó – óu; góður (buono/bravo) si pronuncia “cóudhür”.
  • au – öü oppure öi; laugar (Sorgenti termali) si pronuncia “löigar”
  • ey/ei – éi Reykjanes si pronuncia “réi-chia-néès” (accento solo sulla prima sillaba, gli accenti sulle éè sono per indicare il loro grado di apertura.
  • Æ/æ si pronuncia “ai”.

Davanti al nesso ng, le vocali mutano nella loro controparte con accento acuto (sia essa una vocale lungano un dittongo):

  • langur (lungo) si pronuncia come se fosse scritto *lángur, quindi “làunkür”
  • engi (prato) si pronuncia come se fosse *eingi, quindi “éinche”
  • löng (lunga) si pronuncia come se fosse scritto *laung , quindi “löink”
  • ungur (giovane) si pronuncia come se fosse scritto *úngur, quindi “únkür”
  • Inga (none femminile) si pronuncia come se fosse scritto *Ínga, ovvero “ìnka”
  • yngri si pronuncia come se fosse scritto ýngri quindi “ìnkre”

Per le consonanti valgano invece le seguenti regole:

1. p; t; k; sono sempre (post) aspirate a inizio parola; pínu (pochino) si pronuncia “pʰìnü”, tala (parlare) si pronuncia “tʰala” e koma (venire) si pronuncia “cʰuòma”.

2. b; d; g; si pronunciano come “p; t; k” italiane (se siete toscani attenti a non strafare e ad aspirare anche queste nello zelo di pronunciarle come le p;t;k italiane, che per voi sono aspirate!). Non esistono i suoni italiani “b, d e g-dura” in islandese.

3. In corpo di parola p;t;k si pronunciano senza aspirazione (quindi come se fossero scritte b;d;g) in tutta l’Islanda tranne che nella zona di Eyjafjörður, dove si pronunciano sempre e comunque aspirate. Se siete di Reykjavík, per tapa (perdere) direte apa, se siete di Akureyri direte tʰapʰa. Se siete di Reykjavík direte “Àküreire” per Akureyri, ma se siete di Akureyri direte Àkʰüreire.

Per semplificare:

  • Nell’Eyjafjörður p;t;k si pronunciano sempre aspirate mentre b;d;g si pronunciano come p;t;k ma non aspirate.
  • Nel resto dell’Islanda p;t;k sono aspirate a inizio parola, altrimenti si pronunciano come b;d;g – ovvero come p;t;k italiane, senza aspirazione.

Questa distinzione una volta era più importante di adesso: la pronuncia “dura” di questi suoni tipica di Akureyri era considerata migliore di quella “dolce” del resto dell’Islanda, al l’unto che i presentatori in TV erano scelti tra gente del nord. Oggi questo giudizio sopravvive soltanto tra alcune persone del Nord che vogliono tenere in vita un’idea secondo la quale parlerebbero un islandese più bello, ma al resto degli islandesi non interessa proprio. Anzi alcuni trovano la pronuncia dura davvero brutta. Io personalmente non ne sono amante, perché mi ricorda un forte accento calabrese, con aspirazioni eccessive che in italiano mi suonano davvero male, ma è un giudizio estetico mio personale. Vi ho spiegato questa distinzione dialettale perché nell’immaginario islandese ha ancora un suo peso, e perché non vi stupisca se la incontrate.

4. pp; tt; kk; sono preaspirate; mappa (cartella) si pronuncia “maʰppa”, bratt (ripido) si pronuncia “praʰtt”, takk (grazie) si pronuncia “tʰaʰkk” (NB. quasi tutti gli autori trascrivono queste pre-aspirate come ʰ+consonate breve. Ho discusso la questione con altri linguisti e la cosa è un pochino ambigua perché effettivamente si sente spesso (ma non sempre) una differenza nel pronunciare queste doppie avendo in mente una plosiva lunga piuttosto che una breve. È comunque una scelta mia renderle con consonante doppia, e credo che ciò renda meglio agli italiani il suono effettivo emesso dagli islandesi)

5. Nel linguaggio poco curato alcune consonanti doppie possono accorciarsi un pochino a casaccio, come in certe pronuncia italiane del nord dove si sente, ad esempio “leteralmente”.

6. hr; hl e hn sono tra i suoni più difficili per noi. Vi consiglio di cercare video online dove dei nativi ve li fanno sentire. Sono sostanzialmente le stesse lettere (r;l;n) pronunciate senza vibrazione delle corde vocali. Per capire la differenza provate ad afferrarvi la gola tra pollice e indice e dite “ssssss” con la “s” di sasso. Non sentirete nulla. Ora provate a fare la stessa cosa ma con la “s” sbaglio, sentirete delle vibrazioni. Provate a dire “rrrrr”, “llllll”, “nnnnn”, sentirete che state usando la voce. Provate a continuare a dire queste lettere senza però usare la voce. Ci vorrà molta pratica! Il suono hl è molto simile alla “sc” biascicata di Paperino, ovvero facendo uscire l’aria dai lati della lingua, con considerevole frizione. Scriverò questo suono con “sch“. Il suono hn equivale a un leggero soffio dal naso, lo trascriverò con “hn”

7. Quando liquide e nasali (r;l e m;n) precedono “p; t; k” si pronunciano senza voce: vanti (congiuntivo di vanta, “mancare”) si pronuncia “vàhnte” (dove hn non sono due suoni separati ma una “n” sorda, “senza voce”. Se precedono “b;d;g” si pronunciano come in italiano (ricordate che “b;d;g” si pronunciano come “p;t;k” italiane), quindi vandi (problema) si pronuncia “vànte”. Elko (nome Di una catena di negozi di elettrodomestici) si pronuncia come “èschko” pronunciato da Paperino (con la s biascicata).

8. La f si pronuncia “v” tra vocali: hafa si pronuncia hàva). In fine parola, a meno che non segua una vocale, si pronuncia “f”.

9. fl si pronuncia come la “f+b islandese doppia” (quindi come una pp italiana): Krafla si pronuncia “Krappla” e Keflavík “Chʰièpplavik” o “Cèpplavik” a seconda del parlante.

10. fn si pronuncia come “pn”; Hafnarfjörður si pronuncia “hàpnarfiördhür”, mentre il drago del ciclo dei Volsunghi, Fáfnir, si pronuncia “Fàuppner” non “Fàffnir”.

11. In fine parola, la n non accentata si pronuncia senza voce, quindi come se fosse hn; lo “sbuffetto dalle narici” di cui parlavo prima: il famoso porto del Sud-Est, Höfn si pronuncia “höp+sbuffo dalle narici. Quando fn è seguito da t o d, si semplifica e diventa una m: nefnd (comitato) si pronuncia “nèmt” e non *nèpnt, che è un obbrobrio impronunciabile da voce umana. Ugualmente, stefnt (participato passato di stefna “stèpna” (girarsi)) si pronuncia stèmt. *stèpnt sarebbe un grumo consonantico veramente brutto e scomodo da pronunciare. Nonostante la difficoltà generale per noi italiani, davanti a certi suoni inusuali, l’islandese è una lingua dal suono piuttosto dolce, che non si presta a brutture consonantiche aspre come ci si aspetta dagli idiomi germanici per via del pregiudizio creato del tedesco.

12. pl si pronuncia come se fosse ppl, quindi con la pre-aspirazione: epli (mela) si pronuncia èʰpple.

13. þ si usa a inizio parola, ð in corpo o fine di parola. Entrambe le lettere possono essere pronunciate come il th inglese di think (sordo), che trascriverò con th o quello di that (sonoro), che trascriverò con dh. Nel parlato connesso/continuo, queste sue lettere sono pronunciate come dh quando sono circondate da vocali. Altrimenti sono pronunciate come th.

  • Þangað (là) si pronuncia “thàungath
  • Að fara þangað (andare là) si pronuncia “ath fàra dhàungath
  • Það (quello) si pronuncia “thàth“. La ð non è seguita da vocale.
  • Það er (quello è) si pronuncia “thadh er”

14. Nel parlato rapido ð si indebolisce e a volte cade del tutto: il nome femminile Aðalheiður può sentirsi pronunciare “à-al-hei-ür” invece del più curato “àdhalheidhür”.

15. La g ha almeno tre pronunce:

  • A inizio parola, oppure tra vocale e l/n, è come la k: gata (strada) si pronuncia “kàta” – o kàtʰa se siete di Akureyri. sigla (navigare) si pronuncia “sékkla” (il suono si allunga davanti ad l.
    Tra vocali non anteriori o prima di t e di s, si pronuncia strascicata, quindi senza chiudere del tutto la gola. Il suono è simile a quello di alcune pronuncia lombarde stereotipate e imbruttite. Lo trascrivo con gh. Saga di pronuncia “sàgha”. Nel parlato rapido questo suono può cadere del tutto e non essere pronunciato.
    Tra una vocale e i/j si pronuncia i; segja (dire) si pronuncia “séi-ia”.
    In fine parola si pronuncia come un h dall’apirazione forte; lög (legge) si pronuncia “lööhh”.

16. Il nesso hv si pronuncia “kv”, tranne che in alcune parti del sud dove sopravvive una pronuncia più antica con la h aspirata, “hv”; Hverarönd si pronuncia “kvèrarönd”.

17. Il suono ll si pronuncia tl: kalla (chiamare) si pronuncia càt-tla”, mentre in fine parola, la l è sempre la solita schhh di Paperino: fjöll (monti) si pronuncia qualcosa come “fiötschhh” dove “schhh” sta per la s biascicata.

18. I suoni rl ed rn si pronunciano con una t in mezzo, la r può non essere pronunciata: karl (uomo) si può pronunciare “kàrtschhh*” o “kàtschhh. Árni (nome maschile) si può pronunciare “àurtne” o “àutne”. *ricordate che schhh sta per la s di Paperino.

19. Il suono nn in alcuni casi si pronuncia come “t+hn”, quindi t+un leggero soffio dal naso. Steinn “roccia” si pronuncia stéit+uno sbuffo dalle narici.

20. La p si pronuncia f davanti a t: skipta (cambiare, spostare) si pronuncia “skéfta”.

21. La x è pronunciata come ks. Nessuna sorpresa!

Tenente presente che questa lista non è esaustiva e che alcuni dettagli sono approssimati per essere comprensibili al lettore italiano non avvezzo allo studio della fonetica/fonologia. Ritengo comunque che sia una base sufficiente per potersi avventurare nel campo della pronuncia di questa lingua con sufficiente sicurezza!

8 risposte a “Pronuncia islandese per italiani”

  1. Avatar Molinari gianba
    Molinari gianba

    Che vita intensa e proficua che ha fatto e fa..grazie della spiegazione, lho capita persino io. Mi vien da dire Congratulazioni.

  2. Un maestro perfetto 😍🇮🇸😍

  3. […] 3. La pronuncia non è un ostacolo: siete italiani, non inglesi. Non avete una lingua ricca di suoni da pronunciare arrotolando la lingua e trasformando tutte le vocali in un ringhio indistinto davanti a -r (-ur/-ir/-er si pronunciano identiche in inglese, e gli inglesi che pronunciano l’islandese non riescono a distinguere questi suoni, nonostante ciò sia fondamentale. In quanto italiani, li pronuncereste con un accento, ma sarebbero tutti e tre chiari e distinti), non avete inoltre problemi a pronunciare le doppie (che non esistono in inglese, francese e spagnolo), potete – generalmente – pronunciare una bella r trillata…e potrei continuare. Se pronunciate l’islandese con un pesantissimo accento italiano, gli islandesi capiranno quello che dite al 90%. Se faceste lo stesso con un pesante accento inglese o francese, non capirebbero quasi nulla. Questo non vuol dire che avete il via libera per pronunciare l’Islandese con una greve inflessione dialettale e non sforzarvi mai di imparare una pronuncia più conforme a quella dei nativi, ma se per cominciare preferite non dare troppo peso alla pronuncia perché vi mette ansia, per concentrarvi su altro, non sarà la fine del mondo. Se volete una guida dettagliata sulla pronuncia, pensata per gli italiani, leggete questo mio articolo. […]

  4. Avatar Mariuccia Castelli
    Mariuccia Castelli

    Lei professore e’ una persona straordinaria. Conosco l’Islanda come se ci fossi già stata. Apprezzo la sua passione e l’amore per quel paese. La nostra Italia avrebbe bisogno di tante persone come lei, ma purtroppo per noi i migliori vanno all’estero. Comunque grazie grazie di cuore.

  5. Domandina: gli islandesi quando parli islandese si accorgono che hai imparato l’islandese da adulto o lo parli talmente bene che nessuno si accorge ?

    1. Se ne accorgono, a meno che non siano scambi molto brevi, e magari in luoghi rumorosi. Non credo esista nessuno che riesce a passare completamente per nativo in ogni occasione in una lingua appresa da adulto.

      1. Grazie per la risposta. Io avevo un professore svizzerotedesco di biochimica a Zurigo che aveva vissuto per alcuni anni a Roma e ha sposato una italiana e quando lui parlava italiano con me per me sembrava una persona di lingua madre italiana anche se non lo era.

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