«Imparare l’Islandese – lo sanno tutti – è un’impresa da supereroi. Non è praticamente possibile impararlo a meno che non si sia nati sul suolo islandese. Si tratta dell’antica lingua parlata dai vichinghi, conservata pura e intatta fin dal periodo medievale. La grammatica è astrusa con tante forme da memorizzare, e il vocabolario è completamente alieno rispetto al nostro. Essendo una lingua così antica e complessa richiede un grande sforzo per poter essere capita, soprattutto dal punto di vista economico: bisogna comprare tutti i libri possibili e il costosissimo dizionario islandese italiano reperibile solo in Islanda.»
Bene, per quest’anno abbiamo raggiunto il limite massimo di fake news linguistiche. Prendete tutto il contenuto del paragrafo precedente (che include un’esempio dell’immagine della lingua islandese che uno si fa leggendone in rete) e dimenticatevelo per sempre. Poi leggete i punti qui sotto e ricordateveli per bene:
1. L’islandese non è la lingua dei vichinghi. I pirati di etnia nordica parlavano antico nordico, che era leggermente diverso a seconda della loro zona di provenienza. La lingua delle iscrizioni runiche del periodo vichingo, il proto-Norreno, non è decifrabile a un islandese di oggi senza aiuto, mentre la lingua delle saghe (composte a partire da due secoli dal termine del periodo delle incursioni vichinghe) è un pochino più distante dall’islandese moderno di quanto l’italiano di Dante non lo sia dal nostro. In mille anni sono intervenuti tanti cambiamenti di pronuncia, di grammatica e di vocabolario. È vero che l’islandese moderno è più simile rispetto all’antico nordico di quanto non lo siano norvegese, danese e svedese, ma dire che sono esattamente la stessa lingua è assolutamente falso.
2. Spendere tanti soldi per il materiale non è saggio: esistono corsi gratuiti online, dizionari e tavole grammaticali curati dagli studiosi islandesi e a disposizione di tutti. Avere un libro di testo, è però sicuramente qualcosa a cui molto tengono. Dunque, per qualche consiglio sul materiale, consultate questo mio articolo.
3. La pronuncia non è un ostacolo: siete italiani, non inglesi. Non avete una lingua ricca di suoni da pronunciare arrotolando la lingua e trasformando tutte le vocali in un ringhio indistinto davanti a -r (-ur/-ir/-er si pronunciano identiche in inglese, e gli inglesi che pronunciano l’islandese non riescono a distinguere questi suoni, nonostante ciò sia fondamentale. In quanto italiani, li pronuncereste con un accento, ma sarebbero tutti e tre chiari e distinti), non avete inoltre problemi a pronunciare le doppie (che non esistono in inglese, francese e spagnolo), potete – generalmente – pronunciare una bella r trillata…e potrei continuare. Se pronunciate l’islandese con un pesantissimo accento italiano, gli islandesi capiranno quello che dite al 90%. Se faceste lo stesso con un pesante accento inglese o francese, non capirebbero quasi nulla. Questo non vuol dire che avete il via libera per pronunciare l’Islandese con una greve inflessione dialettale e non sforzarvi mai di imparare una pronuncia più conforme a quella dei nativi, ma se per cominciare preferite non dare troppo peso alla pronuncia perché vi mette ansia, per concentrarvi su altro, non sarà la fine del mondo. Se volete una guida dettagliata sulla pronuncia, pensata per gli italiani, leggete questo mio articolo.
4. La “grammatica” non è un ostacolo: d’accordo, può sembrare una tragedia dover imparare una lingua in cui dovete ricordarvi che il vostro vicino si chiama Hjörtur, ma che se gli parlate, avete parlato “con Hjört“, se gli avete prestato l’aspirapolvere l’avete data “a Hirti“, mentre se ve l’ha prestata lui state usando l’aspirapolvere “di Hjartar“. È innegabile che quando una lingua, anziché affidarsi a preposizioni immutabili (di Roberto, con Roberto, a Roberto) preferisce mutare la forma delle parole (come in Latino: io mi chiamerei Robertus, ma se foste in mia compagnia sareste cum Roberto, e non “cum Robertus”), bisogna fare uno sforzo in più, ma la verità è che anche se non ne imbroccaste una, il senso della frase lo trasmettereste lo stesso. Se dite che state con Hjörtur (forma del soggetto), invece che con Hirti (“með Hirti”, forma del complemento di compagnia), suona sbagliato ma si capisce lo stesso. Potete iniziare a parlare consci di non imbroccarne una, e più sbaglierete e verrete corretti più imparerete.
[Bonus per gli avanzati: nella declinazione nominale, la vera difficoltà è sapere quando un verbo ha il complemento in accusativo o in dativo. Il nominativo lo usate per il soggetto e basta, e problemi non ve ne dà mentre il genitivo soltanto per il possesso e dopo la proposizione til, án e pochissime altre. Se usate il dativo al posto dell’accusativo o viceversa, capiranno lo stesso. A volte li confondono anche loro. Per i verbi, se siete in difficoltà con le variazioni apofoniche dei verbi forti, trattateli come verbi deboli lasciando la radice com’è e aggiungendo la desinenza –að-. ( per esempio: se non vi ricordate che fljúga fa “ég flaug” al passato, e dite fljúgaði, come se fosse un verbo debole comune, è sbagliatissimo ma si capisce cosa intendete, così come in inglese il passato di fly è flew, ma se dite “flyed” vi capiscono ugualmente e al massimo vi correggono). Sarebbe un errore analogo a un bambino italiano che dice “io facei” anziché “io feci”: si capisce benissimo anche se è sbagliato. I bambini islandesi fanno spesso di questi errori, quindi siete scusati.]
5. Il vocabolario non è un ostacolo: tutti gli islandesi parlano decentemente l’inglese, se vi manca una parola e ci ficcate nella frase islandese la parola equivalente in inglese tutti capiranno e magari vi diranno pure qual è il termine corrispettivo in islandese. Lo fanno anche gli islandesi stessi, che a volte dimenticano le loro parole un po’ astruse in favore di quelle inglese, a maggior ragione potete permettervelo anche voi.
Ho insegnato lingua a italiani e stranieri per anni, e conosco i miei polli: non pretendete mai di potervi mettere a parlare “già imparati”; per chiunque sarebbe ridicolo prendere una persona, spiegarle dettagliatamente la meccanica muscolare dietro a un triplo carpiato con contro avvitamento e aspettarsi che in virtù di questa spiegazione teorica la persona debba essere in grado di effettuare il numero di ginnastica al primo tentativo: la persona dovrà atterrare sul naso diverse volte, slogarsi le caviglie, inciampare e cadere male. Con le lingue è così: se vi aspettate di poter parlare bene non appena terminato di leggere qualche libro di grammatica avete capito proprio male. Dovrete parlare facendo errori, bloccandovi, sbagliando, imbarazzandovi, e venendo corretti. Se sperate di saltare questa fase non imparerete mai.
Armatevi di pazienza e…parlate. Sbagliate, cadete, rialzatevi e perseverate!
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