Storia e letteratura scandinava dalle origini al basso medioevo

Ieri sera stavo scartabellando tra i miei vecchi appunti dell’università risalenti all’anno scorso, e mi sono imbattuto in un plico che conteneva gli appunti presi nel corso di Letterature scandinave I. Rileggendolo mi è venuta un po’ di nostalgia, e ho pensato che non sarebbe male condividere una parte di quegli appunti qui sopra, a beneficio di chi voglia leggersi qualcosa sulle letterature nordiche. Il corso continuava fino al 1800, ma conosco bene il gusto dell’appassionato medio di cultura e letteratura scandinava: vichinghi e saghe medievali. Del resto il corso del primo anno tende a svuotarsi inesorabilmente una volta completata la parte medievale (cosa di cui ci sarebbe parecchio da vergognarsi perché la letteratura scandinava successiva, e quella di adesso in particolare, ha parecchio da insegnare a quella degli altri paesi europei). Detto questo, vi pubblico i miei appunti nella speranza che vi possano interessare.


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Appunti di storia e letteratura scandinava dalle origini al basso medioevo




La scandinavia è una regione geografica che a seconda del contesto in cui la si osserva assume confini diversi. Difatti, da un punto di vista prettamente geografico, solo Norvegia e Svezia rientrano nei limiti spaziali della penisola scandinava, ma da un punto di vista storico e culturale, l’area di influenza e pertinenza scandinava è molto più vasta, e occupa i seguenti paesi:

Danimarca / Danmark (marca/regione dei Dani):
  • Penisola dello Jutland/ Jylland: Città di Århus
  • Isola di Fyn: Odense, città natale di Andersen
  • Isola di Sjælland: Città di Copenaghen/København “Porto dei mercanti”

Norvegia / Norge – Noreg (La via del nord, dal norreno Norðrvegr):
  • Oslo “Giardino degli dei asi”
  • Bergen
  • Trondheim
  • Stavanger

Svezia / Sverige (regno di Svea):
  • Stoccolma “Isola dei tronchi”
  • Malmö
  • Lund
  • Uppsala (sede della più antica università svedese)

Islanda / Ísland (Terra del ghiaccio):
  • Reykjavík “Baia fumosa”

Isole Fær Øer / Føroyar (tradizionalmente “Isole delle pecore”, l’ipotesi più recente è che significhi “Isole lontane”)

  • Tórshavn “Porto di Thor”

Groenlandia /Grønland (Terra verde)

Finlandia / Suomi (in finnico) / Finland (In svedese): La lingua principale è il finlandese o finnico, che non appartiene al ceppo indoeuropeo. La nazione è rimasta per sei secoli sotto la dominazione svedese, e le lingue ufficiali sono infatti il finlandese e lo svedese. Esiste anche una letteratura finlandese in lingua svedese.

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Le lingue scandinave hanno una radice comune: il norreno o antico nordico, o islandese antico (parlato nei sec. XI-XIV). Questa era una lingua letteraria sovra-regionale, discendente a sua volta dal proto-nordico. Esse sono lingue germaniche settentrionali, e sono imparentate con tedesco inglese e nederlandese. Ognuna di queste lingue appartiene al gruppo delle lingue indoeuropee.
Islandese e feroese sono molto diversi, non essendo stati interessati dai numerosi influssi stranieri che hanno modificato e semplificato le lingue scandinave continentali. Tra le due varianti del norvegese, il nynorsk è quella che più si avvicina alle lingue insulari, mentre il bokmål è più prossimo alle continentali.
Oltre alla divisione in continentali ed insulari, queste lingue possono essere divise rispettivamente in orientalied occidentali, dove al gruppo orientale appartengono danese e svedese, mentre a quello occidentale norvegese ed islandese.

Una differenza si può notare confrontando alcuni termini:

Dan/Sved
Norv
Efter
Etter Assimilazione
Haft
Hatt
Sten
Stein Conservazione dei dittonghi
Ben
Bein

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Il medioevo è il momento di nascita delle letterature scandinave ma, a differenza dell’italiano, non si evolve a partire da una tradizione letteraria precedente (come quella latina nel caso dell’italiano). Alle sue spalle vi è il nulla.
Il momento che segna il termine della preistoria e l’inizio della storia è l’invenzione della scrittura, che nel mondo scandinavo avviene molto tardi, ragion per cui la storia scandinava è più recente.
La scandinavia è rimasta isolata per millenni, e i veri e propri contatti culturali sono iniziati solo nel medioevo.
I segni e le tracce lasciati dalle popolazioni della zona ci fanno intuire il fulcro della cultura germanica comune, la cosiddetta cerchia nordica, che comprendeva Germania del nord, Danimarca, e sud di Svezia e Norvegia. Le affinità tra i reperti archeologici di quest’area testimoniano una cultura comune sviluppatasi tra il 3000 e il 2000 a.C.
Tra le popolazioni locali vigeva il matriarcato, che dava una posizione privilegiata alla donna nella struttura sociale. Non essendo ancora evidente il nesso tra rapporto sessuale e gravidanza, ed essendo le donne responsabili della nascita di nuovi esseri umani, si attribuiva ad esse un’importanza elevata, fatto che si intuisce da certi manufatti e dalla frequenza con cui appaiono figure femminili importanti.
Questa società matriarcale ha subito un attacco da parte di un’altra società, di origine indoeuropea, che ha poi finito per sommergerla. La società matriarcale è stata denominata “popolo delle ceramiche”, mentre quella patriarcale “popolo delle asce da combattimento”. Nomi che lasciano chiaramente intuire la differenza sostanziale tra queste due culture.
Nell’età del bronzo nordica (1700/500 a.C.) si iniziano a trovare testimonianze attive lasciateci dagli antichi nordici. Delle epoche precedenti sono stati rinvenuti sostanzialmente manufatti, da questo momento storico iniziano a comparire immagini, come dischi solari e svastiche, perché la religione si sviluppa in riferimento agli elementi naturali, ma si trovano anche figure sessuali ed orme, che sembrano significare una volontà di indicare la propria identità.
Nella stessa mitologia si trovano elementi che riflettono la fusione dei due modelli di società (matriarcale e patriarcale). La società patriarcale è riconducibile al gruppo degli dei Asi, quella matriarcale si riflette nel gruppo degli dei Vani.
Njörðr, padre di Freyja, era in orgine quella che le testimonianze antiche chiamavano “la madre terra”.
Perfino lo storico latino Tacito testimonia l’avvenuto cambiamento di sesso della dea, risultato finale dello scontro tra culture.
Freyrè una divinità maschile che nasce dopo Freyja, quasi come contraltare ad essa. Come se ci fosse il bisogno di bilanciare la forza di questa figura femminile.

Magia, elemento importantissimo nella cultura nordica, era una parola femminile, essendo la magia ritenuta propria della donna. La società matriarcale era comunque più pacifica, difatti nella mitologia gli dei Vani indicono un’assemblea a seguito dell’attacco lanciato dagli Asi. Il concetto di assemblea e riunione rivestiva un ruolo fondamentale in questa cultura.
I nomi degli dei verranno utilizzati poi per nominare i giorni, ricalcando il modello latino:

Tyrsdag
(Ingl.Tuesday)………………Tyr
Martedì
Onsdag
(Ingl. Wednesday)…………Odino
Mercoledì
Torsdag
(Ingl. Thursday)……………..Thor
Giovedì
Fredag
(Ingl. Fryday)…………………Freyja
Venerdì


La Scandinavia è collocata alla periferia d’europa, per cui è stata meno soggetta ad innovazioni culturali, infatti le testimonianze pagane sono più numerose di quelle cristiane.
I cambiamenti culturali, di norma, avvengono a seguito di innovazioni tecnologiche. L’uomo scandinavo all’inizio è passivo, raccoglie ciò che trova, caccia…poi però impara a controllare la natura, ed è in quel momento che avviene la rivoluzione agricola. Questa porta l’uomo a diventare stanziale, ed è qui che nasce un nuovo modello di società, con valori ben precisi e particolari. Tale società è detta sippe (termine associabile alla parola celtica “Clan”, indicante una sorta di famiglia allargata ).
L’individuo ha un ruolo preciso all’interno della sippe, e questa, di rimando, gli offre protezione da un mondo esterno ostile e pericoloso. Il singolo non può sopravvivere se non all’interno della propria sippe.
Qui nascono valori che influiscono poi sulla vita sociale:

  • Vendetta: Se un membro del proprio gruppo viene assassinato, a propria volta si deve uccidere un membro della sippe a cui appartiene l’assassino. Non è importante che sia l’assassino stesso ad essere ucciso, perché si deve colpire la sippe, non il singolo, che riveste un’importanza secondaria in questa struttura sociale, perché l’identità individuo/gruppo è indissolubile.
  • Destino: il ruolo dell’individuo e i suoi compiti sono invariabilmente stabiliti, così come il fatto che la sippe di appertenenza sia il migliore dei luoghi possibili per i propri membri. Dentro di essa vi è sicurezza, all’esterno vi è il pericolo.
  • Fortuna: è la forza benefica della sippe, perché da essa ho l’aiuto concreto per superare le difficoltà. Nella sippe risiede un’energia benefica, che alcuni individui concentrano in sé stessi più degli altri, rendendole adatte a rivestire ruoli di privilegio, in virtù dei loro talenti e dell’utilità che da questi deriva per l’intera sippe.
    Progressivamente la società si struttura, ma inizialmente la scelta del capo avviene secondo le esigenze, e in ricerca del bene della sippe stessa, se un capo si rivela non adatto viene sostituito.

Nella sippe si viveva in capanne, le città non esistevano in quella realtà nordica. Gli storici latini si sorpresero delle dimensioni ridotte delle comunità, che erano dovute alla chiusura di queste. Le città si sviluppano in zone di scambio, in mercati, e una società non interessata agli scambi, che trova la sua ragione in sé stessa non può sviluppare città.
Il recinto è un elemento importantissimo. Circonda le capanne e delimita l’area protetta della sippe. Esso ricorre anche nella mitologia: il mondo degli uomini è denominato Miðgarðr, ovvero recinto di mezzo. Il regno degli dei Asi è detto Ásgarðr, mentre il mondo esterno, popolato dalle creature ostili agli uomini e agli dei, i giganti, è detto Útgarðr
La visione del mondo che viene a svilupparsi è dunque magica, e porta ad attribuire sacralità a certi luoghi, come rocce, cascate etc.
Alcuni luoghi costituivano l’accesso ad altri mondi, e il passaggio poteva avvenire seguendo determinati riti. Anche il legame con i morti è particolare, i morti potevano essere seppelliti accanto al focolare, perché assumevano la funzione di divinità tutelari.
Tra gli Asi vi è una figura che protegge la comunità, il dio Thor, opposto ad Odino, dio dell’individualità. Il culto di Thor si concentra in Islanda, perché lì si è concentrato il senso di appartenenza al gruppo che ancor’oggi detrmina il forte orgoglio nazionale.
In una comunità in cui si identifica una forza magica, come la sippe, il ruolo del capo non è politico, ma esistenziale. Esso viene designato per le sue caratteristiche magiche. Esistono addirittura testimonianze di re  fatti a pezzi e le cui membra, poi, sono state conservate per i loro presunti poteri magici.
Quando il modello monarchico dell’Europa meridionale inizia a diffondersi, i re nordici faticano ad imporsi, proprio per la forte cultura basata sulle assemblee piuttosto che sulla presenza di un forte potere centrale.

Le Rune
Le rune erano inizialmente simboli magici, poi anche lettere. Non banale è il fatto che esse sono innanzitutto dei segni. Scrivere significa incidere, e scrivendo le rune si vuole lasciare un segno, incidendo concretamente sulla realtà, liberando forze positive, o lanciando maledizioni.
Inizialmente le rune erano essenzialmente legate ad azioni di magia, sia benefiche sia malefiche, e costituiscono la prima testimonianza scritta della cultura nordica, tra il I e il III secolo d.C. e il loro uso si protrae grossomodo fino al XIV secolo.
La scrittura solitamente si sviluppa per motivi religiosi o economici (ricordare una preghiera, registrare entrate e uscite e proventi di rapporti commerciali…) e la letteratura si sviluppa sempre solo in un secondo momento.
Per le antiche popolazioni scandinave le rune costituivano un elemento elitario, a beneficio di pochi. Il termine rúnè legato a parole traducibili con segreto, bisbigliare, sussurrare… infatti vanno mantenute segrete, perché cadendo in mani sbagliate costituirebbero un pericolo.
Le ritroviamo in riti religiosi, non solo in Scandinavia ma anche in Polonia e altre zone, ma il luogo principale di utilizzo è proprio la Scandinavia. Nonostante questo, esse non sono una creazione originale, sembrano essere legate all’alfabeto nord-etrusco, utilizzato nelle alpi orientali. Il loro declino si deve alla diffusione dell’alfabeto latino.

Una famose espressione è EK ERILAR (leggi Ek Erilas), che può essere tradotta con “io so usare le rune, io erulo”, si riferisce al maestro di rune, e si ricollega alle parole Jarl, o Earl (conte) e agli eruli, popolazione che probabilmente importò le rune, ma che comunque fu famosa per la conoscenza di queste. Indica una persona di rango elevato.

Con le rune abbiamo il principio dell’ affermazione della conoscenza. Nella cultura scandinava era un grosso privilegio il saper scrivere. Su uno dei leoni di san Marco si trova incisa EK UNVODIR.
VO rappresenta la radice ed indica rabbia/euforia, ma è anche alla base del nome Wodan (Odino) e indicherebbe uno stato di euforia sciamanica; UN significa non, come nell’inglese moderno. Il significato sarebbe dunque “io sono immune dall’euforia sciamanica”. Sottintendendo che l’incisore era un uomo che conosceva le rune e sapeva usarle senza rischiare di venire sopraffatto dal loro potere.

Alcuni esempi di rune:

Týr (Lancia del dio della guerra), simboleggia la giustizia. 
Thorn (il rovo, la spina), indicava una maledizione lanciata ad una persona. Ripetendola aumentava di efficacia.
 (Bestiame, vedi l’inglese fee, tassa), indicava il patrimonio, che all’epoca era rappresentato dal bestiame posseduto, un parallelo col latino “pecus”, che è passato ad indicare il denaro, “pecunia”. Significava un augurio di prosperità.

Tra le popolazioni scandinave, a causa della carenza di luce, era molto sviluppato il culto del sole. Molte feste cristiane si sono poi sovrapposte al substrato pagano traducendosi in festività che rimangono tutt’ora, come la festa di santa Lucia, collocata nel giorno più corto dell’anno.
Anche lo stesso natale, detto Jul, è sovrapposto ad una festa pagana, e ai suoi antipodi troviamo la festa di mezza estate, collocata nei giorni attorno al solstizio d’estate.

La parola a cui abbiamo fatto riferimento, Garðr(oggi gård), può essere tradotto come giardino, ma nel caso di MIÐGARÐRè più corretto usare il termine recinto.
Anche il nome città è legato alla demarcazione di un confine, -tuna è un suffisso che indica uno spazio delimitato e si è evoluto nella parola tedesca zaune nell’inglese town.
La parola con cui gli antichi indicavano la Norvegia (e gli antichi greci in particolare) è Thule, nome che assumerà il significato più ampio di territorio estremo e meta ambita per i viaggiatori.

Le rune assumono una valenza particolare perché al nord la cultura orale si è protatta più a lungo. Le leggi, ad esempio, non venivano scritte, ma memorizzate da una figura detta “uomo delle leggi”, che veniva interpellato in caso di bisogno, e che poteva passare questa “carica” ai suoi discendenti.
Le rune sono la primissima testimonianza scritta e si collocano su un lasso di tempo di circa un migliaio di anni. Le evoluzioni dell’alfabeto runico sono testimoniate dalle cosiddette pietre runiche, presenti in modo particolare in Svezia e Danimarca.

Björketorpè il luogo di ritrovamento di una pietra runica importante, che riporta un’iscrizione del settimo secolo dopo cristo: “Profezia di male! La serie di rune luminose io nascosi qui, le rune di potenza magica. Con comportamento perverso, senza pace, fuori sia, e di una morte maligna, chi distrugge questo monumento”
Si tratta chiaramente di una maledizione, ma non totale. E’ riferita a colui il quale dovesse distruggere la pietra. Vi è anche l’affermazione dell’identità e della potenza magica di queste rune.
Altri termini degni di nota sono:
  • Perversione: associata alla magia, ed in modo particolare ad un uso negativo di questa. Chi non era in grado di usarla veniva corrotto dalla magia.
  • Fuori: si riferisce all’allontanamento dalla comunità, cosa che significava morte certa per l’individuo, senza la sicurezza che la sippe poteva garantire.

Un’altra pietra importante è quella di Gripsholm (Xi secolo), a sud della Svezia: “Tola fece innalzare questa pietra a suo figlio Harald, fratello di Ingvar. Da veri uomini andarono lontano per l’oro. In oriente diedero cibo all’aquila.”
Questa pietra è cronachistica (sebbene la vicenda potrebbe essere frutto di invenzione) e celebra personaggi di cui ci vengono forniti i nomi. La caratteristica importante e nuova è la presenza di individui. Essi vengono qui celebrati per la loro ricerca dell’oro. Ci troviamo alla fine dell’epoca vichinga e l’oro in quest’epoca si ottiene con il saccheggio. Diedero cibo all’aquilapotrebbe significare sia che abbiano lasciato una scia di cadaveri al loro passaggio, sia che sono morti essi stessi in battaglia.

Nel 985 troviamo la pietra di Jelling, nello Jutland: “Re Harald fece questo monumento in memoria di Gorm, suo padre, e di Thyre, sua madre. Quell’harald che conquistò tutta la Danimarca e fece cristiani i danesi”
Si parla di re,un concetto straniero, un modello di capo nuovo per la Danimarca. Il citare proprio la Danimarca, poi, ci fa capire che le nazioni stavano nascendo come accentramento del potere del re, cosa che si sviluppò di pari passo con la diffusione del cristianesimo, che veniva usata come strumento politico.
Questa immagine reca anche la più antica immagine di Cristo del nord europa.

Abbiamo un’altra importante testimonianza neicorni di Gallehus (V sec. Danimarca), dove troviamo l’affermazione dell’identità dell’autore: “Io Levagastir, figlio di Hort, feci il corno”. A questi corni d’oro è dedicato il componimento di un autore danese che segna l’inizio del romanticismo nordico:AdamOelenschläger.

Assistiamo dunque ad un’evoluzione dal contenuto magico a quello celebrativo e cronachistico, che è avvenuto col passaggio della società da un modell chiuso e fortemente legato al concetto di gruppo, ad un maggiore individualismo tipico di una società guerriera.
Avviene anche un fenomeno linguistico detto acrofonia,per cui i segni runici vanno a costituire un vero e proprio alfabeto: da semplici segni iniziali, assumono poi un valore fonetico: ad esempio (Thorn), diventa la lettera per Th.
Sulle pietre runiche si trovano anche simboli legati alla divinità, come la croce del dio Thor, che viene posta come augurio di fecondità. Questa croce si evolverà in seguito, e si sovrapporrà facilmente, alla croce cristiana.


Età del ferro (500 a.C. – 800 d.C) ed età vichinga

L’innovazione tecnologica del ferro è interessante perché la parola nordica per ferro è di origine celtica, il che testimonia il primato e la responsabilità della diffusione di questa nuova tecnologia, dei popoli celtici.
L’età del ferro può essere ulteriormente divisa in due periodi.:
  • Età del ferro celtica o preromana, dal 500 a.C. Fino all’anno 0.
  • Età del ferro romana, dall’anno 0 all 400.
Nel periodo romano, tra romani e germani avvengono degli scambi commerciali, il che porta alla nascita delle prima città nordiche. Si costruiscono villaggi più organizzati e articolati e si inizia a diffondere la fortificazione.
Uno sguardo alle sepolture e salta all’occhio che le tombe più antiche non presentano differenze, il che testimonia una visione democratica della morte: davanti ad essa tutti gli uomini sono uguali. Le tombe più recenti invece iniziano a differenziarsi, alcune sono più curate di altre, e questo testimonia un cambiamento forte a livello sociale. Le tombe dei guerrieri indicano il diffondersi di una mentalità che porterà alla costituzione di una vera e propria aristocrazia guerriera.
Il guerriero è sì un combattente, ma anche un viaggiatore: per combattere si sposta, e viene a contatto con società e modelli culturali diversi, importando idee nuove dalle realtà con cui si confronta.
Nell’età delle migrazionisi assite a grandi spostamenti di popoli: Goti (che hanno lasciato il segno in luoghi come le isole Gotland, e la città di Göteborg),Longobardi (di provenienza scandinava), Cimbri, Eruli…
Angli, sassoni e Juti colonizzarono l’Inghilterra e diedero il via al processo di semplificazione dell’inglese, influenzando notevolmente anche il lessico: -by è un suffiso comune a molti toponimi inglesi, e il termine significa tutt’ora cittàin danese e norvegese, così come -thorpe, che significa villaggio o fattoria.
Oltre a questa importante invasione, l’Inghilterra assistette anche, in seguito, alla venuta dei vichinghi, nell’ 800. Gran parte delle saghe islandesi nasce nel periodo delle migrazioni, l’età più interessante è, però, l’ età merovingia, che prende il nome da una stirpe reale del regno dei franchi, responsabili dell’introduzione del modello di governo feudale.
Vendelè il luogo di uno scavo archeologico in Svezia, e dà il nome ad un periodo storico in cui si collocano le invasioni barbariche. In questo periodo troviamo una cultura guerriera e un credo religioso pagano che giustifica il potere politico. Si diffonde anche l’iconografia, ovvero la rapprsentazione delle divinità.
Si iniziano ad avere anche le prime fonti letterarie. Compaiono dinastie e capi politici che sanno gestire le risorse del territorio e che creano veri e propri centri di potere. Il mondo scandinavo assomiglia sempre più al centro dell’europa.

I rein questo periodo erano capi politici che sia ppoggiavano al potere militare. Esistono i notabili, sorta di rappresentanti che gesticono un certo potere locale per conto del sovrano.
I primi centri cittadini sono quelli di Ribenello Jutalnd e Helgö, sul sito dove poi sorgerà Stoccolma.
Le testimonianze di questo periodo non sono più runiche, vengono dette pietre di Gotland e vengono incise in un lungo periodo diviso in più fasi (dal V secolo al XII). Nei simboli incisi abbiamo testimonianze del petrimonio mitologico: all’inizio troviamo forme primitive, come cerchi e dischi solari, poi si sviluppano delle imbarcazioni, e infine compaiono le prime iconografie cristiane.
L’evoluzione della sfera religiosa si muove di pari passo con quella sociale. La società stanziale muta e diventa una società in movimento.
Le pietre vengono poste in luoghi di passaggio importanti per la comunità. Nasce anche una classe di ricchi contadini e poi anche di commercianti.

La nuova società può essere descritta da queste due caratteristiche fondamentali:
Che costituiranno i pilastri della società vichinga.


I Vichinghi
Da un punto di vista tecnologico i Vichinghi si collocano nell’età del ferro, ma il loro capitolo è così particolare da meritare un posto a parte. Occupa uno spazio tra IX e XI sec. (800 – 1050 approssimativamente).
Come data iniziale dell’era vichinga si indica il 793, data della prima incursione vichinga documentata, che ebbe come oggetto l’abbazia inglese di Lindisfarne, mentre come data della sua fine troviamo il 1066, anno in cui ebbe luogo la battaglia di Hastings.

Vichingo:deriverebbe da vik(baia), definizione per la quale il vichingo sarebbe “l’uomo della baia” (-ingè assimilabile ai suffisi usati per le dinastie medievali, vedi “Merovingi, Carolingi, Capetingi etc…”),etimologia che testimonierebbe il carattere marinaro di questa società.
Nonostante l’immagine nella cultura popolare, i vichinghi non portavano elmi cornuti e non erano un popolo, anche se in un certo senso lo diventarono. La loro crudeltà è testimoniata da moltissime fonti, ma è testimoniata anche la loro abilità commerciale e diplomatica. L’essere vichingo è uno stile di vita proprio di chi si ribella alla chiusura tipica della società di allora, fondata sul nucleo della sippe. I vichinghi si ribellano alla preponderanza del gruppo sul singolo, vogliono uscire dal recinto e vedere cosa si trova al di fuori di esso. Evadono dalla chiusura, ma se lo facessero da soli morirebbero, hanno dunque bisogno di organizzarsi in gruppi.
I vichinghi venivano da società con fortissimi legami di sangue, che si ritrovarono quindi a dover sostituire, recuperando una sorta di ritualità. Il legame di sangue viene rimpiazzato dal giuramento di sangue, volto a stabilire un profondo legame, forte tanto quanto (se non più forte) di quello tra membri della sippe.
La zolla di terra (vedi testo) sotto cui si passava, simboleggiava una rinascita dalla madre terra.
E’ evidente quindi il bisogno di ritualità antiche nonostante i forti cambiamenti sociali. I vichinghi vogliono abbandonare la chiusura della sippe, ma non possono farlo da soli, creano dunque questi riti in modo da istituire un legame di sangue con qualcuno che non è un familiare.
Questa scelta di muoversi fatta dai vichinghi avrà ricadute importantissime sulla storia della scandinavia. Conseguenze tra le più importanti sono:
  • L’avvento della monarchia.
  • Cristianizzazione (I vichinghi inizialmente si rivolgevano ad Odino, ma adottarono il cristianesimo come mezzo politico, il quale soverchierà gli elementi religiosi pagani, ma modellandosi su di essi).
  • Nascita delle nazioni nordiche, che non sarà un processo pacifico ma verrà fortemente osteggiato. Svezia Norvegia e Danimarca nascono come monarchie, l’Islanda nasce come una repubblica (differenza che persiste tutt’ora)
L’ Islanda è colonizzata dai norvegesi nel 874. Re Håkon vuole riunire i poteri locali creando una monarchia solida sul modello degli altri paesi, politica che molti norvegesi si rifiutano di accettare. Essi migrarono dunque in Islanda, (alcuni di loro si fermarono a metà strada, nelle Fær Øer) dove poterono fondare la loro società ideale.
In Islanda fondano una sorta di repubblica (l’Islanda può essere considerata la più antica tra le repubbliche moderne), un processo che si colloca tra l’874 e il 930.
Qui creano un’assemblea che raccoglie rappresentanti di tutte le famiglie, l’ Alþingi(Cosa di tutti, cosa pubblica).
Il modello minacciato in patria viene ripristinato in Islanda, che diventa così una comunità democratica. Questo processo è messo a punto e resiste fino al XIII secolo, infatti tra il 1262 e il 1264 l’Islanda cade sotto il dominio norvegese, perdendo l’autonomia che non riconquisterà fino alla seconda guerra mondiale, passando per un periodo di dominazione danese.
Nella fase precedente alla dominazione norvegese, l’Islanda era stata la culla della letteratura scandinava. Essa fiorisce in una fase che arriva fino al 1300 e poi inizia un progressivo declino, dal quale si rialzerà nel ‘700 a causa dell’illuminismo per poi esplodere nel 800 con il movimento romantico.

Sorte di “germi” di mentalità vichinga erano apparsi già molto prima dell’era vichinga stessa. Già Tacito, nell’opera Germania (38 d.C.) parlando dei suiones (forse svedesi), cita alcune bande che chiama comitatus (parola da cui deriva l’italiano conte). Questi gruppi di 10/15 persone, erano soliti scegliere un capo carismatico, il tutto circa sette secoli prima dell’era vichinga. Questa visione della banda diventerà radicata nella cultura nordica, infatti perfino Cristo e i suoi apostoli verranno descritti come un capo e la sua banda.
Tacito ci informa anche della possibilità che il capo venisse deposto se non fosse stato idoneo, e questo verrà anche per i vichinghi.

I vichinghi vogliono scegliere il loro destino, ma il destino nella cultura nordica è qualcosa che incombe su tutti, siano essi uomini o dei, e da esso non si può fuggire. Gli dei sanno che arriverà il momento dello scontro finale, e la loro caduta (Ragnarok = fato degli dei), e possono rimandarlo ma non fuggirvi definitivamente. I vichinghi sono dunque più liberi ma mai assolutamente liberi.
La ribellione generazionale che ha portato alla nascita dei gruppi di vichinghi è comune a molte epoche, ma con essi si associa anche all’ingresso di idee nuove.
Queste idee si traducono in valori ben precisi, e i valori dei vichinghi erano:
  • Coraggio
  • Fedeltà
  • Abilità guerriera
  • Individualismo


I vichinghi si possono dividere in gruppi a seconda della loro provenienza geografica, avremo quindi vichinghi norvegesi, danesie svedesi.

I norvegesi hanno il merito storico di essersi mossi ad ovest. Dopo secoli turbolenti i rapporti tra Norvegia ed Islanda si sono pacati. La colonizzazione dell’Islanda e della Groenlandia era avvenuta ai tempi dei vichinghi, che avevano inoltre raggiunto le coste settentrionali dell’America, che chiamarono Vinland (terra del vino). L’America sembra essere stata scoperta per caso. Nella saga di Eirik il rosso si parla di una deviazione dalle rotte e un naufragio, che avrebbe portato all’avvistamento delle coste canadesi.
La successiva colonizzazione portò alla creazione di insediamenti che mantennero rapporti commerciali con la madrepatria.

I vichinghi danesi, invece ebbero un rapporto privilegiato con l’Inghilterra, influenzarono molto, infatti, la lingua inglese. Essi hanno invaso le diverse regioni dell’Inghilterra (York, Mercia, Wessex), sostanzialmente nel IX secolo, scontrandosi con i capi locali.
Una vasta area dell’Inghilterra cadde sotto la dominazione danese, il Danelagu (=legge danese, quindi “zona posta sotto la giurisdizione danese”). Nel 1017 troviamo re Canuto (traduzione di Knot) il grande che stabilisce un grande impero nel mare del nord, comprendente Inghilterra, Scozia, Irlanda, Danimarca e parte della Norvegia.
Nel 911, l’allora re di Francia aveva concesso un ducato ad un tale Rollone, con il quale ebbe inizio la storia dei normanni e della Normandia. Questi normanni, in seguito, si francesizzarono, e con l’invasione dell’Inghilterra importarono moltissimi prestiti francesi nella lingua inglese.
Nel 1066 l’Inghilterra è un campo di battaglia tra danesi, norvegesi, normanni e anglo-sassoni. Nel 1066 termina il debole dominio norvegese, Araldo di duro consiglio viene sconfitto dall’anglo-sassone Aroldo II, che viene però a sua volta sconfitto, poco dopo, dal normanno Guglielmo il conquistatore nella battaglia di Hastings. La battaglia segna l’inizio del dominio normanno in Inghilterra, i normanni però, all’epoca non erano più nordici, perché francesizzati, dunque questa data segna anche la fine dell’era di vichinga.

I vichinghi svedesi si spostarono ad est: Russia prende il nome dal termine usato dalle popolazioni locali per descrivere i pirati svedesi, detti anche Vareghio Variaghi, termine che deriva dal nome di una dea, Var, incaricata di presiedere i giuramenti e garantire che siano rispettati. Essi fondano le più grandi città russe, nate a seguito dello sviluppo dei loro commerci. Questi pirati attraversarono la russia trascinando le loro stesse navi su tronchi laddove non ci fossero stati corsi d’acqua navigabili, e così facendo giunsero fino a Costantinopoli, e poi addirittura a Baghdad. Abbiamo fonti arabe che testimoniano la presenza dei Vareghi.

Un poema importantissimo, il Beowulf, scritto in antico inglese, ci dà notizia di alcune figure di re svedesi, così come la saga deglli Ynglingar, di Snorri Sturluson.
Nel IX secolo abbiamo la enumerazione degli Ynglingar, che presenta forti somiglianze con il Beowulf per quanto concerne le figure dei re svedesi. L’autore di questa enumerazione è Þjóðólfr di Hvinir.


Nascita delle letterature nordiche

Il panorama da cui la letteratura nordica attinge è la mitologia.
Abbiamo visto che esiste una contrapposizione tra due gruppi distinti di divinità:

Dei Vani
Dei Asi
Pacifici/Società Matriarcale
Invasori/Società patriarcale

Le fonti che ci parlano dei Vani sono piuttosto scarse, ed anche il loro numero è ridotto rispetto a quello degli asi. Tra di loro troviamo: Njörðr,Freyja eFreyr.

Freyjaè una dea associata alla magia, alla bellezza, alla fecondità, ma anche alla lussuria. E’ colpevole di aver giaciuto con il fratello, cosa che secondo le fonti era accettabile nella cultura matriarcale, ma era assolutamente deprecabile in quella patriarcale.
La magia a cui Freyja è associata veniva considerata una cosa perversa, e veniva dunque associata alla donna e all’omosessuale. La magia era vista come qualcosa di femminile, e anche il destino stesso, poi, assume un’identità femminile.
Le Dísir sono entità femminile corrispondenti alle anime delle donne defunte. Sono numi tutelari che se invocati proteggono la comunità, ma una loro apparizione improvvisa significa anche presagio di morte.
Gli dei Vani sono rappresentati come gruppo, mentre gli Asi, sebbene spesso si alleino, sono presentati come individui. Njörðr viene citato, dallo storico latino Tacito, come la terra madre, ma assume poi, a poco a poco, connotati maschili. Viene associato all’attività della pesca. Freyr è soltanto un contraltare a Freyja, un suo alter-ego maschile, ed è legato all’attività contadina.
Si può notare come queste divinità siano associate ad attività di sostentamento della comunità, nello specifico agricoltura e pesca.

La scelta delle divinità da adorare era prerogativa dell’individuo, e poteva essere una scelta dovuta alla tradizione della famiglia e del gruppo, alle esigenze del momento o ad una scelta personale.
Abbiamo esempi concreti della concorrenza tra divinità, Hrafnkell Freysgodi (sacerdote di Freyr) aveva chiamato il suo cavallo Freyfaxi (criniera di Freyr), e minacciava di morte chiunque osasse cavalcarlo.
Vlíga-Clúmp, devoto inizialmente a Freyr, viene convertito dal nonno al culto di Odino, cosa che causa incidenti.
La rivalità tra dei è inizialmente interna, ovvero avviene tra divinità appartenenti, comunque, al pantheon nordico. Poi però, con l’avvento del cristianesimo si rivolgerà anche all’esterno.
Il contrasto principale, comunque, era quello tra Thor e Odino.
Anche dai toponimi possiamo ricavare informazioni che ci rimandano a questa rivalità: l’Islanda, tradizionalmente legata al dio Thor protettore della comunità, abbonda di luoghi il cui nome è legato ad esso.

Odinoè arrivato più tardi nel gruppo degli Asi, ed è possibile che sia stato importato dagli eruli, presentando notevoli influssi della mentalità sud-europea.
Abbiamo dunque, da una parte, gli dei della comunità, dall’altra quelli dell’individualismo.
Il dio Odino è associato a numerose cose, come la magia, insegnatale da Freyja, e la poesia. (v. pg 31). Snorri ci racconta il modo in cui Odino è riuscito ad ottenere la poesia. Essa era custodita presso i giganti, Odino giace con una gigantessa e nottetempo ruba l’idromele (la poesia) e fugge trasformato in aquila. Durante il volo però si trova a rigurgitare l’idromele, che si sparge nel mondo degli uomini. Da questo mito possiamo capire che alla poesia era attribuita, dunque, un’origine divina.
La poesia è la forma di comunicazione che le culture guerriere privilegiano. I popoli guerrieri necessitano di spostarsi, e il carico deve essere leggero, ma non solamente in senso materiale. Anche il carico culturale deve possedere caratteristiche di “leggerezza” e facilità di conservazione. La poesia si presta bene a questo: è più semplice da memorizzare e più difficile da dimenticare.
La prosa la troviamo, infatti, solamente in Islanda, la cui comunità era stanziale, e comunque in un periodo più tardo.
Odino è anche il dio dei mercanti, perché una delle grandi novità dell’era vichinga consisteva appunto nei rapporti commerciali. Diventa anche dio delle comunicazioni, e per questo è associato a Mercurio. Comunicazioni che avvenivano tra uomini e dei e tra vivi e morti.
Il premio a cui ambivano i guerrieri, una volta morti in battaglia era quello di poter risiedere nella Valhalla (sala degli eletti). Per i Vichinghi la morte in battaglia era gloriosa. Chi non moriva in battaglia finiva nel mondo di Hel (vedi l’inglese moderno Hell = inferno).
Odino però non aspetta che qualcuno muoia: è lui stesso a scegliere gli eletti, che vengono presi e trasportati dalle Valkirie(=coloro che scelgono gli eletti; Kirie è legato all’inglese chose). Freyja ha diritto ad una metà di questi poiché ha insegnato la magia ad Odino.
Ovviamente Odino è anche dio delle rune, ma non per qualche sua qualità innata. Diventa dio delle rune a seguito di una sua azione. Nel caso delle rune ha dovuto commettere un sacrificio: impiccarsi all’albero cosmico e rimanervi appeso per nove giorni, così da estrarre le rune una ad una.
Ha anche fatto visita al gigante Mimyr, al quale lascia un occhio in cambio di una bevuta alla fonte della conoscenza. E’ dunque non soltanto un dio di guerra, ma presenta un versante intellettuale.
Odino si accompagna sempre a due corvi: Huginn e Muninn(Pensiero e Memoria).
E’ anche mutevole, proteiforme (da proteo = che può assumere qualsiasi forma) così da potersi confondere. Per questa sua virtù viene spesso raffigurato con una mantello
Il culto di Odino porta anche alla nascita di numerose bande fanatiche che vogliono esaltare la loro virilità, come i famosi Berserker (Le camicie d’orso).

Thor è raffigurato vicino al focolare, magari sporco di cenere. Rappresenta gli spiriti dei defunti.
E’ dio del tuono, essendo questo associato alla pioggia, che porta fecondità alla terra.
Con Thor vediamo il passaggio dall’adorazione diretta degli elementi naturali alla loro personificazione.
Il martello di Thor, Mjöllnir (Sbriciolatore), rappresenta la forza. In un mito, questo martello, viene sottratto a Thor dai giganti, che chiedono un ingente riscatto: Freyja, il Sole e la Luna. Lo scambio non è equo e a questo punto interviene Loki, che consiglia a Thor di vestirsi da donna, sposare un gigante e riprendere possesso del martello. Sebbene Thor non accetti subito l’idea di buon grado, alla fine si reca travestito nel mondo dei giganti per portare a termine il piano. Durante la cerimonia nuziale il martello viene posto sul grembo di Thor travestito da sposa, che lo afferra e fugge.

Tyrè stato associato a Marte. E’ raffigurato con una sola mano a causa di un episodio avvenuto con il lupo cosmico, figlio di Loki, Fenrir. Questi, per la sua pericolosità, è stato più volte incatenato, sempre con catene più robuste, ed è sempre stato ben felice di dimostrare la sua forza liberandosi. Gli dei cercano allora soccorso dai nani, i quali forgiano una catena sottile come un filo, ma incredibilmente resistente e composta da elementi sottratti definitivamente al mondo naturale: il respiro di un pesce, barba di donna, rumore del passo del gatto e latte d’uccello. Fenrir a vedere una catena così sottile si fa sospettoso e teme un inganno. Accetta allora di farsi legare (così da dimostrare ancora la sua forza liberandosi) soltanto se un dio pone una mano tra le sue fauci in garanzia. Tyr, ben conscio del prezzo che si trova a pagare, si sacrifica e pone la sua mano nella bocca del lupo, perdendola una volta che questi si trova legato. Questo mito è il riflesso del diritto, necessario per la pacifica convivenza.

Baldrè figlio di Odino. Le caratteristiche per cui è famoso sono la bellezza e la bontà. Tutti gli dei gli sono amici e lo amano, eccetto uno: Loki, il quale è invidioso delle attenzioni e dei complimenti rivolti a Baldr. Nel corso di un banchetto arriva addirittura ad insultare tutti gli dei uno per uno, tirando fuori dei cosiddetti “scheletri nell’armadio” di ognuno di essi. Non sono offese gratuite, sono insulti raffinati stilisticamente, che costituiscono un vero e proprio esercizio di scrittura, che è stato infatti raccolto in un carme, intitolato Lukasenna.
In un altra occasione Loki, sapendo che tutti gli elementi dell’universo hanno giurato di non arrecare danno a Baldr, eccetto il vischio, mette in mano ad un cieco un rametto della pianta. Il cieco inavvertitamente punge Baldr, il quale muore e si ritrova nel regno di Hel. La regina di Hel accetta la richiesta degli dei di rimandarlo indietro, ma solo a condizione che tutti gli esseri della terra piangano per lui. Effettivamente si mettono tutti a piangere, tranne una gigantessa, che probabilmente è Loki travestito.
Baldr è dunque destinato a rimanere in Hel fino alla fine del tempo, quando potrà tornare indietro. Questo evento è associabile alla resurrezione di cristo.

Heimdallrsiede, invece, ai confini di spazio e tempo e sorveglia. Quando verrà il momento del Ragnarok annuncerà con uno squillo di tromba l’avvento della fine.
Ha dei sensi molto sviluppati, può infatti sentire il rumore dell’erba e della lana che crescono, e riesce dunque anche a sentire lo scorrere del tempo. Gli uomini non possono farlo perché sono dentro il tempo, mentre Heimdallar si trova al confine.

Loki può essere considerato una sorta di Lucifero nordico. E’ tra le forze del male ma raccoglie in sé sia energie distruttiva sia energia creatrice. Agisce dunque sia nel bene sia nel male.
Il nome Loki deriva forse da Logi, ovvero la fiamma, elemento ambivalente che scalda, ma può bruciare ed essere distruttivo. Non abbiamo testimonianza di alcun culto di Loki. Ci è rappresentato come ragno, a simboleggiare la sia abilità nel tessere trame che aiutano o danneggiano gli dei.

Bragi è un dio della poesia (Bragr significa, appunto, poesia). Si potrebbe pensare che sia la divinizzazione del più antico poeta di cui si abbia notizia, Bragi appunto.

La mitologia è il patrimonio da cui attinge la letteratura antica.
I due elementi che orginano la cultura nordica sono:
  • Colonizzazione dell’ Islanda (874)
  • L’avvento del cristianesimo

A questo punto è necessario chiarire alcuni concetti:
  • Norreno: è la fase antica delle lingue nordiche. Può essere chiamato anche antico islandese, in quanto le fonti scritte pervenuteci provengono sostanzialmente dall’Islanda; è però una lingua letteraria sovra-regionale. La letteratura scandinava delle origini (XI-XIV sec.) è scritta utilizzando questa lingua. In questo periodo di utilizzo del norreno, la letteratura testimonia fatti e racconti dei secoli precedenti.
  • Medioevo: il medioevo come lo intendiamo normalmente è segnato, nel suo inizio e nella sua fine, dalla caduta dell’impero romano d’occidente (476) e la scoperta dell’America (1492). Considerando però altri campi, come quello scientifico, il medioevo si conclude solo con galileo, in ambito filosofico si conclude con l’avvento dell’illuminismo etc.
    Per quanto riguarda la scandinavia, a causa del ritardo culturale dovuto all’isolamento, parliamo di medioevo islandese riferendoci a un periodo che va dal 874 (data della colonizzazione dell’isola) alla conquista norvegese nel 1262.
    Con l’affermarsi del cristianesimo, dopo il periodo vichingo, si comincia a trascrivere il patrimonio di miti e leggende fino ad allora tramandato oralmente.
    Con l’avvento del protestantesimo, il destino delle nazioni nordiche si lega a quello della Germania.
    Le prime bibbie stampate in lingua (e non in latino) costituiscono l’esempio di canone standard delle diverse lingue nordiche.
    Umanesimo e rinascimento non arrivano, di fatto. In Scandinavia. Arriveranno, infatti, nel 1600, umanesimo, rinascimento e barocco nel medesimo momento.
  • Sincretismo: caratteristica saliente del panorama nordico. Il sincretismo avviene quando culture diverse si integrano e fondono dando origine a soluzioni nuove. In Scandinavia è avvenuta, ovviamente, la fusione delle culture pagana e cristiana, che ha un riflesso nei testi, dai quali emergono sia elementi pagani sia elementi cristiani, entrambi molto vivi.

Il primo genere letterario di cui ci occupiamo è l’ Edda. Sotto questo nome troviamo due generi distinti:
  • Edda poetica, o Edda antica o Edda di Sæmundr.
  • Edda in prosa, o Edda recente, o Edda di Snorri..

L’Edda recente è stata scoperta e conosciuta prima. Fu composta in un periodo che va dal 1220 al 1225, dall’irlandese Snorri Sturluson, che fa riferimento a vicende che all’epoca dovevano essere famose. Non si era a conoscenza delle fonti a cui attinse Snorri, finché non venne scoperto, nel 1643 in Islanda, un manoscritto chiamato Codex regius, che comprendeva numerosi testi poetici citati da Snorri. Per questo motivo il manoscritto venne denominato Edda poetica, ricalcando il titolo dato da Snorri al suo lavoro.
Non si conosce esattamente l’autore dell’Edda poetica, probabilmente alle sue spalle vi erano più autori, nonostante questo l’opera viene convenzionalmente attribuita a Sæmundr.
L’origine del termine Edda, usato da Snorri, non è affatto chiara. Viene fatta risalire a tre diversi termini che costituiscono una possibile interpretazione:
  • Ava: antenata, a sottolineare il pescaggio che Snorri fa nel patrimonio mitologico.
  • Odr: poesia, l’edda in prosa è infatti un manuale di poesia scaldica.
  • Oddi: toponimo del luogo in cui crebbe Snorri
L’ Edda poetica si presenta come una raccolta di carmi, nel numero di ventinove, divisi per argomento:
  • Carmi degli dei (10)
  • Carmi degli eroi (19)
Questa distinzione, che si riferisce ai protagonisti, non è assolutamente netta; infatti spesso i confini tra umano e divino sono sfumati, per cui avremo dei con caratteristiche molto umane e vicende divine nei carmi degli eroi.


Cosmologia: trattazione sulla struttura del cosmo.

Escatologia: trattazione sul fine ultimo, sulla fine
del mondo, quindi sull’Apocalisse.

Nella cultura nordica la conoscenza acquista anche la connotazione di “arma”. Non è soltanto un valore e una virtù, ma può essere usata come si userebbe una qualsiasi arma in senso stretto.
Per questo motivo si origina il concetto di certame sapienziale (dal latino; certame: duello; quindi duello di conoscenza). Questo tema ricorre spesso nei carmi; in uno di essi, ad esempio, Odino si trova a duellare con un gigante. Il gigante conosce praticamente tutto, ma Odino gioca sporco e gli chiede cosa avesse pensato all’inizio del duello. Il gigante ovviamente non può saperlo, perde il duello e viene ucciso.
I titoli di questi dialoghi terminano con il suffisso –mál(nelle lingue scandinave moderne mål significa “lingua”).
Anche Thor si trova a sostenere un certame sapienziale, questa volta con un nano, che ovviamente sa tutto.
Lo sottopone ad una lunga serie di domande al fine di trattenere il nano fino alle luci dell’alba. Quando sorge il sole il nano muore, ma Thor non ha avuto la meglio conoscitivamente. Il contenuto di questo dialogo non è solamente un esame fatto al nano, ma anche una celebrazione della varietà dei mondi e della creatività del linguaggio. Ha dunque un valore metapoetico (la poesia che riflette su sé stessa).

Hávamál (dialogo eccelso): Odino parla per massime di saggezza, e trasmette l’intenzione di ispirare armonia tra gli uomini. L’uomo deve essere felicità per sé stesso.
Si trova anche un riferimento all’episodio in cui Odino si impicca all’albero cosmico Yggdrasill, un frassino che è una specie di pilastro che regge i nove mondi.
Sotto di esso si radunano le norne, entità assimilabili alle parche. Yggdrasill mostra già i segni della futura rovina e dell’imminente apocalisse (Ragnarok). Questo rimanda ad uno degli aspetti fondamentali della mitologia nordica: la precarietà dell’universo.

I diciannove carmi degli eroi sono suddivisi in 1+3e i successivi 15.
Il primo è riferito alla figura del fabbro Völundr, divino e associabile a Vulcano, che realizza coppe con i teschi di personaggi importanti. Questo non è un aspetto brutale: nella mitologia nordica il cranio è simbolo della volta celeste, ed è la sede dell’intelligenza. I tre successivi ruotano attorno alla figura di Helgi, e trattano di prove virili. Helgi è associabile all’inglese holy e significa “il santo, il consacrato”. Helgi è la figura consacrata che precede la venuta di Sigurðr, e alla sua nascita avrebbe assistito tutto il mondo. I restanti quindici carmi si snodano sulla vicenda di Sigurðro Sigfrido, che non è altro che la versione nordica della storia dei Nibelunghi. Si parla di una maledizione legata all’oro, dei crimini compiuti dall’uomo per ottenerlo, e dei delitti fra consanguinei.

Il re Nano Hreidmar produce una discendenzaHreidmar -> Fafnir, Otr, Reginn -> Sigurðr

Sigurðr è figlio adottivo di Reginn.
Alle spalle della vicenda si trova un episodio risalente all’epoca delle migrazioni, in particolare la strage dei Burgundi, che sono stati distrutti dagli Unni di Attila.

Per ciò che riguarda lo stile, ritroviamo la ripetizione schematica di uno schema, e la presenza di due distinti caratteri:
  • Evocativo
  • Frammentario/ rapsodico (una sequenza di visioni ed il salto da un’immagine all’altra)

Il metro non è rigido o rigoroso, è un componimento frammentario, anche perché è una raccolta di carmi differenti.

Bisogna mettere in evidenza il concetto di eroismo, che nella mentalità nordica non consisteva tanto nel compiere azioni eroiche e degne di nota, quanto piuttosto nell’andare incontro al proprio destino. Eroe è colui che combatte sapendo di finire male, ma non per questo perde coraggio.
Nel dialogo di Reginn abbiamo questo nano che racconta a Sigurðr come è nata la maledizione legata all’oro, e l’incontro tra Loki e il nano Andvari a cui Loki sottrae l’anello magico.


I generi della letteratura anticasono:
  • Edda
  • Poesia Scaldica
  • Saga

Questa letteratura è la più ricca del medioevo europeo.
Esiste una figura che accomuna tutte e tre le forme: Snorri Sturluson, che attinge all’Edda Poetica, per comporre la sua Edda in prosa, che è un manuale di poesia scaldica, e che scrive anche delle saghe.

Snorri Sturluson

Snorri potrebbe essere un soprannome (Snerril vuol dire “vivace”).
Questo personaggio nasce tra il 1178 e il 1179 e muore nel 1241. E’ islandese, però appartiene a quelle generazioni di islandesi che erano in buoni rapporti con la Norvegia. Visita la corte di Håkon Håkonson, perché è un uomo politico e un diplomatico, accolto a corte per le sue capacità, così da poter svolgere missioni diplomatiche.
Viene accolto non solo da re Håkon, ma anche dallo Jarl Skule. Sotto la protezione del re può dedicarsi alla letteratura. Ad un certo momento, però, sorge un dissidio tra re Håkon e lo Jarl. Snorri commette l’errore di manifestare la sua preferenza per quest’ultimo e la cosa gli vale una condanna a morte. Ritornato in Islanda viene raggiunto ed ucciso.
Con il suo lavoro di diplomatico è riuscito a ritardare la conquista norvegese che avvenne circa vent’anni dopo la sua morte.
Snorri scrive la sua Edda come un manuale di poesia scaldica (o poesia di corte dell’era vichinga e oltre, che si sviluppa in un periodo compreso tra IX e XIV sec.).. Nella corte, il re, ha i suoi guerrieri e funzionari di fiducia, ma anche i suoi poeti di fiducia, ed essi vengono ricompensati per i loro versi encomiastici, nello stesso modo in cui premia i guerrieri per le loro imprese.
Il poeta che si distingue in questo ottiene la possibilità di vivere a corte, e una ricompensa. Lo scaldo deve, però, conquistarsi la fiducia del re e mantenerla.
Questo tipo di poesia nasce in Norvegia ma si sviluppa soprattutto in Islanda.
Il primo poeta scaldico di cui si ha notizia è Bragi, al quale è possibile che sia stato attribuito il nome del dio Bragi, o che il dio stesso sia una divinizzazione di questa figura..
Corti e re cercano di circondarsi di poeti che li elogino. Haraldr Bellachiona era uno di questi re. L’appellativo bellachioma gli venne attribuito perché la sua amata, gli aveva posto come condizione per le nozze, di diventare re della Norvegia, cosa che riesce effettivamente a compiere unificando i piccoli regni in cui la nazione era divisa. Durante la conquista aveva fatto voto di non curarsi i capelli se non una volta portato a termine il compito. Una volta divenuto re della Norvegia la sua chioma viene finalmente curata tanto da valergli l’appellativo con il quale è ricordato.

L’abilità dei poeti scaldici risiede nella loro abilità d’improvvisare; la quale richiede necessariamente le seguenti doti:
  • Ricchezza di Lessico
  • Conoscenza profonda della mitologia
  • Conoscenza della storia
  • Abilità nell’utilizzo delle figure retoriche
  • Competenza nell’uso della metrica.

La poesia scaldica è completamente diversa da quella dell’Edda: è rigorosamente ordinata, esistono metri diversi per situazioni diverse.
Inoltre, nel caso dell’Edda poetica, avevamo un compilatore, nella poesia scaldica troviamo un vero e proprio autore, lo Scaldo.
L’obiettivo centrale è la glorificazione del signore, ogni volta in modo diverso e utilizzando un linguaggio fortemente ricercato. E’ una poesia d’élite, per un gruppo ristretto di persone che condividono determinate conoscenze mitologiche. La chiusura di questa poesia produce però la più originale forma letteraria della Scandinavia antica.
Snorri scrisse la sua Edda come un manuale per scaldi. E’ divisa in tre parti:

  • La mitologia, esposta sotto forma di racconto, per la conoscenza del materiale mitologico. La sezione è intitolata Gylfaginning (l’inganno di Gylfy, che viene ingannato da Odino). Gylfi vuole recarsi dagli Asi, e si ritrova stranamente in una stanza alla rpesenza di tre re (forma assunta da Odino in quell’occasione).


  • La seconda parte, Skáldskaparmál (dialogo sull’arte poetica) è più tecnica. In questa parte Snorri spiega la metafora, figura retorica principale e fondamentale; che è però una metafora particolare: la kenning (pl. Kenningar.). Una metafora complessa composta da più elementi.
Kenningar logiche:
L’albero della battaglia= il soldato
Il destriero dell’onda= la nave
La rugiada delle ferite= il sangue
La fiamma delle onde= l’oro (riferimento alla saga dei nibelunghi)
La pelle della casa della balena= il ghiaccio
La terra del fuoco delle onde= la donna (perché si copre d’oro)
Il lampo della battaglia = la spada che luccica
Kenningar mitologiche:
Il distruttore dell’oro distribuì la chioma di Sif= il capo vichingo distribuì l’oro. Il riferimento è fatto al capo vichingo che nello spartire i bottini spesso si trovava a rompere gioielli. La chioma di Sif si trova in un mito nel quale Loki tagliò i capelli a Sif, ma per rimediare si fa forgiare una nuova chioma dai nani, fatta d’oro, che ricresce una volta tagliata.
Il seme di Kraki = re danese che inseguito distrae i nemici abbandonando delle monete d’oro.
La gioia di Huginn = i cadaveri. Huginn è uno dei due corvi di Odino.

  • La terza parte, denominata Háttatal, consiste nella enumerazione dei metri poetici. Snorri ne elenca cento, il che rende bene l’ide adella complessità di questa tecnica poetica.


Þjóðólfr da Hvinirha scritto un’opera significativa. L’ Ynglingatal(Enumerazione degli Ynglingar, ovvero dei re norvegesi), che non si presenta come un’ opera storiografica, ma mescola la storia al mito. Di tutti i sovrani viene tramandato un fatto preciso: la morte. I modi narrati, con i quali i re, nel testo, muoiono, corrispondono a riti sacrificali particolari della cultura nordica. Þjóðólfr scrisse anche l’ Haustlöng (Lungo come l’autunno), titolo che indica il carattere di passatempo assunto dalle attività raffinate alle quali ci si dedica a corte.



Alfredo il poeta turbolentoè stato lui stesso signore locale e si è poi dedicato alla poesia.


Gunnlaug Ormstunga, ovveroLingua di serpente, perché specializzato in versi d’infamia e d’insulto. Abbiamo qui un parallelo tra poesia e rune (alcune delle quali erano usate per scagliare maledizioni). Assieme alle rune adatte a scagliare maledizioni, cosi esistono dei versi per far del male, anche se in modo più raffinato.
Lingua di serpente muore ucciso a tradimento in duello ingaggiato con un rivale in amore. Scrisse anche poesie d’amore, cosa davvero rara per l’epoca, nella quale la prevalenza ricadeva sul motivo encomiastico. La nostra poesia è sopratutto lirica, cioè espressione di sentimento, ma la poesia scaldica offre una rilevanza maggiore alla guerra e all’elogio del signore.


Gli scaldi erano soprattutto uomini, ma abbiamo notizie di una poetessa, Steinunn Refsdottir, detta Skàldona (poetessa appunto), protagonista di uno scontro tra religione pagana e religione cristiana. La poetessa si prese gioco di un missionario naufrago, dicendogli che se avesse pregato Thor anziché Cristo, egli avrebbe potuto calmare la tempesta.


Sigvatr Þorðarson fu invece uno scaldo diplomatico, dunque uomo politico. Venne inviato a visitare la Svezia dal re cristiano norvegese Olav il Santo (uno dei cristianizzatori della Norvegia), in missione diplomatica. Scrisse un componimento (Austrfararvìsur, ovvero “le ballate per il viaggio verso oriente) Vi si legge dell’atteggiamento tenuto nei confronti dei cristiani. Durante il viaggio questo poeta era stato a volte accolto con qualche riserva, a volte rifiutato da famiglie pagane, altre volte aveva scoperto che si compivano riti pagani di nascosto. Questo testo ha dunque un certo interesse storico.

Il più grande e più importante poeta islandese medievale si chiamava Egill Skallagrìmsson, vissuto tra il 910 e il 990. A lui è dedicata una saga. Non è soltanto un semplice poeta: è anche un uomo estremamente violento. Destina versi maledicenti alla regina di Norvegia, a causa del suo odio smodato verso questa nazione. Tra le altre cose ha scritto, anticipando con la sua modernità la poesia successiva, lo Höfuðlausn, ovvero “La perdita della testa”.
Sfortunatamente si ritrova naufrago in Inghilterra, in un territorio dominato da Erik ascia insanguinata, parente del re di Norvegia, che lo imprigiona con l’intento di ucciderlo. In prigione gli viene suggerito di scrivere un componimento in elogio del re, cosa che accetta di fare, dando alla luce il lavoro più raffinato della poesia scaldica, ottenendo il duplice scopo di elogiare il re, ma anche la poesia stessa e il suo autore.
Questo rende bene l’idea dell’importanza di tale arte, che poteva ben valere un riscatto.
Ha scritto anche Sonatorrek, la perdita dei figli o la vendetta impossibile per i figli. Uno dei figli di Egill era morto di malattia e l’altro in mare, così che il poeta si trovava senza eredi. Una delle figlie gli suggerisce di scrivere per sfogarsi, e lui scrive una lirica, che ha come argomento il dolore per la perdita dei dei figli, e la perdita di fiducia negli dei.

Le Saghe


Le saghe sono opere scritte in prosa. La parola saga è legata al verbo inglese “to say” (dire), il significato sarebbe dunque “ciò che si racconta”.
Per noi è un termine tecnico, mentre etimologicamente significa semplicemente racconto. Le saghe sono tutte islandesi, e sono dei racconti in prosa che si rifanno al patrimonio antico. Le principali saghe islandesi (Íslendingasögur) si rifanno a fonti storiche. Il “libro sulla presa della terra”(Làndnàmabok) consiste, ad esempio, in una elaborazione letteraria della conquista dell’Islanda.
Lo sfondo è quello dei rapporti con la Norvegia. Le vicende coinvolgono centinaia di personaggi, ma il protagonista si può dire che sia l’intera popolazione islandese, sebbene le vicende dei personaggi si sviluppino non solo in Islanda ma per l’intera Scandinavia.
Si può associare la saga al romanzo moderno, essa consiste in una narrazione che utilizza un linguaggio oggettivo, i personaggi sono presentati da un punto di vista esterno, descrivendo ciò che dicono o fanno. Non ci sono punti di vista del narratore o dei personaggi stessi. Lo stile stesso è piuttosto asciutto, il che però fa sì che emerga dai dialoghi il dramma dei personaggi.
Anche nel caso della saga avviene una contaminazione dal sud dell’Europa

Abbiamo saghe di natura diversa:
  • Saghe del tempo antico, (Fornaldarsögur) che parlano di avvenimenti risalenti all’epoca che precedette la colonizzazione dell’Islanda.
  • Le saghe dei re (Konungasögur)
  • Le saghe dei vescovi (Biskupasögur), tra le quali ve n’è una anche su sant’ Ambrogio. Le storie dei santi giungono nel Nord e vengono inserite nelle saghe in un intreccio di storie pagane e cristiane.
Tra i vari personaggi delle saghe si annoverano ancheCarlo magno eParsifal, personaggi tipici dei cicli cavallereschi meridionali.

Snorri è il punto d’unione dei tre generi. Pensa di glorificare il re norvegese celebrando la sua stirpe, proseguendo indietro nel passato fino a giungere all’origine del mondo.
L’opera verrà denominata Heimskringla= la sfera del mondo. Questo titolo significa che Snorri si rifà ad un’antica origine, attingendo quindi dal patrimonio mitologico. Il suo punto di partenza è la città di Troia, nella quale sarebbero vissuti gli Asi, che la lasciarono, guidati da Odino, per insediarsi nel Nord. Generazione dopo generazione si giungerà fino ai tempi di Snorri. Il discorso è dunque sull’origine divina delle stirpi regali.
In quest’opera ritroviamo il concetto di evemerismo, secondo il quale gli dei sarebbero soltanto personaggi storici divinizzati dai posteri.
Questa posizione influenza Snorri che descrive un legame tra dei e monarchi dell’epoca.

Le notizie che abbiamo sugli scaldi sono prese da alcune saghe che li vedono come protagonisti. Abbiamo anche un documento che testimonia l’ esistenza di più di cento scaldi. Le poesie scaldiche contengono informazioni storiche, perché furono scritte con l’intento di esaltare il signore per le sue imprese compiute. Sebbene non siano obiettive, a loro modo costituiscono un documento storico.
Nelle saghe notiamo una contaminazione di tematiche appartenenti al genere cavalleresco dell’Europa meridionale. Le Íslendingasögurhanno come tema la colonizzazione dell’Islanda e la sua conquista da parte della Norvegia.
Il Landnamabok e Íslendingasögur presentano difetti tipici dei testi storici medievali, come la carenza di un rigore scientifico in senso moderno, ma sono comunque più attendibili delle saghe. In essi si parla di tutta la Scandinavia, ma in prevalenza il campo d’azione delle vicende è l’Islanda.
L’esempio migliore di saga è l’ Heimskringladi Snorri. Opera composta con l’obiettivo di glorificare il signore alla cui corte l’autore lavorava (Håkon Håkonsson). Snorri imposta la trattazione come un intreccio di verità storica e leggenda. La glorificazione del signore avviane dimostrandone la nobiltà delle origini. Snorri parte dai tempi dell’imperatore Augusto, raccontando che in Asia esisteva una fortezza detta Troia, abitata dal popolo degli Asi, i quali, guidati dal condottiero Odino, si spostarono a Nord, dividendosi i territori. A Skjöldr toccò la Danimarca, a Freyr la Svezia. Man mano che la narrazione si snoda, la leggenda va sfumando nella storia. La casa reale di Norvegia viene presentata come un ramo di quella della Svezia.
Snorri parlerà di Araldo Bellachioma, Olav il Santo e Olav Tryggvason. Nell’opera troviamo anche una divinizzazione dei re. La saga, al di là del valore letterario, è una testimonianza dei rapporti positivi tra Islanda e Norvegia, il che ha chiaramente un valore storico.
Quest’opera verrà poi usata ogni qual volta la Norvegia avrà bisogno di riscatto come nazione. E’ una sorta di Epos fondante l’identità della Norvegia. Lesaghe sono anche una sorta di documento antropologico, perché ci presentano i modi di vita e costumi dei principali gruppi sociali dell’epoca:
  • I contadini stanziali
  • I vichinghi viaggiatori
Nonostante le difficoltà non ci fu contrasto tra questi due modelli di vita. Anche i vichinghi potevano occasionalmente divenire stanziali.

Nella saga di Egillviene presentato il carattere fiero e collerico del personaggio. In essa si parla della rivalità tra la famiglia e quella del re norvegese. Egill si sposta verso l’Islanda ma rimane, a suo modo un vichingo.

La saga di Nyáll è importante perché mostra il cambiamento nella morale nordica che avvenuto nel corso dei secoli. Si legge del passaggio dall’etica della vendetta all’etica del perdono. E’ una saga molto cruenta, e parla di una faida che dura per generazioni. I protagonisti principali sono Nyáll eGunnar. Gunnarè un uomo forte e nobile e nella sua vita presenta la doppia natura di contadino/ vichingo. Nyáll è più debole e intellettuale. E’ un esperto di leggi. La loro forte amicizia viene a scontrarsi con le figure delle loro mogli, la cui rivalità darà inizio alla faida.
I contrasti tra mogli e parenti degenerano a tal punto che la famiglia di Gunnar è sterminata. Alla fine anche Nyáll soccombe. I due eroi positivi, dunque, cadono.
Solo i loro discendenti potranno porre fine a questa catena di morti.
Il cambiamento morale necessario a cessare la serie di vendette avverrà con l’avvento del cristianesimo; infatti nella saga si parla della cruenza ma non dell’individualità. L’Islanda è si popolata da famiglie, ma resta una sola nazione. L’ Alþingi è a sua volta un personaggio.

Il primo missionario cristiano di cui abbiamo notizia è Ansgar(830), che fonda il primo centro religioso a Birka. I missionari cristiani provenivano da Inghilterra, Germania, Francia e Russia.
Il rapporto con l’ Inghilterra è importante, infatti i missionari inglesi importeranno l’alfabeto latino nella variante anglo-sassone.
Il rapporto con la Germania è importante, dal momento che inizialmente la Scandinavia si trova sotto la diocesi di Amburgo e Brema. Araldo Blåtand(Denteazzuro), a cui è dedicata la pietra runica di Jelling, unificò e rese cristiani i popoli danesi.
Una bolla papale del 1164 riconosce alla Svezia una diocesi indipendente, il che significa che era già presente una coscienza di nazione rispetto alla Svezia.
In Norvegia abbiamo Olafr Inn Helgi (Olaf il santo), Olafr Tryggvason (discendente di Aroldo bella chioma) chiamo dei missionari che cristianizzassero la nazione; così da rinsaldare il potere della corona. Faceva precedere la sua conquista politica da quella religiosa. La religione cristiana è dunque uno strumento per rinforzare il potere. Cristianesimo e monarchia si diffondono di pari passo, stabilendo un legame inscindibile tra chiesa e corona.
Anche l’Islanda ha fatto i conti con la cristianizzazione. Laggiù i missionari che indossavano tuniche, come da consuetudine, venivano tacciati di omosessualità. Nessun missionario, nei fatti, riuscì a cristianizzare gli islandesi. Essi, però, nell’anno 1000, decisero spontaneamente di adottare il cristianesimo come religione ufficiale.
La decisione viene portata all’Alþingi, che si affida ad un saggio, che pronuncia il suo verdetto dopo essere entrato in trance. La decisione parte da una scelta democratica e si affida ad un rito pagano.
La scelta può essere spiegata logicamente dal fatto che un solo Dio garantisce meglio l’unità razionale più di quanto non passa fare una religione politeistica.
I missionari devono fare propaganda, per questo creano centri di cultura religiosa, dove si scrivano trascrivono e copiano testi, che vengono poi conservati nei monasteri. Alcuni convertiti islandesi decisero di far sì che il patrimonio culturale pagano non andasse perduto. Trascrissero così le antiche leggende.
L’alfabeto latino manda un messaggio di una dottrina per tutti, cosa che contrasta con il carattere fortemente élitario delle rune, non adatte alla mentalità islandese.
Fino al 1200 possiamo parlare di una ricca cultura scandinava, che però scadrà nella mera copia di modelli stranieri dal XIV sec fino al XVIII.
Il primo arcivescovado scandinavo è Lund, fondato nel 1103 in Svezia, seguito poi da Uppsala. In Norvegia la prima diocesi è quella di Trondheim.

Dopo Snorri abbiamo, tra i più importanti autori scandinavi del periodo medievale, Saxo Grammaticus (1140, 1210). Era una sorta di storico che viveva grazie al mecenatismo di re Valdemaro I. Saxo vive alla corte del re, che è la stessa del vescovo Absalon, considerato fondatore di Copenaghen. Da questo si deduce l’allora esistente alleanza tra la chiesa e la corona.
L’opera di Saxo esalta la Danimarca narrandone le vicende dal punto di vista dell’affermazione del cristianesimo. La letteratura danese e quella svedese sono èiù povere, in questo periodo, perché le due nazioni sono concentrate sul versante politico e risentono inoltre degli influssi meridionali.
Troviamo infatti un maggiore uso del latino nelle opere letterarie, come il capolavoro di Saxo: le “Gesta Danorum”, che copre un periodo storico che va dall’800 a.C. Fino all’epoca di Valdemaro (1185). L’opera è composta da 16 libri. I primi otto sono nettamente mitologici, mentre i successivi sfumano progressivamente nella realtà storica. Per la parte mitologica, Saxo rielabora in prosa il contenuto dell’Edda poetica, e scrive in latino classico, anziché medievale. Il valore delle Gesta Danorum non verrà adeguatamente riconosciuto fino al 1500.
Per i danesi l’opera costituisce, come la Heimskringla per i norvegesi, il punto di riferimento per l’identità nazionale.
La cristianizzazione è vista come un compimento della nazione danese. L’intento è anche quello di presentare all’Europa meridionale, e in particolare a Roma e al papa, la grandezza della Danimarca.
L’argomento delle Gesta è la storia di uno dei popoli germanici, i Danesi appunto. Tra il terzo e il quarto libro compare il personaggio di Amleto, principe di Danimarca; il quale vuole vendicarsi dello zio colpevole di aver ucciso suo padre. Per attuare la sua vendetta si finge pazzo, così da avere maggior libertà di movimento e confondere le idee degli avversari. I parenti cercano di smascherarlo: gli presentano una ragazza che ha il compito di sedurlo, ma lui resiste e riesce a fare di lei un’alleata. Lo conducono in privato da sua madre, sperando di smascherarlo. Piazzano una spia nella stanza, ma Amleto la scopre e la uccide.
Viene inviato in Gran Bretagna con due messaggeri che portino al re locale l’ordine di ucciderlo. Lui però viene a conoscenza del complotto, falsifica il messaggio e fa uccidere le persone.
Alla fine della vicenda riesce ad uccidere lo zio e viene acclamato dal popolo come re di Danimarca. Nel testo di Saxo, Amleto non dubita, a differenza del personaggio Shakespeariano. E’ lucido e mantiene la sua linea fino alla fine.
Per Saxo la storia della Danimarca coincide con la storia dei re legittimi. La monarchia passerà da elettiva ad assoluta solo nel 1600.

In Svezia abbiamo una figura femminile che si è distinta: Santa Brigida (Heliga Brigitta), importante per il suo ruolo culturale e politico, perché fu la fondatrice del monastero di Vadstena. Centro in cui si trascrivevano i manoscritti e che fu un importantissimo centro culturale per la Svezia.
Si recò anche nel sud Europa dove si adoperò per il ritorno del papa a Roma durante il periodo dell’esilio avignonese, e per la fine della guerra dei cent’anni tra Francia e Inghilterra. Fondò l’ordine di S. Salvatore, che fu molto importante nei secoli successivi per la diffusione della cultura.
Scrive un libro Rivelazioni, dove racconta delle sue visioni mistiche e dei colloqui avuti con la madonna e Cristo.

Nel Västergötland troviamo un esempio di Landskap slagar, ovvero le leggi locali, molto importanti in Svezia costituiscono uno dei riferimenti scritti che testimoniano lo stato della lingua del tempo e determinano uno standard.(1225/1520, periodo medio della lingua Svedese).
Unificando le leggi locali si arriverà alla legge nazionale (Lanslagen), Sono leggi importanti dal punto di vista linguistico: sono state scritte utilizzando artifici atti a ricordarle, come allitterazioni e assonanze, che è un’eco dell’antico uso di memorizzare le leggi e trasmetterle oralmente.

In Danimarca abbiamo le Jyske Love una legge specifica della Scania, che fino al 600 fu territorio danese.

In Norvegia abbiamo una legge nazionale già alla fine del 1200, che indica uno stato di unità del paese più forte.

L’aristocrazia scandinava si formava nelle grandi università europee, come Parigi, Bologna.

Abbiamo anche una letteratura cavalleresca, entrata nella cultura nordica grazie al re Håkon Håkonsson, al servizio del quale lavorava Snorri. Il re fece tradurre in norreno dei poemi cavallereschi, come le storie di Tristano e Isotta, Ivano e Parsifal, che vengono tradotti e riscritti in prosa. Essi cambiano lingua, stile, ma anche genere. Dal romanzo passano alla saga.
Queste tradizioni del sud ispirano le saghe del tempo antico. Queste saghe norvegesi influenzano la letteratura svedese.
Avveiene però un passaggio ulteriore: la regina Eufemia Visor(norvegese) fa tradurre le prose norvegesi in versi in svedese antico, donati poi alla corona svedese.
La necessità della traduzione ci porta a dedurre l’avvenuta diversificazione delle lingue.
Il verso utilizzato è il Knitzel, di origine tedesca, non rigoroso e adatto all’utilizzo nelle parti narrative.

Le Cronache erano racconti di fatti storici. Come genere letterario si sviluppa tra il Xiv e il XV secolo. I testi sono anonimi e non riconducibili ad alcun autore in particolare. Hanno un tono epico e si riferiscono a fatti storici, ma tengono un tono piuttosto propagandistico per promuovere le case reali.
Una cronaca importante è la Erikskrönika,nella quale si parla di battaglie e lotte dinastiche. La collocazione temporale è nel 1330.
Si parla anche del fondatore mitico di Stoccolma, Birger Jarl. Sono fatti importanti perché svolgono il ruolo di opera fondante dell’identità svedese. Anche le cronache risentono dell’influenza dei poemi cavallereschi, soprattutto per quanto riguarda lo stile.

Esiste un genere che possiamo definire originale, che è quello delle Ballate, un genere che definiamo popolare, Ballate: Visor/viser) perché la loro tradizione è diffusa tra il popolo. Si trasmettono grazie ai cantastorie e costituiscono un genere trasversale, conosciuto anche a corte oltre che tra la gente comune.
Nasce intorno al 1200 e fiorisce fino al 1350, ma possiamo dire che prosegue fino ai giorni nostri.
Queste ballate riuniscono elementi di cultura popolare: elfi, principi, battaglie e scherzi… Ci sono molti temi che fanno da contenuto a queste ballate, che vengono solitamente definite Folkviser (ballate popolari).
Questo genere era amato dagli autori romantici perché era visto come un genere autentico e genuino. Nell’ 1800 le ballate sono state classificate. Esse erano anonime sempre anonime nonostante avesser dietro un autore originale.
Sono trasversali anche perché interessano allo stesso modo tutte le nazioni nordiche. L’introduzione della ballata pare avvenne in Francia ed era un unione di musica, canto e danza.
Arrivando in scandinavia, questo genere cortese si arricchisce del patrimonio mitologico. Sono state catalogate da un romantico danese, Grundtvig, che ha catalogato centinaia di esse, definendone i vari gruppi:
  • Istoriske viser (Dan), Folkevise (Nor), Folkvisor (Sved)
  • Ridderviser (cavalieri, vita di corte, dame)
  • Kæmpeviser (battaglie)
  • Trylluiser (tecnicamente troll, che è un essere mitologico, ma è anche un verbo che significa “fare una magia”, queste ballate parlano dunque di magia e attingono al patrimonio mitologico)
  • Skæmteviser (caricatura, scherzo, satira, divertimento).

Spesso queste tematiche sono legate tra loro e convivono nella medesima ballata.
La forma della ballata è stata usata anche per testi a contenuto religioso, come il componimento norvegese Draumvæde (canto del sogno). In cui il protagonista si addormenta il giorno di natale e visita l’aldilà trovando poi la luce e Cristo. Questo contenuto prettamente cristiano è narrato con il metro libero della ballata.

Nella Erikskrönika si parla anche di cristianizzazione e della conquista svedese della Finlandia (1120/1130).

Ci sono due componimenti che dimostrano i cambiamenti sociali avvenuti. Il primo è un componimento norvegese del XIII chiamato “Specchio del re” (Kongespeilet).Dialogo tra un padre e suo figlio sul comportamento in società. E’ una sorta di galateo presentato in forma di dialogo. La società che vi è descritta è molto complessa e testimonia l’avvenuto adeguamento della società norvegese al resto dell’ Europa.
L’altra opera, islandese, si intitola Um Styrilsi Konunga Ok Höfðingjá(sul governo del re e le cose di corte).
E’ un altro manuale di vita nobile destinato agli aristocratici. Styrilsi deriva da Styra che indica il governo della nava, termine tecnico usato dai vichinghi, notiamo qui uno slittamento semantico per cui il tecnicismo navale passa ad indicare il governo della corte.



Si conclude qui questo resoconto della storia e della letteratura scandinava delle origini. Se siete stati così masochisti da leggere tutto vi faccio i miei complimenti, e spero che abbiate trovato qualcosa di interessante!

3 risposte a “Storia e letteratura scandinava dalle origini al basso medioevo”

  1. Ciao! 😊
    Ho trovato molto interessante il tuo articolo e si l’ho letto tutto 😍. Volevo chiederti dove tu abbia seguito questo corso perchè mi piacerebbe inserirlo nella mia carriera universitaria

    1. Ciao! È il corso di letterature scandinave 1 all’università degli studî di Milano! 🙂 consigliatissimo

  2. Congratulazioni!

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