Perché la letteratura norrena non parla di aurore boreali?

Perché non esistono menzioni antiche dell’aurora boreale nel nord Europa?

Su internet rimbalza continuamente una storia per cui gli antichi popoli scandinavi credevano che si trattasse dei “riflessi emanati dagli scudi delle valchirie”, una sciocchezza inventata da qualcuno di recente tanto per dire qualcosa in merito alla storia culturale del fenomeno, e rimbalzata ormai ovunque. In realtà non esistono menzioni dell’aurora boreale nella mitologia e nelle saghe. Il video del museo di storia naturale di Reykjavík, Perlan, riporta erroneamente che l’arco detto bifröst, menzionato nei testi eddici, sarebbe stato l’aurora boreale. In realtà era l’arcobaleno. Il fatto che non ci sia nulla da dire sulle aurore nella letteratura antica, ha messo in imbarazzo diversi attori del comparto turistico, che hanno pensato bene di inventarsi qualcosa di sana pianta, tanto per poter parlare, anziché provare a sondare le vere ragioni dietro a questo silenzio.

Esiste una menzione di un fenomeno celeste che alcuni hanno interpretato come aurora boreale, nella Gull-Þóris saga, dove leggiamo:

Ci fu un giorno in cui gli amici remarono per pescare e arrivarono tardi a terra. Úlfur andò verso di loro e, quando ebbero sistemato la barca, Þórir vide nelle vicinanze un fuoco illuminato dalla luna che gettava una fiamma blu. Þórir chiese che tipo di luce fosse.

Úlfur disse: “Non essere curioso perché non è causata dall’uomo”.

Þórir risponde: “Perché non posso sapere se è provocata da un essere soprannaturale?”

Úlfur disse che era il fuoco di tumulo. Poi Þórir se ne andò.

Gull-Þóris saga

Personalmente tenderei a interpretare questo passo con un fuoco a terra, infatti “fuoco di tumulo” (haugaeldr) è indicato sul dizionario di antico islandese Cleasby-Vigfússon come il termine che indica un fuoco fatuo che brucia sopra ai tesori nascosti nelle tombe.

Alcuni studiosi, come Ármann Jakobsson, hanno scritto che l’assenza di descrizione del fenomeno deve essere conseguenza del fatto che i fenomeni naturali come l’aurora dovevano essere parte di una quotidianità e normalità che non trovava spazio nelle narrazioni degli antichi scandinavi.

Questo però contrasta con il fatto che un testo norvegese della metà del secolo XIII, le nomina come uno spettacolo maraviglioso e incomprensibile che suscita la curiosità di chi ne sente parlare, ma le nomina come qualcosa che può essere visto esclusivamente in Groenlandia. Non in Norvegia, non nella relativamente vicina (1 settimana di nave) Islanda: solo in Groenlandia. Il testo in questione si chiama Speculum regale/Konungs skuggsjá (Specchio reale), ed è un sussidiario per i principi novergesi, scritto come un dialogo tra un principe che fa domande e un re che gli risponde fornendogli una miriade di informazioni per lo studio. In esso leggiamo:

“Ma sulla questione in merito alla quale mi hai interrogato spesso, ovvero sulla natura di quel fenomeno che i groenlandesi chiamano Luci del Nord, non ho conoscenze chiare. Ho spesso incontrato persone che hanno trascorso lunghi periodi in Groenlandia i quali però non sembrano sapere bene di che cosa si tratti”

Gli studiosi (purtroppo non quelli di materie letterarie, che sono ancora molto legati all’idea dell’aurora come qualcosa di normale che non valeva la pena menzionare nei racconti), hanno identificato da tempo la causa di questa assenza: le aurore boreali, nella Scandinavia medievale e in Islanda, non erano visibili!

La prima ipotesi che salta in mente, per spiegare questa anomalia, ovvero l’assenza di menzioni delle aurore boreali nella mitologia e nelle saghe, è quella di un minimo nell’attività solare nel periodo di composizione di quei testi, che avrebbe reso il fenomeno raro o assente in nord Europa. Del resto sappiamo bene che il verificarsi dell’aurora dipende fortemente dall’attività del sole. Uno sguardo agli studi sull’attività solare mostra effettivamente dei minimi storici che combaciano con l’assenza del fenomeno dalle descrizioni letterarie:

Da Brekke, Egeland (1980, 437).

Durante il minimo di Maunder, alla fine del ’600 , un celebre poeta norvegese, Petter Dass, ha composto un’antologia poetica intitolata Nordlands trompet, “La tromba della regione settentrionale”, dove la natura è descritta con dovizia, ma dove mancano le aurore. Noterete però una contraddizione: nel 1200 c’è stato un picco evidente. Questo è il periodo di composizione dello Speculum regale, ma allora perché il fenomeno non è registrato se non come qualcosa che era visibile in Groenlandia?

Presto detto: variazioni nella posizione dei poli magnetici e degli ovali aurorali (ovvero quelle fasce centrate sui poli magnetici intorno alle quali è visibile l’aurora boreale) determinano il fatto che l’aurora è meglio visibile in luoghi diversi nel corso dei secoli. Ad esempio, se il nord magnetico si sposta verso il Canada, l’ovale aurorale migrerà verso il Canada, e sarà visibile più a sud proprio in Canada, di converso, l’ovale salirà più verso nord dall’altra parte, ovvero dal lato russo. Provare a immaginare di mettere una pezza rotonda in cima ad una palla: se tirate la pezza verso il basso da una parte, questa scivolerà verso l’alto dalla parte opposta. È così che si comporta l’ovale aurorale, sale da una parte e scende da quella opposta. Esso può anche bombarsi o schiacciarsi, per una complessa interazione di fattori, così che sussiste un’alta variabilità nella sua forma ed estensione.

Nell’immagine qui sotto, che ho colorato per facilitarne la lettura, potete osservare la posizione del nord magnetico (in giallo) in tre periodi diversi, e il conseguente slittamento degli ovali aurorali (in verde). Notate come nel 1100 e nel 1200 l’Islanda (in rosso) era tagliata fuori. L’ovale si sposterà sull’Islanda solo in età moderna e, per nulla stranamente, inizierà anche a comparire nei resoconti e nella tradizione popolare locale.

Da Brekke, Egeland (1980, 440).

Si può notare come, nel 1200, l’ovale era ben a nord della costa norvegese, ma tagliava la Groenlandia a nord del cosiddetto insediamento occidentale, che si trovava un po’ più a sud rispetto alla baia di Disko, nel mezzo della costa occidentale. È probabile che gli avvistamenti groenlandesi provenissero da questo insediamento, piuttosto che da quello cosiddetto “orientale” (che era in realtà sulla punta più meridionale della costa occidentale). L’insediamento occidentale era alla stessa latitudine dell’Islanda, ma la fascia dell’aurora era inclinata verso sud in direzione ovest, per cui era leggermente più a sud in Groenlandia che non alla longitudine dell’Islanda. Inoltre, gli abitanti dell’insediamento occidentale è probabile che compissero viaggi regolari a nord lungo la costa per cacciare. Dall’Islanda o dalla Norvegia, però, andare a nord non era così semplice (o necessario) perché c’è l’oceano aperto, e dunque islandesi e norvegesi non avevano motivo di salire a nord. I groenlandesi invece potevano farlo per cacciare (o anche per commerciare con gli inuit, che arrivarono in Groenlandia appunto nel 1200, come testimoniato da ritrovamenti archeologici.

Ecco spiegata dunque l’assenza di aurore boreali nella letteratura islandese e scandinava più antica: non erano visibili a causa della posizione sfavorevole del nord magnetico.


Le informazioni e le immagini di questo articolo sono desunte da:

Brekke, Asgeir (et al.), “Ancient Norwegian Literature in Relation to the Auroral Oval” in Exploration of the Polar Upper Atmosphere, NATO advance study institute series, Series C: Mathematical and Physical sciences. 1980, pp 431 – 442.

Una risposta a “Perché la letteratura norrena non parla di aurore boreali?”

  1. Grazie Roberto, articolo molto interessante: a volte i perché più ovvi vengono considerati poco affascinanti e quindi se ne inventano di verosimili, ma sostanzialmente falsi. Invece, anche con un minimo di logica e affidandosi a fonti storiche, “gli attori del mondo turistico” potrebbero facilmente contribuire alla diffusione della verità, visto che la gente (certa gente) e’ assetata di conoscenza e di dettagli e quindi non proverebbe meno meraviglia nell’ apprendere la vera ragione per cui in passato le aurore in Islanda non si vedevano. Personalmente saperlo ora mi renderebbe ancora più magica e privilegiata l’esperienza 😊

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