Il violino islandese, la fiðla

Pensare all’Islanda oggi, e alla su scena musicale, suscita spesso e volentieri immagini di cantanti e musicisti di fama mondiale, innovativi ed eccentrici. Per chi conosce la scena musicale islandese, l’Islanda è terra di musica, di concerti, di festival, di gruppi più o meno blasonati… ma non è sempre stato così. La sfera musicale islandese, almeno fino al XX secolo, è stata piuttosto povera. La maggior parte della musica composta o eseguita era sacra, e gli unici strumenti disponibili, oltre a qualche harmonium importato dall’estero, erano i due strumenti etnici locali: il langspil, al quale ho già dedicato un articolo, e il violino islandese, o fiðla.

Si tratta di uno strumento tradizionale islandese. In islandese moderno fiðla indica il classico violino (e il termine è affine a fiddle inglese, vocabolo usato per descrivere il violino nei contesti della musica folk, ma che designa lo stesso identico strumento denominato anche violin), mentre questo strumento tradizionale viene chiamato íslensk fiðla (dunque letteralmente “violino islandese”). Si suona con un archetto, e le corde vengono accorciate non premendole con le dita come con il violino, ma toccandole con le unghie da sotto, col palmo della mano rivolto in alto.

La storia del violino islandese è molto difficile da tracciare. Strumenti ad arco primitivi esistevano già in epoche remote, e fanno già la comparsa nelle fonti norreni più antiche.

La musicologa islandese Hortense Panum, ha avanzato la teoria per cui il langspil fosse giunto in Islanda dalla Norvegia, dove esiste un simile cordofono a plettro chiamato langeleik (e le cui origini si perdono nei secoli, ma che potrebbe essersi evoluto da un monocordo greco) e avrebbe in seguito adottato l’esecuzione con archetto per via dell’influenza del violino islandese, che doveva giocoforza essere ben più antico. Il fatto che (pare) fosse anticamente una cassa armonica senza fondo con una o due corde di crine di cavallo fa pensare che fosse stato creato in epoca abbastanza remota, con i pochi materiali disponibili. Magari inizialmente soltanto scavando un ceppo di legno e legandoci sopra una corda. Sostiene anche, però, che non è possibile tracciare la storia di questo strumento prima del ‘500, perché pur esistendo menzioni più antiche di fiðla, non è possibile dimostrare che si tratti dello stesso strumento, così come il fatto che Boccaccio menzioni il “Parmigiano”, non vuol dire che il formaggio che lui chiamava con questo nome fosse simile a quello che chiamiamo così oggi.

Nel capitolo 22 della Ynglinga saga, inclusa nella raccolta di saghe dei re norvegesi Heimskringla di Snorri Sturluson (c.1200), viene detto che il re svedese Hugleikur avesse un seguito nutrito di attori, arpisti e “violinisti” (fiðlarar). Non è chiaro, come accennato, che tipo di “violini” suonassero — certo non quelli moderni, trattandosi del medioevo! — ed è possibile fossero strumenti simili a questa fiðla. Un bassorilievo medievale nella cattedrale di Trondheim sembra raffigurare uno strumento simile, ma non è affatto dimostrato che si tratti dello stesso. Il bassorilievo si trova al di sopra dell’arco che sovrasta il coro, ed è datato al 12° secolo. Otto Andersson teorizza che questo strumento sia un’evoluzione di un’arpa/lira ad arco importata nel Nord dall’Irlanda tramite contatto con il cristianesimo gaelico, ed è possibile che la fiðla sia l’esempio più arcaico sopravvissuto fino si nostri giorni di questo tipo di strumento (mentre in Scandinavia continentale si sarebbe evoluto ulteriormente in una serie di lire ad arco più elaborate.

Il rilievo della cattedrale di Nidaros (Trondheim). Foto dall’articolo “The Bowed Harp of Trondheim Cathedral and Related Instruments in East and West”, Otto Andersson 1970.

Matthías Þórðarson, nel suo articolo Íslensk fiðla (1919, Árbók hins íslenska fornleifafélags), sostiene che questo strumento, così semplice nella sua costruzione, sia molto simile a come doveva essere anticamente.

Un resoconto tradizione ambientato nel 1500 narra di un famoso musicista, fiðlu-Björn (Björn del violino), originario dello Skagafjörður, nell’Islanda nordoccidentale, il quale viaggiava di fattoria in fattoria per suonare il vìolino. Secondo la leggenda, egli veniva visitato dagli angeli quando suonava il langspil, mentre elfi e altri spiriti si radunavano quando suonava la fiðla, anche se essa non è descritta nella su Foggia e dunque non è chiaro se si trattasse dello stesso strumento. Una volta, perdutosi nella nebbia, si sarebbe rifugiato sotto una roccia e, per ingannare il tempo, si sarebbe messo a suonare la fiðla. Dopo un po’, dalla pietra, avrebbe udito recitare una poesia che in seguito gli fu attribuita, Mér verður fuglsins dæmi/sem fjaðralaus kúrir:

Mi è di esempio l’uccello/che si coccola senza le penne/striscia rapido al riparo/marcia via dal maltempo./Perde il canto e il suo nuotare/ la sua gioia decade./ Così ognuno saluta qualcuno quando albeggia/ abbattuto nelle sue tribolazioni”

Nell ‘700, un vocabolario islandese in latino composto da Jón Ólafsson di Grunnavík sembra essere la prima descrizione certa della fiðla come la conosciamo, uno strumento a due corde di peli equini, sfregati con un arco.

“instrumentum musicum duabus chordis e pilis equinis et quidem nigris instructum. Arces autem unicum habet funiculum, qui carbone vel Calfonio attritus, acriorem in cordes edit sonum.”

“Strumento musicale a due corde di peli equini ovviamente neri. L’arco ha una sola corda che, sfregata con la resina, produce un suono più squillante nelle corde”

Questa descrizione è particolarmente interessante: una volta, parlando con un signore in un negozio di musica, lui mi disse che non credeva che gli islandesi potessero usare l’archetto per suonare i loro strumenti, perché senza resina non avrebbe funzionato, e in Islanda non c’era resina. Effettivamente suonare con un archetto senza sfregarlo su della resina può rendere il suono assai stridulo e graffiato, ma non credo che una società senza alternative di sarebbe fatta grossi problemi in merito alla qualità di esso. Inoltre, si menziona il “calfonio”, un altro nome per la resina, segno che — pur essendo giocoforza un bene importato – comunque era reperibile è utilizzata.

Dal ‘700 e nel secolo successivo, le descrizioni autoctone e di viaggiatori stranieri sono più numerose e precise. Particolarmente dettagliat è quella riportata dal prete Bjarni Þorsteinsson, autore della monumentale raccolta di canzoni popolari islandesi (Íslensk þjóðlög).

Viene descritta nella forma in cui si presenta oggi, con due corde accordate sulla stessa nota, precisando che essa era “la più alta possibile da accordare senza che la corda si strappasse”. Quella più vicina al musicista veniva regolata per le melodie, mentre l’altra era probabilmente suonata come bordone. Ci sono anche descrizioni più tarde che la indicano come cassa senza fondo, e con quattro corde, per cui è probabile che (come del resto era per il langspil) esistesse parecchia varietà nella foggia. Anticamente le corde erano in crine di cavallo, sostituito poi da varie corde metalliche, probabilmente su influenza del langspil.

Caduta in disuso nel corso dell’800 in favore del più versatile e agile langspil, ha riconosciuto un ritorno verso la fine del ‘900, ed è oggi utilizzata per l’accompagnamento di canti tradizionali o nell’ambito di complessi folk.

La tecnica di questo strumento prevede lo sfregamento delle corde con l’archetto tramite la mano destra, mentre la sinistra accorcia la corda melodica premendole contro le unghie ad altezze diverse, dal basso, come nella foto. Si possono usare più unghie quando gli intervalli sono abbastanza vicini.

Non è uno strumento agile e versatile, e l’intonazione e il suono possono risultare sgradevoli alle orecchie moderne (ricorda un violoncello scordato), ma ha il pregio di evocare atmosfere antiche, di un tempo lontano, magari idealizzato, ma affascinante e potente nella sua rustica aura primigenia.

3 risposte a “Il violino islandese, la fiðla”

  1. Grazie mille per questo articolo, interessante e chiaro. Grazie per il grande lavoro di ricerca fatto

  2. Interessante e piacevole sentirtelo suonare su un tuo post

  3. Interessante articolo per la ricchezza di dati ed informazioni circa la storia dello strumento, nel corso dei secoli. Un racconto che ha come protagonista un tal oggetto culturale fa apparire gli uomini solo comprimari dei moti storici.

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