Il giorno 20 ottobre 2022 ho avuto l’onore di presenziare in qualità di relatore ad un evento speciale organizzato dalla Camera di commercio italo-islandese (ítalsk-íslenska viðskiptaráðið), della quale sono stato invitato ad essere membro del comitato esecutivo.
La Camera di commercio italo-islandese è un’importante istituzione per società, istituzioni ed individui che svolgono attività commerciali tra Italia e Islanda. La Camera ha l’obiettivo di rafforzare le relazioni tra i due Paesi nei settori del commercio di beni e servizi, trasporti e investimenti. Costituisce una rete di contatti tra societá, istituzioni e individui nonché di essere un foro per il contatto con agenzie e rappresentanti governativi. È inoltre uno strumento della comunità industriale per discutere pubblicamente questioni di interesse per partner commerciali italiani ed islandesi. Promuove lo scambio di informazioni in questioni relative alle attivitá comerciali tra Italia ed Islanda. Assiste e facilita i partner commerciali per concludere e mantenere relazioni commerciali. Organizza inoltre incontri, seminari e conferenze, come quella in oggetto, ed assiste in occasione di visite di funzionari governativi e rappresentanti di societá.

L’Islanda viene raramente toccata nelle scuole italiane, per questo si assume generalmente che non abbia mai avuto a che fare con il nostro Paese, o comunque che siano due mondi a parte senza contatti storici. A parte i pellegrinaggi in Italia di tanti islandesi nel Medioevo, del periodo di studio a Bologna del vescovo Jón Halldórsson nel ‘200 (che porterà in Islanda racconti orali italiani prima ancora che venissero trascritti in Italia, ad esempio da Petrarca), nonché il viaggio di ritorno dall’Algeria del reverendo Ólafur Egilsson che era stato rapito da pirati saraceni — e chissà quanti altri contatti di cui non sappiamo nulla — l’Italia è stata a lungo uno dei più importanti partner commerciali in Islanda, in particolare per l’esportazione di merluzzo sotto sale, il cosiddetto baccalà, che era consumato regolarmente il venerdì in tante parti d’Italia (i miei nonni in Lombardia lo facevano ancora spesso, e credo che esistano tuttora furgoncini che vendono merluzzo fritto, “el merlöss”). Quando l’Italia invase l’Etiopia nel 1935, la Lega delle nazioni applicò delle sanzioni commerciali (come viene fatto ancora adesso). L’Islanda non faceva parte della lega e continuò a commerciare con l’Italia, che era un partner economico fondamentale per la piccola economia islandese. Le razioni di merluzzo per il magro del venerdì continuarono dunque ad arrivare nel Mediterraneo regolarmente. L’Italia era allora uno dei principali mercati per le esportazioni islandesi.

Oggi è un partner commerciale soprattutto per l’import, visto che sono numerosi i prodotti italiani ad essere regolarmente condotti sui mercati islandesi, auto, mobili, oggetti di design, abiti, vini, olio e diversi prodotti alimentari.

L’evento in questione si articolava in due interventi, uno mio e uno di Guðmundur Árnason, sottosegretario all’economia e grande amante e conoscitore dell’Italia, seguiti poi da uno spazio di discussione. L’argomento generale era la situazione politica italiana attuale e le sue implicazioni economiche. Si è cercato di riassumere alcuni momenti cardine nella storia italiana passata e più recente, per aiutare il pubblico islandese a comprendere lo sviluppo attuale degli eventi, nonché di delineare la situazione attuale.

Per gli islandesi può essere difficile capire e interpretare gli eventi del mondo politico italiano, per questo è importante un’attività di mediazione culturale che permetta a coloro i quali hanno rapporti di lavoro e commerciali con l’Italia e gli italiani di inquadrare correttamente la situazione. Per questo evento di questo tipo sono estremamente importanti, nel mondo delle relazioni internazionali.

Per fare un esempio pratico, durante la discussione, ho risposto ad una domanda pertinente sull’implementazione di misure economiche possibili per risollevare l’economia, facendo l’esempio delle indicazioni europee fatte ad alcuni Paesi mediterranei a seguito della crisi degli anni ‘10. Tra questi vi era un giro di vite sulle pensioni, e qui ho spiegato che tale consiglio tradiva una non conoscenza rispetto alla realtà culturale dei Paesi in questione. Ho poi precisato che le famiglie svolgono un ruolo assai più prominente di servizio sociale, rispetto a quanto accade nel nord Europa, dove è più frequente che i giovani se ne vadano di casa e ottengano indipendenza facendo però magari dei debiti cospicui nei riguardi dello Stato, così da pagarsi gli studi. Questa funzione, in Italia, la svolgono tendenzialmente genitori e nonni,stessa cosa per la cura dei bambini, che in Italia è tradizionalmente affidata ai nonni, mentre in Islanda esistono una serie di strutture pubbliche designate, così che toccare le pensioni può significare compromettere un’impalcatura radicata di solidarietà familiare, in luogo della quale non esistono alternative altrettanto ben oliate. Entrambi i sistemi hanno pregi e difetti, ed è importante riconoscerli e rispettarli. Non si può pretendere di implementare soluzioni pensate per un certo modello sociale in modo indiscriminato, e comprendere il retroterra culturale è di grande aiuto per rendersi conto di ciò. Al che una signora islandese ha commentato che forse questo spiega come mai la retorica politica sulle famiglie ha così tanta presa.

L’incontro è stato un’occasione preziosissima: mi ha permesso, per una volta, di raccontare l’Italia agli islandesi, anziché l’Islanda agli italiani, e potermi prodigare per l’avvicinamento tra i nostri due Paesi è per me sempre una missione importante. È stato molto bello incontrare diversi islandesi che hanno, in diversi modi, rapporti particolari con l’Italia, specialmente perché si nota come tanti di loro ne nutrono un amore profondo, quello maturo di cui ho parlato nel mio libro, che ti fa amare un luogo a dispetto dei suoi difetti. Constatare ciò negli islandesi rispetto all’Italia è stata davvero un’esperienza toccante!

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