Öræfi, le Terre Desolate

La geografia dell’Islanda può spesso risultare complicata e confusa, non solo per gli stranieri che devono districarsi con i lunghi nomi apparentemente impronunziabili, ma anche per i locali, che con il passare delle generazioni conoscono sempre meno le zone del loro Paese. Uno dei motivi è che i nomi (magari anche molto famosi) di parecchie zone dell’Islanda, non si sovrappongono quasi mai con quelli delle aree amministrative. Così che, per esempio, parte di ciò che è amministrativamente considerato Est, è tradizionalmente, o popolarmente considerato Sud. Esistono contee amministrative, come sottogruppo delle macro-regioni (che non corrispondono ai “quartieri” che si trovano nelle saghe medievali), ma anche “aree”/regioni tradizionali che si trovano dentro le contee, normalmente delimitati da elementi geografici più o meno notevoli.

L’area di Skaftafell, che prende il nome dalla famosa montagna nel parco nazionale omonimo, va da Vík fino a poco dopo Höfn, e comprendeva due due antiche contee amministrative (sýslur; singolare sýsla, pronunciato “sisla”), Ovest-Skaftafellsýsla (da Vík fino al ghiacciaio di Skeiðarárjökull) e Est-Skaftafellsýsla (fino a Höfn). Nell’Ovest ci sono diverse zone, la più famosa delle quali, anche dal punto di vista storico, è Síða, che inizia a Kirkjubæjarklaustur, e arriva fino alla località di Foss á Síðu. Questa zona è famosa per gli alti dirupi scoscesi, striati dalle cascate, e per la storia antica. Qui si trova la fattoria dei miei suoceri.

Poco oltre si trova quella che fino al Settecento era la contea amministrativa di Austur-Skaftafellsýsla (oggi Sveitarfélagið Hornafjörður), in essa, la zona che va dal fiume Skeiðará al sabbione di Breiðamerkursandur è detta Öræfi, “desolazioni”, per motivi immediatamente ovvi a chi la visita. Nel Medioevo era conosciuta come Litlahérað, “Piccola Contea”, ed era conosciuta come una zona incantevole. Fu ribattezzata con il nome di Desolazioni dopo il 1362, in seguito all’eruzione del vulcano sotto il ghiacciaio Öræfajökull, sul quale si trova la cima più alta d’Islanda, il Hvannadalshnúkur. Si tratta di una delle zone storicamente più isolate, tagliate dagli impetuosi fiumi glaciali a ovest, e dalle lingue dei ghiacciai a Est, con le loro periodiche inondazioni che spazzano via tutto sul loro cammino.

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In questa zona si trovano alcune delle mete più belle e più famose d’Islanda. Fino a pochi decenni fa, questo zone erano le più isolate e difficilmente raggiungibili. Mentre oggi l’afflusso turistico ha giustificato la costruzione di strade e ponti lungo questi luoghi disabitati.

La strada 1, oltre Síða, regala un primo grande spettacolo all’imbocco del deserto di Skeiðarársandur con l’imponente rilievo di Lómagnúpur, con la sua cima piatta spesso coperta di nuvole, che sembra slanciarsi ulteriormente oltre di esse. Appena prima, nella fattoria di Núpsstaður, si trova il più antico edificio protetto del Paese, una chiesa antica. NB. Núpstaður è proprietà privata, come chiaramente segnato sui cartelli. Non entrateci se non avete avuto il permesso dei proprietari.

Attraversare il deserto nero è un’esperienza surreale con i numerosi ponti a una corsia, i rigagnoli alluvionali e i grandi ghiacciai tutto intorno. Sull’orizzonte si vede il grande ghiacciaio di Öræfajökull e il monte di Skaftafell, sul quale si trova la famosa cascata di Svartifoss. La catena montuosa che sostiene la pressione immane del ghiacciaio, è interrotta da alcune lingue di questo che si infilano tra le cime e scivolano a valle, in uno spettacolo tra i più eccezionali che l’Islanda ha da offrire.

Ai piedi del ghiacciaio si trova la località di Hof, dove si può ammirare una graziosissima chiesa tradizionale, ora curata dal museo nazionale.

Aggirato il ghiacciaio, si possono raggiungere le famose lagune glaciali. Le lingue glaciali precipitano a valle, dove si frantumano e sciolgono in bellissimi laghi che poi fluiscono nell’oceano. Ho notato che hanno costruito una strada per raggiungere il lago di Fjallsárlón. Prima era accessibile soltanto tramite una sterrata, ed era molto più isolato. La comodità nel raggiungerlo ora si paga con i turisti che scorrazzano da tutte le parti, i gommoni che ne solcano le acque, e le transenne per impedire che le orde calpestino e devastino chilometri quadrati di terreno fragile.

Poco discosto, si trova il più famoso lago di Jökulsárlón. A inizio ‘900, la lingua del Breiðamerkurjökull arrivava quasi fino al mare, e il grande lago attuale era pieno di ghiaccio. In età medievale esso era molto più arretrato di oggi, e si calcola che in non molto più di un secolo, la massiccia lingua lascerà il posto ad un profondo fiordo, il cui fondo sarà ben più profondo del fondale marino, dato che il peso del ghiacciaio comprime il terreno sottostante di decine di metri sotto il livello del mare. Gli iceberg non sono sempre numerosi. Questa era almeno la quinta volta che lo visitavo, e non avevo mai visto così tanti iceberg. Dipende da quanto ghiaccio si è staccato di recente dal ghiacciaio, se avete poca fortuna può essere semi-vuoto, ma potete anche trovarvi le foche. Le strisce nere che si possono notare lungo gli iceberg sono ceneri vulcaniche accumulatesi dopo le eruzioni durante i secoli.

Gli iceberg che si staccano dal ghiacciaio scivolano attraverso un breve corso d’acqua impetuoso e finiscono nel mare. Alcuni di loro finiscono con lo spiaggiarsi, e lo spettacolo che ne risulta ha fatto guadagnare alla spiaggia nera il nome di Demantaströnd, Spiaggia dei Diamanti. NB. NON SALITE sugli iceberg in riva al mare, nemmeno se vedete gente farlo. Periodicamente qualche idiota finisce alla deriva, e sono certo che nessuno di voi voglia essere quell’idiota.

Gli islandesi che conosco, inclusi i miei parenti che vivono in questa zona, si lamentano molto dell’impatto negativo dei turisti. Io cerco di moderarmi in questo perché da una parte mi considero un ospite, dall’altra non trovo sia giusto sputare nel piatto in cui si mangia (l’economia islandese dipende moltissimo dal turismo). Tuttavia, nemmeno io posso non vedere i danni che turisti irrispettosi fanno. Dal semplice guidare oltre i limiti, al salire sui pezzi di ghiaccio, all’arrampicarsi sui tetti delle chiese, al guidare con ruote mastodontiche su terreni fragili (un’azione che può costare decine di migliaia di euro di multa!), all’uso dei droni che disturba l’avifauna, fino alla spazzatura lasciata in giro, e gli escrementi piantati dove capita su terreni privati dove magari i proprietari devono raccogliere la fienagione per il bestiame. I miei suoceri hanno la sfortuna che la loro fattoria si trovi di fianco a una guesthouse, e periodicamente entrano turisti nella loro parte privata nonostante ci siano i cartelli, parcheggiano sulla loro aia, a volte gli entrano in casa per chiedere informazioni, vanno a dare noia ai cavalli, disturbano le attività della fattoria…

Il Sud dell’Islanda è una zona poco popolata, molto fragile e incredibilmente bella. Per pura fortuna è oggi una delle più accessibili grazie alla strada e ai ponti. Ci sono molti servizi ed è in generale molto attraente. Tuttavia, i benefici economici del turismo non devono avvenire al prezzo dell’integrità della natura circostante, per cui oltre a pubblicizzare la zona parlandovene, sento anche la responsabilità di incoraggiarvi all’educazione e al buon senso.

 

Una replica a “Öræfi, le Terre Desolate”

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