Il Villaggio “vichingo” presso Vestrahorn

A 20 minuti di auto da Höfn, andando verso est, e deviando appena prima del tunnel presso il passo di Almannaskarð, si trova una sterrata di 4,5km che conduce a un parcheggio. Qui si trova una baracca nella quale è ricavato un locale non particolarmente accogliente e dal nome poco creativo di Viking café. Da qui si può accedere a diversi sentieri che conducono ad alcuni punti di interesse localizzati sui terreni della proprietà. Terreni sui quali si trova, tra le altre cose, un’attrattiva curiosa: il Viking village. Un set cinematografico abbandonato e mai utilizzato.

La struttura bianca e fatiscente a destra è il rudere della fattoria di Horn, che era stato ricoperto di cartapesta così sembrare una roccia. La cartapesta si è ormai sfaldata e disintegrata.

Una parentesi doverosa riguarda il nomignolo affibbiato a questo mancato set cinematografico: “villaggio vichingo”. I vichinghi non erano un popolo. La parola “vichingo” è il termine antico nordico per “pirata”, e i pirati potevano essere, allora come nei secoli successivi, bande di delinquenti dalla nazionalità mista. Senza contare che uno non “era” tanto un vichingo quanto “faceva” il vichingo. Non si può parlare di villaggio vichingo, né più né meno di quanto non si possa parlare di villaggio di qualsiasi specifica professione.

Tornando al set cinematografico, va detto che fu costruito nel 2009 per un film, scritto dal famoso regista, attore e produttore islandese Baltasar Kormákur, che una casa produttrice cinematografica straniera era interessata a finanziare. Fecero costruire il set, ma poi — per ragioni non chiare — non presero più parte alla produzione, e le riprese furono rimandate continuamente. Il terreno su cui si trova il set è di un privato, il quale nel frattempo ne ha aumentato unilateralmente, nel 2016, l’affitto fino al 150%, così che è nato un contenzioso e la ditta cinematografica ha smesso di pagare. Questi ha inoltre preso a far accedere turisti sul set (a pagamento) nonostante il set non gli appartenesse. Lui non può intervenire sul set — e nemmeno pare interessato a farlo, mentre la casa produttrice non si capisce cosa voglia fare.

La situazione attuale è che il padrone del terreno ha messo in piedi un locale, bloccato l’accesso alla zona e inserito una sbarra automatica apribile solo attraverso il codice QR di biglietti acquistabili nel locale. L’accesso a pagamento è anche l’unico modo per raggiungere in auto la punta della penisola di Stokknes, dalla quale è possibile godere della famosa vista scenografica sul monte Vestrahorn.

La situazione è stata discussa spesso in rete: il regime di accesso a pagamento è di semi-illegalità, perché la legge islandese recita quanto segue:

Agli individui è consentito, senza particolare permesso del proprietario o dell’avente diritto, di spostarsi a piedi, su sci, pattini o slitte senza motore o in altri modi simili, su terreni non coltivati e sostarci. [Su terreni privati negli insediamenti abitati è tuttavia permesso al proprietario di limitare o proibire l’accesso e gli spostamenti di persone con cartelli e recinzioni anche su terreni non coltivati].

Legge Aprile 2013 n° 60, “Lög un nátturuvernd”, articolo 18, modificato con decreto 109 del 2015, articolo 6.

Sono anche capitati episodi spiacevoli in cui il proprietario ha impedito a visitatori di andarsene bloccando la strada con un trattore per costringerli a pagare, e altri abusi del genere. E diverse questioni legali si sono sollevate, visto che la spiaggia famosa con la vista sui monti è presa in affitto dalla guardia costiera e dalla NATO che vi hanno stabilito una stazione radar, ma per poterla raggiungere bisogna passare per forza dalla strada su cui è stata posta la sbarra e dunque pagare l’accesso. Lui sostiene che sia colpa dello stato, il quale non avrebbe mai contribuito alla manutenzione. Con l’arrivo di migliaia di turisti, era necessario investire nel mantenimento della strada sterrata (che però, va detto, è in pessime condizioni lo stesso) e offrire servizi, come le toilette. I legali della guardia costiera sostengono che non abbia il diritto di vendere l’accesso a un terreno che loro affittano. Sarebbe come se il vostro padrone di casa dimandasse ai vostri ospiti una tassa per poter entrare in casa vostra con la scusa che deve fare la pulizia delle scale. Ad oggi, estate 2021, sussiste ancora la tassa di accesso, ma nonostante questo la manutenzione della zona lascia a desiderare.

Il set del villaggio nordico versa ormai in condizioni pietose: gli edifici sono fatiscenti, e stanno marcendo o crollando. Varie assi di legno che compongono le passerelle sulle quali si cammina sono a rischio rottura, e sotto di esse si trovano terreni acquitrinosi, buche profonde o torrentelli, e nessuno si premura di sistemare nulla: i proprietari, ovvero la casa produttrice cinematografica, hanno probabilmente deciso di rinunciare, mentre il padrone del terreno non ritiene che sia un suo problema.

L’interno degli edifici, lo dico per i più curiosi, non era destinato alle riprese, che probabilmente sarebbero state effettuate negli studios: vi si trovano assi di legno, impalcature e contrappesi. Non sono abitabili né agibili.

Si tratta di un’occasione sprecata: in Italia abbiamo esempi di ricostruzioni storiche che hanno molto successone funzionano bene. Ad esempio, il borgo “medievale” di Grazzano Visconti, in provincia di Piacenza, è stato costruito da un nobile eccentrico all’inizio del ‘900, ed è una graziosissima cornice per eventi, ricostruzioni storiche, nonché un’onesta fonte di ritorno economico per tante persone. La ricostruzione storica di villaggio dell’età del ferro nordica eserciterebbe sicuramente tanta attrattiva, e potrebbe anche essere un’occasione educativa, con informazioni storiche e archeologiche, attività per i bambini…invece così rimane soltanto uno spreco.

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