L’Inferno di Dante in foggia islandese

Uno dei vantaggi del lavorare in università, e in particolare nell’istituto Árni Magnússon per gli studi islandesi, è che ci si trova vicini a molti eventi culturali importanti nella vita di questa nazione. Gli islandesi danno un peso molto elevato alla loro cultura e alla loro lingua, e gli accademici che se ne occupano sono tenuti in grande considerazione. Non è inusuale che personalità di stato in visita all’estero invitino ai loro eventi il personale di dipartimento di studi nordici dell’Università locale, e ugualmente, gli accademici che si occupano della cultura islandese qui sono spesso trattati come veri e propri ambasciatori culturali. I dignitari e le personalità in visita vengono invariabilmente mandati all’istituto Árni Magnússon per ammirare alcuni dei manoscritti medievali. Non sono a conoscenza di una consuetudine simile in altri luoghi. Addirittura qui, qualche mese fa, ad un mini-convegno per i dottorandi della facoltà di Islandese e studi culturali comparati dell’Università d’Islanda, il discorso di apertura è stato fatto dalla prima ministra Katrín. Questa è una delle cose che amo di più della mia vita in Islanda: tutti abbiamo bisogno di trovare un senso e un valore in quello che facciamo, e io sento che questo Paese valorizza molto il mio lavoro. Un’altra occasione di questo genere si è presentata due giorni fa, quando ho ricevuto l’invito a presenziare al lancio di questa nuova traduzione dell’inferno di Dante.

L’evento era in una galleria d’arte accanto alla Hallgrímskirkja, l’Ásmundarsalur, e consisteva in una presentazione del lavoro, e una lettura pubblica di un brano, che in questo caso è stato il discorso di Ulisse. Oltre a incontrare diversi professori dell’Università, sono rimasto sommamente colpito dalla presenta della presidentessa emerita Vigdís Finbogadóttir (professoressa di francese), una signora di una dolcezza infinita, e l’attuale presidente Guðni Thorlacius Jóhannesson (professore di storia), un signore molto alla mano e con i piedi per terra. L’evento era stato presentato come un momento importante nella storia della letteratura italiana e islandese, e non avrei potuto trovarmi più d’accordo: la lingua contemporanea di questa piccola nazione nordica di è dimostrata all’altezza del sommo capolavoro della letteratura europea medievale, e la nostra letteratura nazionale potrà ora entrare nelle case degli islandesi ed essere più conosciuta e apprezzata.

Va detto che una traduzione della commedia esisteva già, ma era in prosa: questa è una traduzione in endecasillabi e terzine dantesche, cosa che l’autore ha spiegato essere un ostacolo davvero serio, tanto che il lavoro gli è costato una decina d’anni. Immaginate dover tradurre nella vostra lingua avendo cura di mantenere il ritmo e il numero di accenti/sillabe, rispettando poi lo schema delle rime, con quella di mezzo a ogni terzina che deve essere impiegata per i due versi esterni della terzina successiva: ABA BCB CDC DED.

La cosa stupefacente, poi, non è tanto che il traduttore sia riuscito in questo intento è che il risultato sia una delizia poetica per le orecchie degli islandesi (cosa che effettivamente è), ma il fatto che lui fosse non già un poeta o comunque un traduttore di professione, ma piuttosto un…otorinolaringoiatra! Anche questo è Islanda, dove tutti devono essere poliedrici e sapersi improvvisare in mille mestieri per potersi adattare e sopravvivere a nuove circostanze.

Il libro è un piccolo gioiello, copertina rigida in tela, quaderni cuciti e non incollati, due segnalibri uno rosso e uno nero, testo italiano a fronte e versi numerati in rosso, noticing esplicative, una bella introduzione con uno schema dell’inferno dantesco e le sue sezioni, e disegni a matita di Ragnar Kjartansson, un famoso artista contemporaneo.

Una risposta a “L’Inferno di Dante in foggia islandese”

  1. Incredibile!
    Un paese che dà veramente valore alla propria lingua e che tiene in considerazione gli accademici che se ne occupano, ISTITUZIONI che partecipano ad eventi di questo tipo e PERSONALITÀ IN VISTA invitate ad ammirare i manoscritti medievali.
    In tutto questo, la cosa che mi sconvolge meno (seppure abbastanza sconvolgente) è che sia stato un otorinolaringoiatra a imbarcarsi in quest’avventura.
    Questo tuo post è stato una ventata di ottimismo e allegria. Grazie!

    (E grazie per tutti i tuoi racconti).

    Valentina.

    PS:
    Non so nemmeno una parola di islandese ma mi piacerebbe tantissimo ascoltare almeno i primi versi del primo canto… Video??

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