Norðurland: il nord dell’Islanda

La settimana scorsa sono venuti a trovarmi in Islanda alcuni membri della mia famiglia, e insieme abbiamo fatto un viaggio di tre giorni attraverso il Nord del Paese. Per motivi di tempo – e il lavoro arretrato con la tesi – non posso permettermi di descrivere nel dettaglio ogni fatto storico, geologico o naturalistico delle varie tappe che elencherò, né potrò compilare una lista esauriente di tutti gli stop che abbiamo fatto per ammirare il paesaggio o vedere qualche sito di interesse storico: ogni cento metri ce ne sarebbe uno.
Vorrei usare questo post come pretesto per mostrare come ho organizzato la vacanza. Ancora troppe persone si affidano ai prezzi esorbitanti dei viaggi organizzati, e sarebbe ora che si scantassero anche loro e iniziassero a organizzarsi le vacanze da soli. Così facendo, risparmierebbero e avrebbero molta più flessibilità di movimento. Questo resoconto riguarda un viaggio di tre giorni collocato in una vacanza di 6/7, in cui i rimanenti sono stati spesi nella regione della capitale. Non descriverò questi ultimi perché ho già scritto un articolo sulle cose interessanti da fare a Reykjavik, ma preciso che per tutta la vacanza la spesa si è aggirata intorno ai 600€ a persona, biglietto aereo escluso. 5 notti in ostello a Reykjavik e 2 ad Akureyri.
La prima cosa che ho fatto è stata prenotare l’ostello per i miei familiari, ho scritto che servivano tre posti letto per tre notti, e che sarebbero ritornati tre giorni dopo per altre due notti. Poi ho prenotato due notti ad Akureyri direttamente sul sito dell’ostello Akureyri Backpackers, che consiglio caldamente a tutti: pulito, efficiente e con una colazione a buffet da paura.
Dopodiché ho prenotato l’auto, sempre dal sito. Una Suzuki semplicissima e poco costosa, con una buona assicurazione. 270€ circa. I fuoristrada servono solo se si va nelle Alteterre, su tragitti a malapena segnati. Per le strade sterrate le gomme in dotazione vanno benone. Ovviamente bisogna fare attenzione a non centrare tutte le pietre di grosso taglio sul tragitto. Consiglio caldamente di consultare il sito Vegagerdin, in cui lo stato di ogni strada del Paese viene costantemente aggiornato (chiusura/ghiaccio/neve…).
mappa viaggio
imageLa prima tappa è stata Þingvellir, che ho già visitato mille volte, ma che la mia famiglia non poteva perdersi. Da qui, anziché tornare sulla strada 1, abbiamo proseguito a nord verso le montagne, seguendo la sterrata 52, dove abbiamo ammirato la desolazione primordiale tipica dell’entroterra islandese. Panorami che raramente si apprezzano nelle zone popolate vicino alla costa. Il lago di Sandkluftavatn è stato una piacevole scoperta.
imageSiamo tornati sulla 1 nei pressi di Reykholt, e abbiamo proseguito verso nord fermandoci per pranzo nell piccolo centro di Staðarskáli, dal quale si può ammirare il Hrútafjörður, che noi abbiamo trovato baciato da un sole stupendo
image [parentesi personale: mentre ero qui e pranzavo con flatkökur e hangjálegg, ho ricevuto una mail di accettazione al corso di laurea in islandese moderno. La scadenza per la domanda era a febbraio, ma ho mandato lo stesso una mail due settimane fa, e nella risposta mi hanno detto che la mia richiesta è stata accolta in quanto studente attivo all’Università d’Islanda con voti di prima classe. Ero felicissimo della notizia, ma non so ancora se potrò fermarmi subito e intraprendere questa nuova avventura. Prima devo trovare fondi oppure un lavoro, che con un corso di laurea triennale non dovrebbe incidere troppo, specie in virtù della competenza che ho già con l’Islandese antico].

imageLa tappa successiva è stata lo Húnafjörður, e il suggestivo scoglio detto Hvítserkur, che a me sembra un elmo medievale sotterrato per metà. La strada era una sterrata che deviava dalla 1, e scendere sulla spiaggia per i miei familiari non è stato facile, perché bisogna un po’ arrampicarsi su una parete scoscesa, ma ne vale davvero la pena.
image
image
Il resto del viaggio verso Akureyri ci ha portato attraverso paesaggi surreali, fiumi, laghetti, monti innevati, colline, cascate, fattorie sperdute e colorate…e Akureyri stessa ci ha colpito in modo particolare per essere davvero graziosa, ordinata e molto verde. Collocata nel fondo dell’ Eyjafjörður, circondata da alte montagne, gode di un microclima che la rende leggermente più tiepida e asciutta del sud dell’isola.
imageE il terreno è piuttosto fertile, il che permette la presenza di numerose aree forestate tutt’intorno, appollaiate sui pendii ripidi dalle cime spruzzate di neve. La sera, grazie alla luce forte che si protrae per tutta la notte, abbiamo passeggiato per la cittadina. Il sole basso alle 11 di sera colorava tutto di arancione, era di una bellezza indescrivibile.image
La prima tappa del secondo giorno è stata la famosa cascata di Goðafoss, o cascata degli dei, in cui gli idoli pagani sarebbero stati gettati dopo la conversione al cristianesimo. La cascata sembrava leggermente più piccola di come me l’ero immaginata dalle foto, ma la sua bellezza non ha deluso affatto. Si tratta di un’opera d’arte naturale. Non esagero.image
Fermata successiva lo spettacolare lago di Mývatn, che fa fede al proprio nome: lago dei moscerini. Appena scesi dalla macchina siamo stati avvolti da nuvole di queste bestie pre-isteriche (nel senso che ti causano un tracollo mentale), che cercavano riparo dal vento posandosi a frotte sulle nostre schiene. Il retro dell’auto in pochi secondi era tappezzato da questi mostri immondi, ma grazie al cielo non mordono! Il lago è una spettacolare raccolta di meraviglie geologiche, coni vulcanici, pilastri di lava, crateri causati da esplosioni di vapore…tra queste meraviglie, attenzione speciale merita l’area denominata…

image
Dimmuborgir, ovvero le “fortezze oscure”. Formazioni rocciose che ricordano le rovine di tetri castelli. Ho passeggiato in questa immensa distesa con la musica de Il Signore degli Anelli nelle orecchie. Vi consiglio di provarci. Sembrava di essere a Minas Morgul o in qualche altra parte non precisata di Mordor.

image

image
A nord del lago, superato l’insediamento di Reykjahlíð, abbiamo ammirato le acque azzurro pennarello dei bagni naturali di Mývatn, appena prima di superare un gruppo di montagne dall’aspetto marziano, per raggiungere l’area di Námafjall, dove si possono ammirare tantissime fumarole, macchie di zolfo e pozze di fango blu ribollente. Il calore che si sprigiona dalla terra è quasi incredibile. Sembrava la location di un film fantascientifico di esplorazione dello spazio.

image
Superato questa zona ci siamo diretti a Dettifoss, attraverso la strada 864, non particolarmente bella, ma piuttosto battuta per via dell’importanza della cascata. Qui il Paesaggio era lunare: rocce grigie e macchie di ghiaccio. Sembrava la terra poco dopo la sua formazione. La cascata è considerata la più potente d’Europa, e ho potuto ammirarla in pieno sole con un arcobaleno vividissimo a sovrastarla.

image

image

Il tratto di circa 20 Km verso nord per raggiungere Ásbyrgi era chiuso. Sembrava che la strada scomparisse dopo cinque metri come inghiottita dalle rocce. Per questo abbiamo dovuto seguire una lunga deviazione tornando verso il lago di Mývatn, e risalire la penisola passando per la cittadina di Húsavík. Una scocciatura doverla poi rifare a ritroso, ma i panorami lungo il mare ci hanno abbondantemente ripagato. Il canion di Ásbyrgi consiste in una formazione a ferro di cavallo, probabilmente scavata da una cascata biforcuta, poi esauritasi nel corso dei secoli. Al suo interno si trova una lussureggiante foresta, e sul fondo vi si trova un laghetto che si dice abitato da un mostro. La zona viene considerata nelle leggende la capitale del popolo nascosto, e guardandosi intorno non era affatto difficile immaginarsi il perché.
image

image

L’ultimo giorno abbiamo seguito una deviazione per visitare il centro di Hólar, antica sede vescovile per il Nord del Paese stabilita nel medioevo. Qui si trova la chiesa in pietra più antica d’Islanda, dove ho potuto suonare l’organo grazie alla sorridente custode. L’importanza culturale di questo luogo può essere apprezzata solo da chi ha studiato la storia islandese. Tutt’ora vi si trova un piccolo centro universitario specializzato in materie ambientali e turismo.
Siamo ritornati tagliando la penisola a ovest dello Skagafjörður fino al piccolo centro di Blönduós, dove abbiamo pranzato. Al ritorno abbiamo seguito la strada 1 fino a Borgarnes dove ci siamo fermati per un caffè. Abbiamo poi proseguito per la capitale attraverso il tunnel sottomarino di Hvalfjörður, e siamo arrivati intorno alle 9 di sera.
L’esperienza è stata ricchissima, e molto intensa, spero possa essere da spunto per le vostre vacanze in Islanda. Ormai il turismo in questo Paese sta esplodendo, con un processo che è iniziato tempo fa ma è arrivato a maturazione solo dall’anno scorso. Diventerà sempre più accessibile e popolare, e il mio consiglio è quello di non aspettare troppo. Non voglio addentrarmi in questioni sociologiche e filosofiche, ma il turismo di consumo, quello un po’ becero, sta trasformando il volto di questo Paese non proprio per il meglio. Fa molto bene all’economia, ma il flusso di denaro che i turisti portano si paga a caro prezzo.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: