Amo l’inverno islandese. I suoi colori, le sue atmosfere, le sue luci. Quelle del sole basso, quelle che si accendono nel cielo di notte, quelle delle candele. E poi i profumi. La cannella sopra a tutti. E poi c’è la natura che si contrae. La gloria splendida dell’estate cede lo spazio alle atmosfere contemplative e raccolte, i chiaroscuri sembrano disegnare i contorni di creature del mondo nascosto tra gli arbusti e le rocce. Le tinte calde del sole invernale, basso e freddo, distante e modesto, rendono tutto più delicato, incoraggiando alla riflessione, al fermarsi, all’ osservare i cicli delle cose e ad apprezzare il riposo, la preparazione delle stagioni a venire.

Appena il sole prende a scendere e a compiere archi brevi, quasi raschiando l’orizzonte, le strade della città si illuminano delle luci delle serie che qualche anima brontolona associa esclusivamente e con fastidio al Natale, ma che qui sono più il simbolo della speranza e della fiducia che si mantengono vive attraverso i mesi. Le finestre si accendono di quelle bellissime luci d’avvento, quasi che tutti partecipassero in un concerto di buona volontà, senza un direttore se non il battito dei loro cuori che pulsano all’unisono.
Così come la luce delle candele si perde nella luce estiva, così la propria vita svanisce nel brulicare della folla… ma qui non c’è folla. Ci sono i silenzi e c’è la quiete, interrotta forse da qualche grido di gioia all’apparire dell’aurora boreale che si stropiccia lungo la volta stellata.

E poi la cannella. Quando passi davanti a un forno che ha appena finito di cuocere i rotolini alla cannella, e il profumo ti attira all’interno come una trappola dolce. Allora entri, ti siedi, e fuori dalla finestra ci sono le montagne, oltre la baia, con le cime graffiate da sottili lingue di ghiaccio.
Anche il lavoro diventa più leggero, al pensiero di tornare a casa e accendere una candela, una luce soffusa, mettere un po’ di musica in sottofondo e trascorrere momenti di pace, magari mentre si aspettano gli amici o i parenti che verranno a cena, perché è questo il segreto dell’inverno islandese: il modo in cui esso ti costringe a non dare nulla per scontato; sia ciò la luce, il calore della casa, o la bellezza del trovarsi e ritrovarsi.
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