Listasafn Reykjavíkur, la Galleria d’arte di Reykjavík

La galleria d’arte di Reykjavík è divisa in tre edifici, dislocati in diversi punti della città:

Hafnarhúsið, “La Casa del Porto”, è la sede che si trova nel centro cittadino, a due passi dal porto vecchio, Gamla höfnin e presenta solitamente una mostra temporanea dedicata ad artisti e fotografi islandesi del momento, e una permanente dedicata a Erró, pseudonimo di Guðmundur Guðmundsson (1932-) l’artista pop islandese più famoso.

Kjarvalsstaðir, “Tenuta di Kjarval”, si trova a est del centro, presso il grande parco cittadino di Klambratún, e include anch’essa uno spazio per mostre temporanee di artisti islandesi del momento e uno spazio permanente dedicato a uno dei pittori islandesi più amati: Jóhannes S. Kjarval (1885-1972)

Ásmundarsafn, “Museo di Ásmundur”, si trova invece nel quartiere di Laugardalur ed è un museo dedicato alle opere dello scultore Ásmundur Sveinsson (1893-1982). [L’edificio è ora chiuso per lavori, ma riaprirà a breve nel 2021]

Il biglietto costa 1880 ISK a prezzo pieno, 1100 ISK per gli studenti ma è gratuito per minori e disabili, e dà accesso a tutti e tre gli edifici per un arco di 24 ore. Per chi vive in Islanda o possiede il codice fiscale islandese, è possibile acquistare un accesso annuale per 4600 ISK, oppure (ancor più convenientemente) è possibile acquistare un abbonamento annuale, la Carta della cultura di Reykjavík per un prezzo di 6500 ISK che garantisce l’accesso, oltre che alla Galleria d’arte cittadina, a 14 musei e più di 50 mostre [segnatevi questi numeri per quando vi diranno che basta una giornata per visitare Reykjavík], tra i quali il museo di Storia della città; al museo antropologico di Árbær, al museo di Cultura marittima, alla mostra sulla colonizzazione e al museo della fotografia.

Oggi, 31 gennaio 2020, sono andato a visitare Hafnarhúsið e Kjarvalsstaðir, ed è un’esperienza che consiglio a tutti. Nella prima, oltre alla mostra permanente su Erró, si trovava una mostra temporanea sui lavori del fotografo Ragnar Axelsson, i quali sono stati tra i responsabili del mio innamoramento per l’Islanda ai tempi dell’università. Mentre nella seconda, oltre alla mostra permanente con una selezione dei quadri di Kjarval, si trovava una mostra temporanea con lavori di Sigurður Árni Sigurðsson, che è stato rappresentante dell’Islanda alla biennale di Venezia, e quando Reykjavík fu eletta capitale europea della cultura nel 2000, una sua opera fu scelta come simbolo di quell’anno. Le sue opere e installazioni si trovano in diverse collezioni pubbliche e private in Islanda e nel resto d’Europa.

I lavori di Sigurður Árni, pur non entrando completamente nei miei canoni estetici, comprendono alcuni elementi che incontrano il mio gusto, e mi hanno incuriosito non poco.

Kjarval, invece, è un gigante dell’arte islandese, e un pittore che mette molte più persone d’accordo. Nato nella zona di Meðalland, non lontano da Kirkjubæjarklaustur, da una famiglia poverissima quanto numerosa, venne inviato a Borgarfjörður eystri per essere allevato. A 16 anni si trasferì a Reykjavík dove si mantenne lavorando. Nei mesi estivi fece il pescatore e studiò arte producendo soprattutto lavori a soggetto marittimo. Nel 1910 organizzò la sua prima mostra e l’anno successivo ottenne una borsa di studio per recarsi a Londra, dove restò ammaliato da Turner, e poi a Copenhagen. Nel 1920 trascorse ben 7 mesi in Italia, dove dipinse soprattutto panorami cittadini e ritratti, familiarizzando con la nostra cultura.

Alla fine degli anni ‘20 si trovava a Parigi dove esplorò cubismo e futurismo, mentre dagli anni ‘30 concentrò il suo impeto artistico sulla rappresentazione della natura islandese, presentandola in modo tradizionale, ma con uno stile tutto suo. A seguito del miglioramento delle sue condizioni economiche, poté finanziare diversi viaggi per l’isola, durante i quali produsse molti dei suoi capolavori. In particolare, trascorse lunghi periodi a Borgarfjörður eystri, nei fiordi orientali, dove aveva passato la sua infanzia, e a Kirkjubæjarklaustur, vicino al suo luogo di nascita: Systrastapi, la famosa “rupe delle sorelle”, e l’imponente Lómagnúpur figurano spesso nei suoi lavori. Fece anche dei campi di lava e del muschio un soggetto frequente, nobilitandole a soggetto artistico e giocando con forme e colori. Nel 1960 divenne il primo rappresentante dell’Islanda alla Biennale di Venezia, presentando 10 suoi lavori. Nel 1966 affondò il primo colpo di vanga sul terreno dove sarebbe poi sorto il museo a lui intitolato.

È forse l’artista più amato dagli islandesi, e già quando era in vita era diventato una leggenda tra i suoi connazionali. Un povero ragazzo di umili origini, cresciuto nelle campagne islandesi, e assurto ad artista di fama internazionale, particolarmente in un periodo, i primi decenni del Novecento, quando l’Islanda stava cercando di forgiare una propria identità nel contesto della lotta per l’indipendenza. Con il suo lavoro sui panorami islandesi ha, in qualche modo, canonizzato la natura di questo Paese, insegnando ai propri connazionali ad apprezzarla.

Al museo di Kjarvalsstaðir si trova anche un caffè bistrot, Klambrar bistrot, eccellente per pranzi e brunch, ma anche per un’elegante pausa caffè.

Conclusa la visita a Kjarvalsstaðir ci siamo spostati in centro, così da poter visitare anche la Hafnarhúsið.

La prima mostra che abbiamo visitato è stata quella di Ragnar Axelsson, conosciuto anche come RAX, classe 1952, fotografo di punta del quotidiano nazionale Morgunblaðið, e autore di numerosi libri di successo. Ho conosciuto il suo lavoro nel 2012, quando a Milano – precisamente in Via Zebedia, proprio accanto alla sede della facoltà di lingue e letterature straniere, dove ero studente di lingue scandinave, fu esposta una mostra di sue fotografie, che sono raccolte in un volume Andlit norðursins (“Volti del Nord”), il quale è dedicato alla vita in Islanda, nelle Isole Faroe e in Groenlandia.

La foto di copertina del volume fu anche quella che mi stregò alla mostra: “Presso Dyrhólaey, Guðjón Þorsteinsson, fattore di Garðakot. 1995”. Ho scoperto che Guðjón era morto già nel 2006, ma il suo volto segnato dal tempo e dal clima, profondo e sereno, immerso in quel paesaggio, su una spiaggia nera battuta dalle onde voraci dell’oceano mi aveva folgorato. Ho iniziato a pensare in modo più insistente all’Islanda, dopo aver visto questa foto.

La mostra permanente del museo è invece dedicata a Erró, artista pop tra i più notevoli del ‘900. Erró è cresciuto a Kirkjubær, la fattoria principale di Kirkjubæjarklaustur, figlio di Guðmundur frá Miðdal e Soffía Kristinssdóttir, che sposò in seguito Siggeir Lárusson. La coppia ebbe poi tre figli, tra i quali il nonno paterno di Lára, che è dunque pronipote dell’artista. Erró è cresciuto dunque a Kirkjubær osservando Kjarval che dipingeva, e questo è stato il suo primo incontro con l’arte, ma ha in seguito studiato all’estero e, in particolare, in Norvegia, Francia e in Italia, e proprio qui ha assunto il nome d’arte Erró (pronunciato “Èrrou”). Ho avuto l’onore di conoscere Erró tre anni fa, ad una festa privata organizzata proprio allo Hafnarhusið in occasione dell’inaugurazione di una sua mostra. Erró ha, nel corso degli anni, effettuato una massiccia donazione di sue opere (circa 4000) al comune di Reykjavík, che amministra il museo. Per questo il museo può organizzare una mostra diversa ogni anno e l’artista, che ora vive a Parigi, viene regolarmente per presenziare e per celebrare.

Una curiosità: Erró parla perfettamente italiano!

Vale dunque la pena tornare almeno una volta all’anno, ed essendo Erró un artista molto eclettico, l’esperienza può variare molto: l’artista può spaziare dai dipinti a olio d’ispirazione rinascimentale con elementi surreali ai collage di arte pop ispirati al mondo dei fumetti.

La sua tecnica pittorica è molto sviluppata, e mostra una chiara padronanza delle tecniche classiche di pittura ad olio. Nonostante il suo spaziare in forme d’arte pop, è un artista completo in grado di utilizzare forme e mezzi molto diversi.

Una cosa che mi preme sottolineare, e che a volte sfugge, è che le collezioni dei musei (non solo di quelle islandesi!) sono molto più vaste di quanto non si trovi in esposizione in un dato momento e che, particolarmente nelle gallerie d’arte, il materiale esposto può variare drasticamente, ragion per cui vale la pena tornare regolarmente per poter vivere esperienze e suggestioni nuove.

Una replica a “Listasafn Reykjavíkur, la Galleria d’arte di Reykjavík”

  1. Anche io ho visto la mostra a Milano di Ragnar Axelsson! Avevo scovato la mostra on line, gratuita e in un posto anonimo! Ma le immagini mi sono rimaste dentro.

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