Dopo l’ultimo post sulla storia delle letterature scandinave medievali, voglio pubblicare un post introduttivo sulle lingue nordiche che può rivelarsi utile a chi abbia solo una vaga idea di come siano messi i paesi del nord-Europa in quanto a idiomi. Per l’Italiano medio la situazione linguistica scandinava è alquanto nebulosa, e chiarirla non sarebbe affatto male. Gli articoli di Wikipedia sono o troppo dettagliati o insoddisfacenti, per cui voglio pubblicare questo sunto molto stringato così che chi è interessato possa farsi una buona idea complessiva della situazione di queste lingue nei loro rispettivi paesi. Non si tratta solo di una descrizione complessiva dei caratteri salienti di ciascun idioma, ma sono inclusi dettagli storici e morfologici a mio avviso davvero utili.
I paesi nordici sono: Danimarca, Svezia, Norvegia, Islanda, Isole Fær Øer, Finlandia, isole Åland. Le isole Åland fanno parte della Finlandia ma sono di lingua svedese, le isole Fær Øer e la Groenlandia hanno una struttura autonoma all’interno di un’ unione politica con la Danimarca. Questi paesi sono noti come Norden, parola che indica l’area dei paesi nordici, e si accosta all’aggettivo nordisk, che non significa settentrionale in modo generico ma è riferito ai soli paesi nordici. Questi paesi hanno una storia in comune e affinità politiche. Per un cittadino nordico è più semplice ottenere la cittadinanza di un altro paese nordico. La vicinanza culturale è fortemente sentita. Il consiglio nordico è organismo fondato nel 1952 con lo scopo di promuovere la cooperazione fra paesi nordici a vari livelli. All’interno del consiglio nordico c’è una sezione dedicata alla lingua. Il consiglio nordico dei ministri, fondato nel 1971, raccoglie i cinque ministri della cooperazione nordica.
Svezia e Finlandia hanno aderito all’unione europea nel 1995, mentre la Danimarca nel 1973, L’Islanda è un paese candidato mentre in Norvegia non si intravedono prospettive di adesione perché gli ultimi due referendum hanno dato esito negativo. La Norvegia aderisce però allo spazio comune europeo, patto contratto con Svizzera, Norvegia e Liechtenstein, che estende il trattato di Schengen anche a questi paesi, per facilitare la circolazione dei cittadini europei. Ogni paese ha diritto ad utilizzare la propria lingua e a vederla riconosciuta come lingua ufficiale dell’unione europea. Le lingue nordiche riconosciute come ufficiali dell’unione europea sono Svedese, Danese e Finlandese. Sebbene non faccia parte della penisola scandinàva, anche la Danimarca fa parte della regione chiamata scandinavia, per motivi culturali.
Le principali tappe del percorso storico comune che è a fondamento dell’attuale unione culturale e politica:
I paesi scandinavi si affacciano alla storia europea alla fine dell’alto medioevo. Fra l’ottavo e l’undicesimo secolo si creano dei regni, danese, svedese, norvegese. La Norvegia colonizzerà l’Islanda tra 874 e 930
L’annessione politica dell’Islanda (definita prima repubblica europea) alla Norvegia avviene tra 1262 e 1264.
Unione di Kalmar nel 1397, i tre paesi sono uniti sotto la corona della regina Margherita.
1523 Massacro di Stoccolma, il re danese fa sterminare i principali esponenti della nobiltà svedese, cosa che causa uno scontro che porterà alla separazione della Svezia dall’unione.
La colonizzazione svedese della Finlandia ha inizio nel medioevo e la Finlandia entrerà a far parte del regno di Svezia.
Quella che oggi è la Svezia meridionale, anticamente era parte della Danimarca, quando si parla di Svezia, in senso storico, si fa riferimento alla Svezia centrale.
Con le guerre napoleoniche si ha, nel 1809, la perdita della Finlandia che passa alla Russia.
La Norvegia scrive la sua costituzione nel 1814, in una fase di annessione alla Svezia. Il 17 maggio dello stesso anno dichiara la propria indipendenza ad Eidsvoll. I paesi europei hanno però altri progetti e annettono la Norvegia alla Svezia. Nel 1905 si avrà l’indipendenza definitiva.
La Finlandia dichiara la propria indipendenza nel 1917 nell’ambito della rivoluzione russa.
Le isole Åland desiderano l’annessione alla Svezia. Ottengono attraverso una serie di trattative di poter usare esclusivamente la lingua svedese rimanendo però sotto l’autorità finlandese.
Nel 1918 si ha la dichiarazione di autonomia dell’Islanda, territorio con il proprio parlamento e le proprie leggi. Il punto in comune era il capo di stato, che rimaneva il re di Danimarca. Nel 1943 la Danimarca aveva alcuni problemi interni perché occupata dai nazisti, approfittando di questa situazione, nel 1944 l’Islanda dichiara la propria indipendenza e si costituisce una repubblica.
Fær Øer eGroenlandia sono oggi territori autonomi all’interno del regno di Danimarca. Nel 1948 si ha l’autonomia delle Fær Øer, mentre per la Groenlandia verrà concessa quasi completamente nel 2009. Queste due regioni essendo autonome non fanno parte dell’unione europea.
Ci sono importanti conseguenze linguistiche legate alle sorti politiche dei paesi nordici.
Danese
Svedese
Norvegese
Islandese
Feroese
Finnico
Groenlandese/Inuit
Sami
Il consiglio linguistico nordico presenta otto sezioni ognuna delle quali dedicata a ciascuna delle lingue sopra elencate. Esiste un problema di classificazione di queste lingue. I Sami ad esempio parlano diverse lingue, alcune delle quali sono poco comprensibili tra loro. Danese, Svedese e Norvegese sono invece molto vicini ma vengono considerate lingue diverse, perché intervengono anche questioni storiche, IN altre circostanze queste lingue potrebbero essere considerate varietà di una stessa lingua. Ci sono però fattori storico-culturali che fanno sì che vengano considerate lingue diverse. Uno studioso molto celebre, il tedesco Heinz Kloss si è occupato approfonditamente di questa questione e ha individuato due tipi di lingue:
Abstandsprache (lingue per distanza → due modi di parlare talmente diversi che i aprlanti non possono capirsi. Questo meccanismo non funziona però di fronte a due parlanti uno Norvegese e uno danese, che si capiscono seppur percepiscano le loro lingue come entità differenti)
Ausbausprache (Lingua che è tale perché è stata concepita così culturalmente. Non c’è una distanza genetica che motiva la differenza, ma fattori culturali)
Il concetto di dialetto è estremamente vago, di solito consideriamo il dialetto come una varietà diversa e in qualche modo subordinata di una data lingua. Per evitare confusione e ambiguità, in linguistica si usa il termine varietà. Ogni differenza dà vita a varietà che possono essere intralinguisticheo extralinguistiche. Varietà non va confusa come variante. La prima è una differenziazione del sistema linguistico, la variante è un’ alternativa.
Le varietà diacronichesono le varietà susseguitesi nel corso della storia. Le varietà diatopiche, studiate dalla geografia linguistica sono varietà legate al luogo. Le varietà diastratiche variano secondo il livello sociale e sono oggetto di studio della sociolinguistica. Le varietà diafasiche si riscontrano nelle diverse situazioni sociali e ambienti, è il caso dei gerghi o dei linguaggi settoriali. Più varietà diafasiche o diastratiche sono di solito padroneggiate dal singolo parlante.
Le varietà diamesichesono legate alla differenza della lingua quando è trasmessa con diversi mezzi comunicativi, ad esempio scritto e orale, lingua del teatro, linguaggio di internet…
La varietà diamesica è molto importante in Norvegese, che presenta un grande numero di varietà diatopiche, che possono essere utilizzate in qualsiasi contesto. Nello scritto però i norvegesi scelgono una delle due varietà disponibili: Bokmål eNynorsk. I norvegesi non parlano queste due lingue, che sono solo scritte. Parlano usando la loro varietà regionale.
Le lingue del gruppo sami sono 7, e alcune di esse non sono inter-comprensibili.
All’interno delle lingue nordiche si colloca il gruppo delle lingue scandinàve. Questo gruppo può comprendere anche le lingue insulari di Islanda e Faroe, ma oggi si afferma la tendenza a considerare scandinave solo Danese, Svedese e Norvegese, perché islandese e Feroese sono molto differenziate rispetto alle lingue continentali. E’ vero che entrambe le lingue sono di provenienza scandinàva, per cui a seconda del criterio utilizzato, possono essere definite scandinàve 3 o 5 lingue. Spesso si usala distinzione di lingue scandinàve continentali e insulari, o scandinave e nordiche insulari.
In Norvegia Bokmålenynorskvengono chiamate målformer, forme/varietà della lingua.
Chi considera islandese e feroese come scandinave lo fa considerando la parentela genealogica di queste lingue con le scandinave continentali. All’interno delle lingue nordiche elencate riconosciamo tre gruppi genealogici:
Lingue scandinàve in senso lato, parte della famiglia germanica e indeuropea.
Lingue Uraliche: ugro-finniche e sami.
Groenlandese, che fa parte del gruppo eschimo-aleutino.
Esiste anche un criterio tipologico, che si basa sul funzionamento morfo-sintattico della lingua: isolanti, agglutinanti, flessive e polisintetiche.
Le lingue scandinàve sono flessive
Le lingue sami e il finnico sono agglutinanti
Il groenlandese è polisintetico.
All’interno della famiglia indoeuropea si ha la sottofamiglia delle lingue germaniche. Per famiglia si intende un gruppo linguistico derivante da un’origine comune. Mentre noi conosciamo l’origine delle lingue romanze, la lingua latina, questo non è il caso delle lingue germaniche. Noi supponiamo che le lingue germaniche provengano da un’antenata comune, il germanico, ma non abbiamo attestazione scritte in questa lingua, che viene detta dunque ricostruita. Infatti non possediamo nulla di diretto che ci informi sul funzionamento del germanico, possiamo solo fare delle ipotesi. I linguisti ricostruzionisti hanno tentato ai primordi descrivere le lingue originali, ma al giorno d’oggi tale approccio è considerato fallimentare.
Da questa lingua di cui non abbiamo conoscenze dirette, il germanico, abbiamo oggi tre gruppi di discendenti: Settentrionale, occidentale e orientale.
Al germanico orientale non appartengono lingue ancora vive, una sola di esse è attestata in forma scritta, attraverso la bibbia di Wulfila:
Gotico
Il ramo germanico occidentale racchiude:
Tedesco
Inglese
Nederlandese
Frisone
Afrikaans
Il ramo settentrionale comprende:
Danese
Norvegese
Svedese
Islandese
Feroese
Per la loro vicinanza queste lingue presuppongono un’origine comune. Sebbene non possiamo fare supposizioni sul germanico, abbiamo iscrizioni nella lingua originale da cui discendono le lingue scandinàve, ovvero le iscrizioni runiche, che per alcuni fanno pensare ad una fase comune tra germanico settentrionale ed occidentale, e che fosse il ramo orientale ad essere più marcatamente diviso.
Nel ramo settentrionale abbiamo una prima suddivisione sulla base di fenomeni fonetici: settentrionale occidentale e settentrionale orientale. Questa distinzione è data intorno al settimo secolo, prima del quale esisteva una fase in cui era parlata una lingua comune detta proto-norreno. Questa suddivisione raccoglie ancora gli sviluppi moderni: dal ramo occidentale derivano Feroese, Islandese e Norvegese, mentre a quello orientale Danese e Svedese. Questa distinzione non è basato sulla diffusione geografica ma su fenomeni fonetici, cioè sull’evoluzione della lingua.
Se confrontiamo:
ing.Stone
Ted.Stein
Nor.Sten
Got.Stains
Notiamo in queste lingue esiste una forte somiglianza, da cui possiamo costruire la base consonantica <st n>. Se confrontiamo i dittonghi possiamo ricostruite una forma ipoteticamente originaria <stain*>. Per il germanico settentrionale il lavoro è più semplice per il fatto che possediamo documenti scritti in scandinavo comune, in cui possiamo ricostruire la forma <steinn>, che troviamo anche nell’islandese moderno,mentre in danese e svedese troviamo <sten>: il dittongo /ei/ si monottonga diventando una /e/ lunga. Questi fenomeni fonetici danno vita a particolari isoglosse. Quando due isoglosse sono più o meno sovrapposte possiamo distinguere diverse varietà. Ancora oggi troviamo dittonghi nel gruppo occidentale e monottonghi in quello orientale. Il norvegese è ascritto al gruppo occidentale per la sua provenienza originaria, ma la forte influenza storica del danese ha introdotto molte forme danesi. Il norvegese ha fatto tesoro di queste due forme diverse, per esempio la forma dittongata stein indica una pietra preziosa mentre sten una pietra normale. Il danese è molto differenziato per la sua posizione geografica per cui si è spesso parlato di una divisione settentrionale/meridionale. Si affermò nel ‘800 un altro tipo di distinzione: continentale ed insulare. La differenza delle continentali è acuita da forti variazioni fonosintattiche iniziate dal medioevo che le hanno portate dall’essere lingue sintetiche all’essere lingue analitiche. Le lingue scandinave rientrano tutte nel gruppo delle lingue flessive, ovvero esprimono i tratti sintattici e semantici attraverso desinenze.
sing. Sten -> pl. Stener
Sebbene siano tutte lingue flessive, alcune di queste hanno un indice di sintesi superiore.
Le funzione sintattiche come i ruoli di soggetto ed oggetto sono marcati da desinenze diverse nelle lingue sintetiche, mentre per quelle analitiche è la posizione nella frase a chiarire i ruoli sintattici.
En mann ser en hund
La posizione degli elementi, ovvero l’ordine basico, nelle lingue scandinave è SVO. Se l’ordine viene invertito il significato della frase cambia.
En hund ser en mann.
Nelle lingue sintetiche, i ruoli sintattici non sono espressi tanto dall’ordine quanto dalla flessione nominale. L’islandese e il feroese marcano con desinenze diverse soggetto ed oggetto.
Drengur (ragazzo) la radice è dreng- mentre la desinenza è -ure segna il caso Nominativo
Stùlka(ragazza) formata da stul– + -a.
Drengurinn elskar stùlkuna.
Stulkusignifica ragazza al caso accusativo. Se in islandese inverto le posizioni di soggetto ed oggetto non vado a cambiare il significato della frase. Se voglio invertire i ruoli sintattici devo cambiare le desinenze:
Stùlkan elskar drenginn.
Nonostante questo le lingue islandese e feroese tendono comunque a seguire l’ordine SOV, ma una maggiore libertà è comunque possibile.
In origine tutte le lingue scandinave erano lingue sintetiche. Il passaggio da sinteticità ad analiticità è avvenuta nelle lingue continentali ma non insulari, infatti l’islandese mantiene quattro casi mentre il feroese tre.
La costruzione della frase è un altro fattore per la classificazione delle lingue, nella fase moderna questo è, come detto, SVO, ma nella fase antica l’ordine era SOV.
Ek HlewagastiR HoltijaR horna tawido.
Io Hlewagastir figlio di/proveniente da Holt feci il corno.
Le r maiuscole stanno ad indicare che nell’alfabeto runico erano presenti due caratteri diversi che probabilmente indicavano suoni diversi. La r normale indicava una r normale, mentre la R probabilmente stava ad indicare un fricativa sonora (una specie di /z/).
Ek Hlewagastir è soggetto, mentre horna è oggetto.
All’interno di ogni lingua scandinava si può distinguere una periodizzazione indipendente, ma possiamo distinguere fasi trasversali comuni:
fase antica (VII/IX sec. fino al basso medioevo).
Fase media (dall’ XI al XVI secolo)
Fase moderna (dalla metà del XVI secolo ad oggi).
L’evento centrale che segna l’inizio della fase moderna è l’avvento della riforma protestante e soprattutto la traduzione della lingua.
Possiamo parlare di lingue separate dal IX secolo, ovvero l’inizio dell’età vichinga che si colloca nell’antichità nordica e segna un passaggio tra l’antichità e il medioevo nordico. Nel 793 si ha la prima spedizione vichinga documentata, all’abbazia inglese di Lindisfarne che segna l’inizio dell’era vichinga. Il medioevo nordico va dal XI secolo all’inizio del 1500.
Danese
Nella fase antica troviamo una lingua che veniva chiamata Dønsk Tunga (lingua danese), termine che si riferiva a tuttal la comunitàdi parlanti scandinavi. Questo è legato al fatto che nell’età vichinga il maggior peso politico e commerciale è tenuto dalla Danimarca. Nel medioevo col cadere della forza danese si affermeranno le distinzioni nazionali.
Nonostante questo prestigio del danese, all’interno della Danimarca stessa, il danese non è lingua culturale, ma si affiancava al latino e al basso tedesco, lingua parlata nel nord della Germania.
Il basso tedesco è la lega anseatica, lega mercantile che instaura basi nelle principali città nordiche. Il basso tedesco ha un ruolo essenziale nello sviluppo successivo delle lingue scandinave continentale. Circa il 50% delle parole oggi usate è costituito da prestiti del basso tedesco. Questo è uno dei fattori di allontanamento tra le lingue continentali e quelle insulari. Non solo si prendono prestiti, ma anche morfemi che possono essere utilizzati per la costruzione di nuove parole.
Betale(pagare)
presenta un prefisso be che non esisteva nelle lingue nordiche, e che tutt’ora none site in islandese e feroese.
Bli/Bliva/Blive
E’ un altro prestito, che significa restare e diventare. Il secondo significato gli viene attribuito per uno spostamento semantico, perché il legame tra restare e diventare sono a stretti rapporto, il restare e diventare implicano un processo. (Vedi in italiano “Sono rimasto male”)
Questo verbo viene anche usato nelle lingue scandinave come verbo ausiliare per costruire la forma passiva.
Le prime attestazioni della lingua danese in testi più ampi delle iscrizioni runiche, e scritte in alfabeto latino e sono testi legali. L’alfabeto latino era stato importato con la cristianizzazione, che implica l’uso della lingua latina nella celebrazione liturgica e l’arrivo dei testi sacri scritti nell’alfabeto che si diffonde e viene applicato anche alle lingue volgari.
Un primo fattore importante per l’evoluzione della lingua è l’introduzione della stampa nel 1482, e l’adesione alla riforma protestante sancita nel 1536. L’adesione comporta l’abbandono della bibbia in latino e l’adozione di una bibbia in danese (Bibbia di Cristiano III) conclusa nel 1550.Esistevano traduzioni precedenti, ma venivano usate solo per usi personali, la differenza è questa traduzione verrà usata nelle celebrazioni liturgiche. La riforma protestante prevede anche che ognuno legga la bibbia personalmente e questo fa sì che la lingua volgare si affermi in modo uniforme, perché la traduzione della bibbia è la stessa in tutta la Danimarca. La Bibbia, per i suo prestigio, diffusione e unversalità, diventa il modello linguistico per eccellenza, a cui tutti scrivendo devono adeguarsi. Così si avviò il processo di standardizzazione della lingua. Questo concetto di lingua standard nel medioevo considerava una grande innovazione.
Nel 1683 viene pubblicata, ad opera di Cristiano V, la Danske Lov, raccolta di leggi.
C’è anche un influsso rilevante di altre lingue sul danese, basso tedesco (decaduto ormai con la lega anseatica )e latino. Con la traduzione in alto tedesco della bibbia, l’alto tedesco diventa lingua di prestigio e diventa la lingua della corte danese fino all’età moderna. Un’altra influenza culturale fortissima si diffonde: quella del francese, insieme alla lingua che diventa diffusa in scandinavia.
Nell’ottocento si affermano posizioni puriste tese ad eliminare prestiti ed influenze straniere.
Nella fase contemporanea la situazione cambia completamente, per l’influsso molto forte dell’inglese.
Il danese è lingua ufficiale nella Faroe e viene studiato tendenzialmente a scuola in Islanda. Le diverse varietà diatopiche possono essere raccolte in macro-aree: i dialetti dello Jutland, i dialetti insulari parlati ad esempio nelle isole di Fionia e sellandia, e il danese orientale parlato nell’isola di Bornholm e nella Svezia meridionale. Si ha una minoranza tedesca nel sud dello Jutland, così come si ha una minoranza danese nelle ex-contee danesi (ora tedesche)dello Schleswig-Holstein.
La storia di queste contee così contese si traduce nel fatto che il confine linguistico tra Germania e Danimarca non è affatto netto.
1864, guerra dei ducati e perdita di Scheswig-Holstein
1920, con un referendum dopo la sconfitta della Germania nella I guerra mondiale lo Schleswig viene diviso con prevalenza danese al nord e tedesca al sud.
Nel 1955 si ha un accordo tra i due stati che assicura l’insegnamento scolastico della propria lingua madre alle minoranze tedesche in Danimarca e quelle danesi in Germania.
Svedese
Dopo la fase più antica di attestazioni in alfabeto runico, le prime attestazioni in alfabeto latino sono le leggi locali: Västergötland. Importante la fondazione del monastero di S. Brigida a Vadstena, nel V secolo, che diventa un importante centro culturale. L’ordine brigidino si diffonde in tutta la Scandinavia e vengono prodotti testi volutamente contaminati di elementi danesi e norvegesi, per renderli accessibili ad un pubblico più vasto.
Passo fondamentale si ha nel 1483 con l’introduzione della stampa.
Nel 1526 l’adesione alla riforma protestante comporta la traduzione dei testi sacri, prima il nuovo testamento, e poi la bibbia integrale nel 1546, detta bibbia di Gustav Vasa.
La Svezia in questo periodo ha da poco ottenuto l’indipendenza politica dalla Danimarca e vuole sottolineare anche quella culturale. La lingua viene rivista e si definisce uno standard basato su scelte specifiche che sottolineino la differenza col danese.
In questo periodo si afferma la vocale atona -e nelle lingue scandinave, ma lo svedese fa una scelta conservativa e impone nell’uso la forma arcaica -a. [Sve] Gata; [Dan] Gate
Si adotta la grafia tedesca per le vocali che in danese e norvegese sono rappresentate da <æ> ed <ø>, sostituite da <ä>ed <ö>.
A metà del XVII secolo la Svezia conquista i territori meridionali che fino ad allora erano stati danesi. Nel 1658 si ha l’annessione di Jämtalnd e Härjedalen che comporta una forte assimilazione.
Nel 1732 inizia la pubblicazione del periodico Then Swenska Argus che promuovo un uso della lingua più vicino al parlato delle classi colte di Stoccolma. Questo livello di lingua viene anche adottato da una raccolta di leggi del 1734.
Nel ‘700 si una fortissima influenza del francese.
L’accademia di Svezia, fondata nel 1786, cura e salvaguarda la lingua svedese e nel 1801 promuove una riforma ortografica ancora oggi valida.
Oggi lo svedese è parlato da 9 milioni di svedesi in Svezia, in Finlandia e nelle isole Åland. I dialetti si dividono in 6 gruppi:
Svedese meridionale (detto anche danese orientale).
Dialetti di Västergötland e Östergotland.
Dialetti centrali (incluso quello di Stoccolma).
Dialetti settentrionali.
Svedese di Finlandia.
Svedese dell’isola di Götland, particolare perché considerato da alcuni studiosi una lingua a sé stante a causa della sua accentuata diversità nella fase medievale. Questi autori identificano il Gutnico come lingua scanidnava orientale assieme a svedese e danese.
I dialetti sono, allo stato attuale, in fase di regressione.
Esistono anche varietà regionali dello standard, molto evidenti nella pronuncia.
Svedese centrale; Stoccolma, Uppsala
Svedese meridionale; Scania
Svedese di Finlandia (che manca degli accenti musicali)
Svedese occidentale; Göteborg
Svedese settentrionale
Svedese di Finlandia: parlato dal 5% della popolazione, soprattutto sulla costa meridionale e nelle isole Åland. La popolazione bilingue si concentra nei centri suburbani. La Finlandia è stata colonizzata dalla Svezia già nel 1200, ma è passata alla Russia nel 1809 come granducato, per poi diventare. L’uso del finnico si afferma nel 1917, ma viene affiancato dallo Svedese che non perde subito lo status di lingua ufficiale.
Fino al 1940 si aveva una comunità di circa 9.000 parlanti di svedese in Estonia, che si è completamente spostata in Svezia a seguito dell’invasione russa..
Norvegese
Inizialmente il norreno (Old Norse in inglese) è la lingua di Norvegia, Islanda e isole faroe. Si ha una tradizione runica in Norvegia ma non in Islanda.
I primi documenti in alfabeto latino risalgono al XI secolo. Il modello seguito è quello anglo-sassone che faceva uso già da secoli di una versione dell’alfabeto latino. Viene raggiunto uno standard usato per la letteratura norrena sia in Islanda sia in Norvegia.
Nel basso medioevo si ha la fase del norvegese medio in cui prendono piede i dialetti.
La Norvegia viene annessa alla Danimarca e il danese diventa lingua ufficiale. La Norvegia da qui in poi sarà in una sorta di sudditanza politico-culturale.
Con l’adesione alla riforma luterana non si ha una traduzione della bibbia in norvegese, preferendovi l’utilizzo di quella danese. Anche le leggi vengono scritte in danese e gli stessi autori norvegesi, come Holberg, scrivono in danese.
Nel XIX secolo, con il romanticismo si ha un risveglio del sentimento nazionale , e nel 1814, anno di passaggio dalla dominazione danese a quella svedese, viene dichiarata l’indipendenza. Nella nuova costituzione si afferma che la lingua del paese è il norvegesema era completamente assente una koinè letteraria a cui far riferimento.
Il linguista Ivar Aasen studia i dialetti occidentali , perché più conservativi, con l’intento di creare una koinè artificiale. Dai suoi studi nacquero una grammatica e un dizionario, e la nuova lingua venne battezzata Landsmål (lingua del paese/lingua della campagna).
Nasce un problema dovuto alla rottura violenta che si ha con il passato culturale in lingua danese. L’élite culturale (Ibsen, Bjørnson) respinge la proposta di Aasen in quanto renderebbe problematica la comprensione dei testi della tradizione letteraria. Viene proposto un compromesso. Knud Knudsen propone di utilizzare la lingua parlata dalle classi borghesi di città, vicinissima al danese ma pronunciata alla norvegese. Si hanno anche dei riflessi nella scrittura, ad esempio il dan. gadeviene scritto gatesecondo la pronuncia. Questa versione del norvegese è detta riksmål, alla lettera “lingua del regno”.
Entrambe queste varietà furono riconosciute come ufficiali nel 1985. Lo scopo è stato per decenni quello di avvicinare gradualmente le due varietà per creare una varietà comune che sarebbe il sammnorsk, o norvegese comune. Questa politica dell’avvicinamento viene attuata con una serie di riforme, come quella del genere grammaticale. Le principali riforme avvengono nel 1907, 1917 e 1928. In particolare si introducono forme del nynorsk nel bokmal. Le nuove varietà si aggiungono come affiancamento alle varietà già presenti.
Sol/en Genere comune in dano-norvegese.
Il nynorsk distingue tre generi così sol è femminile e nella forma determinata è sol-a. Le due varianti non si escludono ma convivono. Gli insegnanti insegnano ai bambini che al forma corretta è sol-a, ma nel caso in cui un bambino scriva solen questo non viene considerato errore. Le forme secondarie vanno dunque mantenute. Nel nynorsk si ha anche la forma sol-i come forma secondaria in alcuni dialetti ed è quella scelta da Ivar Aasen in quanto più vicina alla desinenza norrena -in. Siccome quella in -i è meno diffusa si è scelto di prendere quella in -a. Questa situazione perdura ancora oggi. L’idea di perseguire la politica di avvicinamento è stata abbandonata, infatti le ultime riforme ebbero luogo nel 1981 e nel 2005 ma non posero come obbiettivo la fusione delle due varietà. La convivenza delle forme diverse dà una libertà particolare per la scrittura. Oggigiorno si ha una varietà detta riksmål, che non va confuso con il nome usato nell’ottocento per il bokmål. L’odierna riksmål è una varietà di bokmål fortemente conservatrice, usata da persone che sono contrarie al nynorsk e scelgono tutte le forme secondarie. La scelta sistematica delle forme tra parantesi porta ad una varietà particolare, che viene appunto detta riksmål.
Oggi la lingua norvegese è parlata da circa 4 milioni e mezzo di parlanti e il rapporto di scelta fra bokmål e nynorsk è 85% e 15%. Negli anni 40 si ebbe il culmine del numero di parlanti nynorsk con una percentuale del 35%, dopo di ché si ebbe il calo che portò all’abbandono della politica di avvicinamento.
Per ogni regione, sebbene ci siano ovvie differenze locali, la popolazione sceglie quale varietà adottare. Quella scelta viene poi insegnata ai bambini, sebbene nell’istruzione superiore i norvegesi studino entrambe le varietà. La regione di maggior concentrazione del nynorsk è l’ovest, regione più conservativa dal punto di vista dialettale. Nella regione di Hordaland prevale il Nynorsk, ma nella città di Bergen prevale il Bokmål.
Quando parliamo delle due varietà di norvegese parliamo solamente di varietà scritte, perché nel parlato è previsto l’uso dei dialetti, che hanno un ampiezza d’uso nei diversi domini funzionali che non ha pari in Europa. Tendenzialmente possiamo considerare cinque aree dialettali:
-Occidentale
-Centrale
-Orientale
–Trøndelag
-Settentrionale
Islandese
Appartiene al ramo occidentale delle lingue germaniche settentrionali. Nell’età medievale si parla di norreno, lingua comune e parlata in Norvegia e Islanda. L’Islanda viene colonizzata alla fine del nono secolo. Convenzionalmente nel 874. La varietà iniziale dell’islandese è dunque inizialmente una varietà di norvegese sud-occidentale. Gli islandesi la definiscono islandese antico per motivi nazionalistici, e soprattutto perché in Islanda la fioritura letteraria è superiore a qualsiasi altra lingua scandinava. Questa varietà si mantiene molto più conservativa e presenta un indice sintetico molto più alto.
Avvengono variazioni e fenomeni fonetici:
<á>: che indica una vocale lunga /a:/ in islandese medievale, oggi indica un dittongo /aʊ/
sjà (vedere) /sja:/ > /sjaʊ/
Un altro tratto islandese è il mantenimento della runa thorn <Þ>per il suono fricativo interdentale sordo e <Đ> per la corrispondente sonora.
In islandese moderno si ha l’accento fisso. La lingua si dice rizotonica, ovvero l’accento cade sulla radice, che è sempre all’inizio in quanto l’islandese non presenta prefissi. Cade sempre sulla prima sillaba anche in caso di prestiti.
L’Islanda diventa indipendente solo nel 1944, tuttavia alla lingua islandese corrisponde u destino ben diverso da quello della lingua norvegese. Il secondo era stato scalzato dal uso ufficiale dal danese, cosa che in Islanda non era avvenuta. La tradizione scritta prosegue per tutta l’età moderna, difatti abbiamo in Islandese una traduzione della bibbia del 1584, chiamata col nome del traduttore Guđbrandsbiblía Þorlákssonar.
In questo si intravede già la tendenza del popolo islandese ad assumere un atteggiamento particolarmente conservatore verso la lingua, che si traduce nelle tendenze puristiche che tutt’oggi caratterizzano le politiche linguistiche islandesi.
I fattori di conservazione sono dati dall’isolamento geografico, dalle differenze marcate tra islandese e altre lingue scandinave, la stampa è introdotta abbastanza presto così da fissare la tradizione, inoltre l’isola è sede vescovile così i testi religiosi vengono tradotti in lingua locale.
Mentre le lingue continentali spesso ricorrono a prestiti, in islandese si tenta di evitare questo processo e adottare parole già presenti estendendo il campo semantico, o creare neologismi attraverso composizione e derivazione.
Teatro si dice Teaternelle lingue scandinave continentali, mentre in islandese si dice leikhús. Con il termine sími, termine antico che designava il filo, si dà un nome al telefono, l’aereo si chiama Ƿóta, dal verbo turbinare. Questo processo ha successo perché la popolazione ha interesse e viene coinvolta direttamente nella scelta dei neologismi. Tónlistaspelari sta per iPod, tölva (computer) è dato dalla fusione di tala(numeri) e völva (indovino, vedi Voluspa).
Inoltre in Islanda manca una suddivisione diatopica paragonabile a quella delle altre lingue. Si hanno differenze minimali e di scarsa o nulla portata.
In Islanda mancano anche i cognomi ma si incentiva l’uso del patronimico o matronimico. Con l’aggiunta di -son (figlio) posposto al genitivo per i figli maschi e –dóttir per le figlie. Il patronimico non si sostituisce ai cognomi e non precede mai il nome (gli elenchi telefonici sono in ordine alfabetico per nome).
Feroese (o Feringio)
Il faroese è, come l’islandese, una varietà di norvegese. Le isole faroe vengono colonizzate assieme all’Islanda nell’età vichinga (793/1066). La presenza nordica in questo periodo si ha anche nelle isole britanniche. Fino all’epoca recente nelle Orcadi si parlava una varietà dell’antico norvegese. Il dialetto oggi parlato nelle Orcadi è detto Norn.
La tradizione scritta in faroese è molto povera. I primi testi scritti si hanno nel 1700. I principali eventi riguardanti le isole sono attestate nella Saga dei Feroesi. La tradizione è di carattere orale fino al 1700, quando si iniziarono a tradurre le ballate. Con il crescere dei nazionalismi anche nelle isole faroe si pone la questione della lingua, essendo i faroesi consapevoli che il danese non fosse la loro lingua. La situazione è diversa da quella islandese perché si tratta di creare ex-novo una tradizione, ed inoltre la frammentazione dialettale, a differenza dell’Islanda, è molto forte. A metà del 800 si cerca di mediare tra i vari dialetti presenti. Si cerca di seguire il modello islandese senza privilegiare alcun dialetto. Ha mantenuto il carattere sintetico e non presenta prestiti basso-tedeschi. Ha tuttavia grosse differenze con l’islandese difatti le due lingue non sono mutualmente intelligibili. I casi sono ridotti da quattro a tre, il genitivo compare solo in forme fisse e non si usa tendenzialmente nel parlato. Il rifarsi alla tradizione islandese comporta una base prestigiosa e la possibilità di lettura di opere in feroese da parte di parlanti islandesi. Questo comporta però una fortissima differenza tra parlato e scritto che non sono affatto biunivoche. In questo modo però non si dà a nessun dialetto una posizione di prevalenza. Nel 1850 Hammershaimb pubblica la sua proposta linguistica in una sorta di grammatica. Nel 1948 il feroese diventa lingua ufficiale. Ad oggi è parlato da circa 60.000 parlanti e con una forte frammentazione.
Finnico
Appartiene al ramo ugro-finnico delle lingue uralo-altaiche. È lingua agglutinante esprimendo le funzioni sintattiche e semantiche attraverso una lunga serie di suffissi. Il finnico presenta una ricca morfologia nominale, con ben 14 casi. Manca il genere grammaticale, il verbo avere (il possesso si esprime con altre forme, è il caso del verbo essere più il nome al caso adessivo).
Anche il finnico è ad accento fisico e presenta lunghezza vocalica e consonantica distintiva. Ci sono interessanti fenomeni morfologici, dati dalla gradazione consonantica (che può comparire con consonante semplice o doppia a seconda dei casi) e l’armonia vocalica (in una stessa parola possono comparire vocali o solo palatali o solo velari, non mescolate) e questa caratteristica si riscontra in alcuni dialetti norvegesi settentrionali.
Altra caratteristica interessante è la presenza di un verbo di negazione, per cui anziché usare un avverbio di negazione di usa un verbo di negazione che regge l’infinito del verbo. Il finnico si può dividere in dialetti orientali ed occidentali. La varietà che sia afferma come prestigiosa è quella occidentale, legata alla zona di Turku, zona a contatto con la Svezia e più rilevante dal punto di vista economico. Il finnico si afferma nella forma scritta nel sedicesimo secolo, quando il pastore luterano Michael Agricola codifica la lingua finnica a scopi di evangelizzazione. Uno dei momenti principali della raccolta del nuovo standard è la raccolta del Kalevale, poema epico, ad opera di Elias Lönnrot. Si cerca di epurare la lingua dai prestiti e si arricchisce il prestigio dei dialetti orientali che non erano stati interessati dall’influenza svedese. Nel 1863 il finnico è riconosciuto lingua nazionale accanto allo svedese. Oggi è parlato da 5 milioni di parlanti.
In Svezia e Norvegia la minoranza finnica è piuttosto rilevante. La prima rilevanza linguistica per numero. Nel 1999 il Finnico è stato riconosciuto fra le 5 lingue minoritaria autoctone.
Ogni stato ha individuato le proprie minoranze, come il tedesco in Danimarca. La Svezia ha individuato cinque minoranze linguistiche secondo le normative europee:
Lingue Sami
Lingua Finnica
Ròmani (una delle lingue parlate da rom)
Yddish (lingua delle comunità ebraiche europee)
Meänkieli (lett. “la mia lingua”, una varietà che originariamente era finnica)
Il 50% dei parlanti altre lingue, in Svezia, parlano finnico. Alle lingue minoritarie autoctone sono riconosciuti maggior diritti rispetto a quelle non autoctone, perché gli si riconosce un’importanza nella cultura locale.
Il meänkielisi è sviluppata dal finnico, ma oggi è talmente diversa che viene considerata una lingua a sé. È parlata nell’area del Tornedal, vicino al confine istituito nel 1809 al passaggio della Finlandia alla Russia. Al momento dell’istituzione del confine una parte dei parlanti finnici sono rimasti al di qua del confine svedese. I parlanti di questa varietà, che si oramai molto evoluta, è oggi usata da 25.000 abitanti.
Si hanno minoranze finniche anche in gruppi sami ristretti nella Norvegia centrale, la varietà parlata è detta Kven, parlato da pochissime migliaia di parlanti, perché queste comunità sono state sottoposte ad una forte politica di assimilazione linguistica.
Le lingue sami
Occupano una regione a cavallo di diversi stati. Sebbene siano considerate un’unica comunità linguistica, alcune lingue sami non sono mutualmente intelligibili.
Gruppi:
Finlandia Nord-orientale
Norvegia/Svezia settentrionale, parte della Finlandia settentrionale
Norvegia/Svezia centro-meridionale.
I confini statali avvenuti dopo hanno interrotto il continuum linguistico originario e hanno permesso lo sviluppo delle diverse varietà.
Si usava incentivare l’abbandono della lingua sami, e la discriminazione che derivava dal parlare lingue sami ha fatto sì che molti sami che avevano figli non parlavano con essi la loro lingua per evitare che i figli venissero discriminati. Questo significa perdere la presenza dei parlanti madrelingua. Dagli anni ’80 la politica è cambiata e sono stati riconosciuti numerosi diritti, come quello di avere un istruzione scolastica in sami. Questo ha fatto sì che coloro che erano stati cresciuti senza parlare la loro lingua sami hanno dovuto ri-apprendere il sami quasi fosse una lingua straniera.
Oggi le lingue sami sono legalmente riconosciute e sono garantite l’istruzione in lingua e l’uso ufficiale di queste lingue nelle aree in cui vengono parlate.
In Norvegia le lingue sami sono lingua ufficiale in 6 municipalità, 5 delle quali nel Finnmark e 1 nel Troms. In Finlandia l’area di concentrazione massima dei sami è il Lapland.
Nell’area centrale a cavallo fra Norvegia, Svezia e Finlandia si ha la concentrazione più alta di sami, si ha poi un’area costale lungo i fiordi norvegesi dove la popolazione sami è minoritaria, e una fascia attraverso Norvegia e Svezia dove vivono sami con uno stile di vita nomade, al quale si legano una serie di problemi, come la scolarizzazione.
La tradizione scritta è però relativamente antica se si pensa che la cultura sami è prevalentemente orale. L’uso della lingua scritta si ha nel diciassettesimo secolo per iniziativa del pastore luterano Nicholas Andreæ che tradusse la bibbia. I tentativi successivi sono tutti rientranti nella sfera religiosa, e a causa della frammentazione, si ha la messa per iscritto di varietà diverse. Un passo verso la sistematizzazione si ebbe nel 1840 con al proposta di grafia fonetica dovuta ha Niels Vibe Stockfleth. Nel 1851 partì una norma scritta ufficiale che cercava di mediare fra le diverse varietà. Solo in anni più recenti i Sami stessi iniziarono a occuparsi della loro lingua e nel 1978 venne elaborata una grafia ufficiale. Oggi i parlanti sono fra i 30.000 e i 50.000.
Ovviamente sono lingue ugro-finniche, agglutinanti, con un ricco sistema di declinazione nominale.
Presentano armonia vocalica e gradazione consonantica.
È usato anche il duale.
Solo dagli anni 30 del ‘900 si diffonde il termine Sami, tradizionalmente si trovano altre definizioni, la più famosa è Lapponi, termine la cui origine non è chiara. Si trova già nei testi norreni come Lappir. Saxo chiama la regione lappia. Probabilmente viene da un antico termine per definire gli straccioni.
Il termine Finni deriverebbe invece dal verbo finnir (trovare), in riferimento alla caccia. Nel passato la distinzione tra finni e sami non era chiarissima.
Groenlandese
Si definisce anche eschimese, termine derivante probabilmente da un termine nord americano per “mangiatore di carne cruda”, e inuit, letteralmente “uomo”. La prima colonizzazione della Groenlandia si deve ai Vikinghi, che fondarono comunità in groenlandia. Nel quattordicesimo secolo,a causa della peste, i contati si interruppero e poi, a causa di variazioni climatiche le comunità si estinsero.
Le saghe che raccontano della colonizzazione sono “Eiriks saga rauđa” e “Groenlandinga saga”. La Danimarca segue la sorte delle colonie norvegesi passando sotto la Danimarca. Nuovi colonizzatori danesi arrivano nel diciottesimo secolo, il più importante fu Hans Egede, con suo figlio Poul, che fu il primo a tentare l’elaborazione di una forma scritta di groenlandese nel 1755 per evangelizzare le popolazioni. Gli inuit stessi elaboreranno poi autonomamente il loro progetto linguistico. Il primo progetto scientifico si ha nel 1858 a opera di Samuel Kleimschmidt, la cui proposta, opportunamente rivista, divenne la forma ufficiale nel 1873. La Groenlandia passò nel 1953 da colonia danese a provincia e nel 1979 ottenne un trattato di autonomia, rivisto nel 2009. Oggi si contano circa 45.000 parlanti inuit, una piccola minoranza dei quali risiede in danimarca. La maggior parte della popolazione parla una varietà occidentale, usata per l’elaborazione dello standard, mentre meno importanti sono la varietà settentrionale.
Sikursuarsurpugut= noi navighiamo attraverso il grande ghiaccio.
Romani
I primi gruppi rom giunsero nel nord Europa nel medioevo, e subirono una forte politica di discriminazione. Le lingue rom appartengo al ramo indo-ario delle lingue indo-europee.
Si hanno due varietà, il ròmani e il romanès, quest’ultimo è una lingua creola e una sorta di koinè usata per le comunicazioni. I parlanti sono poche migliaia, in alcuni casi poche centinaia. La tradizione scritta non fa parte della cultura rom.
Yddish
Le prime popolazioni ebraiche giungono in Svezia negli anni ’70 del secolo diciottesimo. Linguisticamente lo yddish è una lingua germanica derivata dal tedesco medievale (medio tedesco). I prestiti ebraici sono numerosissimi. La differenza marcata è che questa lingua viene scritta usando l’alfabeto ebraico.
Lo yddish venne poi abbandonato per lo sterminio della shoa, e per il fatto che in israele venne ripristinato l’ebraico classico. Oggi i parlanti yddish sono una minoranza molto sparuta.
Le comunità ebraiche provengono principalmente dall’Europa orientale, si ebbe poi un’ultima ondata migratoria in Svezia nella seconda metà del 1900, anno dell guerra dei 6 giorni, dopo la quale un gruppo di cittadini israeliani decisero di spostarsi in Svezia.
Russenorsk
Un trade jargon, frutto della fusione di russo e norvegese, è un pidgin, ovvero una varietà linguistica usata per i contati tra parlanti di lingue diverse. Balenieri russi e norvegesi usavano strutture sintattiche e lessico di entrambe le lingue, dando vita ad una varietà usata soltanto nel contesto del contatto lavorativo. Questa non è una vera propria lingua. Se questo linguaggio si diffonde e nascono parlanti madrelingua, il pidgin diventa lingua creola.
Scomparve con l’interruzione dei traffici commerciali a seguito delle guerre.
Lingue dei segni/dei sordomuti
Vengono riconosciute come lingue a tutti gli effetti. In ogni paese si ha una lingua dei sordo-muti nazionale.
Inglese
La stragrande maggioranza dei nordici parla correntemente la lingua inglese. I centri per lo studio del bilinguismo tendono oggi a considerare bilinguismo la capacità di un parlante di esprimersi correntemente in due lingue. Possono anche essere state apprese in età adulta ma importante è che la competenza sia alta. Si pensa che si giungerà ad una situazione di diglossia. Che prevede la presenza di due lingue suddivise secondo domini funzionali.
Lingue delle comunità migranti
Parlate da piccoli gruppi di migrazione recente. Anche a questi gruppi sono garantiti diritti linguistici, come l’istruzione in parte nella propria lingua. Gruppi migranti sono presenti in tutti i paesi nordici. Negli anni ’60 e ’70 inizia il forte fenomeno di migrazione verso i apesi nordici, prima di questo periodo si osservava il fenomeno contrario, ovvero un’emigrazione delle popolazioni nordiche.
I gruppi principali sono, per la Svezia: ex-jugoslavi, in Danimarca: turchi Norvegia: pakistani, Islanda: polacchi. Ci sono moltissimi rifugiati politici, come gli iracheni in Svezia.
Dal punto di vista linguistico, la cosa interessante è che sono nate forme di commistione con l’aggiunta di elementi delle lingue dei gruppi migranti alle lingue locali dei paesi nordici. Questo fenomeno è avvenuto in quei quartieri urbani con una cospicua concentrazione di parlanti straniere. Sì sono creati così dei veri e propri socioletti.
In svedese si chiama innvandrarsvenska, miljon svenska, ovvero lingua usata nei quartieri costruiti negli anni passati per raggiungere il milione di abitazioni. Rinkeby svenska, varietà usata originariamente nel quartiere di Rinkeby. In norvegese si ha il kebabnorsk, del quale si è redatto anche un dizionario.
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Si conclude qui questa introduzione al panorama linguistico nordico, spero che per qualcuno sia stato adeguatamente illuminante!
Ciao Roberto, complimenti per il sito, sia dal punto di vista grafico che di contenuto. In bocca al lupo con gli studi e la tua passione per le lingue.
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