Lo abbiamo letto e riletto. Che fosse su guide turistiche, su articoli vari in qualche rivista di viaggi, o sulla rete, il consiglio è sempre lo stesso: vestitevi a strati. Oppure “a cipolla”, con questa espressione detestabile che si legge dozzine di volte nei commenti online ai post in cui la gente pone questa domanda fatidica: “Come devo vestirmi per andare in Islanda?”
Fermo restando che qui, nella vita di tutti i giorni, ci vestiamo come altrove nel mondo occidentale, quando si esce dalla città per avventurarsi nell’Islanda selvaggia, sono necessari alcuni accorgimenti, per cui mi rivolgo a chi viene qui in vacanza e ha in mente di uscire per delle escursioni.
Intanto controllate sempre le previsioni su una app o su un sito affidabile. Non fate l’idiozia di chiedere su qualche gruppo Facebook come sono le temperature. Guardatevele voi. Ci sono tabelle dettagliate con temperature minime e massime giorno per giorno e medie stagionali dettagliatissime zona per zona. Vedrete che tutto sommato l’Islanda non è così fredda. Le estati non sono mai calde, come invece può succedere in Scandinavia, Siberia O Canada, ma anche gli inverni non sono mai rigidi come in questi vasti Paesi che non beneficiano altrettanto dell’influenza del mare a causa delle loro dimensioni. Per gli Islandesi 5° è freddo. Se si scende intorno allo 0 è ískalt, “gelido”. Sono i russi e i canadesi che tollerano decine di gradi sotto lo zero e ne fanno un vanto. A Reykjavík la media per dicembre è -1°, mentre per luglio 14°. Poca differenza, quindi, nell’arco dell’anno, eppure differenze anche improvvise nelle condizioni meteo comandano questa necessità di flessibilità che si traduce con il perenne consiglio del vestirsi a strati.
La questione degli strati mi risulta davvero antipatica perché, a ben vedere, a meno che non siamo in maglietta e costume da bagno, siamo sempre vestiti “a strati”. La differenza sta nel quale tipo di strati, e qui voglio scendere nel dettaglio, con un esempio concreto.
La flessibilità del corredo di cui parlavo non deve venire al prezzo di goffi ingombri in valigia o nel momento della vestizione, e impacci durante le escursioni. Possono capitare giorni di calma piatta e sole in cui il calore porterà la temperatura a 20°, cosa che per alcuni sembrerà un freschino piacevole, ma scarpinare con un maglione sotto il sole a 20° significa scoppiare di caldo dopo poche decine di passi. Similmente, in una zona esposta e in un momento di cielo coperto, il freddo può penetrare rapidamente nelle ossa. L’altro giorno ero a Seyðisfjörður sotto una pioggia fredda che comandava maglione e impermeabile, ma dopo pochi chilometri di strada, a Egilsstaðir, ero sotto il sole e solo con una maglia.
Il mio consiglio è che se le temperature previste non scenderanno sotto i 10°, è meglio evitare i maglioni. Meglio una maglia abbastanza calda e una giacca non troppo pesante, meglio se impermeabile. Cuffia, niente guanti e sciarpa opzionale, se il vento si infila dal collo.
Se la temperatura va sotto ai 10°, quello che suggerisco – e che vedo fare dagli islandesi stessi – è questo:
- Maglia. Che sia di peso leggero ma che tenga bene il calore (personalmente le consiglio di pile di quelle economiche del Decathlon). Questa serve per intrappolare il calore corporeo.
- Un maglione di lana. Meglio se islandese e fatto a mano. Traspira, non si bagna se pioviggina, e soprattutto isola la maglia dall’esterno, impedendole di raffreddarsi.
- Pantaloni normali. Anche jeans. Se è prevista pioggia, si possono aggiungere i sovrapantaloni, ma possono risultare fastidiosi, quindi consiglio di tenerli da parte e indossarli in auto se se ne dovesse presentare la necessità. In alternativa, specialmente se volete fare trekking o percorsi impegnativi con guadi o altri, potete valutare i più costosi pantaloni tecnici.
- Calze in fibra naturale. Non per cultismo ambientalista, ma perché le calze sintetiche mandano in putrefazione i piedi, e i vostri compagni di alloggio pagheranno il prezzo della vostra scortesia. Meglio ancora indossare calze leggere di cotone e sopra ad esse calze di lana islandese, di quelle che trovate ovunque nei negozi di Reykjavík e nelle stazioni di servizio.
- Scarponcini comodi impermeabili con suola ben spessa: in Islanda si deve spesso camminare attraverso acquitrini o distese di pietre affilate come rasoi. Io uso delle Timberland prese in saldo in un supermercato italiano, ma ho ancora un paio di scarpe del Decathlon comprate nel 2014 per – mi pare – 60/70€. E ci ho fatto di tutto.
- Berretta/cuffia. Non di quelle foderate all’interno, che riserverei per l’inverno, quando si cammina nel vento gelato, visto che in estate vi farà solo sudare come degli ammorbati e continuerete a toglierla e a metterla. Serve qualcosa di traspirante, e che all’occorrenza potete sfilarvi e infilare in una tasca senza lacerarla.
- Sciarpa. Questa da tenere in macchina e al massimo indossare se il vento si fa davvero cattivo e non è prevista una scarpinata che avrebbe l’effetto di farvi surriscaldare. Se dovete scendere dalla macchina e stare mezz’ora a fare foto e guardarvi intorno, è meglio non trascurare questa possibilità.
- Guanti. Specialmente se piove e c’è un po’ di vento, le vostre mani inizieranno a gelare molto presto. Meglio i guanti a manopola, perché fanno distribuire bene il calore alle punte, a differenza di quelli con spazi individuali per le dita, comodi se dovete giocare a palle di neve, ma non molto efficaci nel tenere le dita calde. I guanti potete toglierveli per fare foto, ma meglio tenerli mentre camminate sotto la pioggia o nel vento, per non perdere l’uso delle mani.
- Impermeabile. Sopra al maglione, che se è islandese tollera bene un po’ di pioggerella ma non un’acquazzone, meglio avere un impermeabile leggero e con cappuccio. Ne ho trovato uno di IceWear in saldo da 12.000 ISK a 3000, quindi meno di 25€, e mi ci trovo benissimo: non aggiunge peso e calore inutili, visto che ci pensano il pile e il maglione, e tiene l’acqua a bada. Questi sono gli strati essenziali.
- Buon senso. Si commenta da solo.
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