Oggi è bolludagur, il giorno della “bolla”, un qualcosa che descriverei come un mega bignè. È tradizione, qui in Islanda, celebrare il lunedì prima dell’inizio della quaresima, banchettando con queste meraviglie, che si possono trovare in forme, colori e gusti diversi. La forma più comune è quella di un bignè grande quanto un’arancia, che si trova già riempito, oppure si può riempire a casa sbizzarrendosi, con panna montata e marmellata, per poi ricoprirlo con una generosa dose di glassa (glassúr). Molti islandesi si portano già avanti la domenica precedente, essendo lunedì un giorno di lavoro, e così ho fatto io, anche se ho avuto un bis generoso all’istituto Arnamagnæano, dove nella pausa caffè delle dieci e in quella delle quindici, hanno servito vassoi stracarichi di bollur grandi come meloni, imbottiti di panna e ricoperti di cioccolato. È bello poter essere di nuovo in istituto al 100%, prima di vincere il finanziamento di ricerca, quando lavoravo in asilo, potevo esserci solo al pomeriggio, e mi perdevo un sacco di cose. Essere in università a lavorare a stretto contatto con i professori i cui lavori leggevo con ammirazione quando ero studente a Milano è davvero qualcosa di bellissimo, specie nei momenti in cui ci si siede tutti intorno a un tavolo con una candela accesa per sorbire un caffè e azzannare delle bollur.

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