
Sono davvero felice perché per l’ennesima volta ho schivato il lavoro estivo di cameriere, e ho trovato qualcosa che mi permette di unire l’utile finanziario all’utile accademico. Purtroppo, essendo un prof. a contratto, il mio contratto non prevede un pagamento totale dei quattro mesi estivi in cui non insegno, così devo ingegnarmi diversamente per tirare fino al prossimo autunno. Alcuni miei fortunati amici stanno girando l’Islanda in qualità di guide, o illustrando i contenuti delle teche di vari musei di Reykjavík. Per quanto riguarda me, il mio lavoro estivo consiste nel contribuire ad un edizione critica di una delle saghe islandesi più importanti eppur meno studiate: “Mágus saga jarls”, la saga del conte Mágus; si tratta di un’epica cavalleresca in prosa, che trae spunto da numerosissimi testi medievali europei, rielaborando i contenuti in forma molto originale. La storia si svolge principalmente in Francia e Germania, e gronda castelli e magie. Il personaggio che dà nome alla saga compare anche in Pulci, Boiardo e Ariosto, come Malagigi (il saggio negromante). Purtroppo è stata poco considerata dalla critica perché nell’ultimo secolo ci si è interessati principalmente a saghe islandesi che riguardano l’Islanda e gli islandesi, per il nazionalismo che spesso permea questi campi di indagine. Oggi, vivendo in una realtà dai confini più permeabili, in un’Europa più unita, c’è più slancio nell’esplorazione e nella comprensione delle connessioni tra le varie tradizioni nazionali. A molti fanatici del purismo germanico primigenio e anti civilistico e della supremazia razziale questo non va giù (sia mai che i puri e machi vichinghi nordici fossero contaminati dalle effeminatezze della cultura europea) , ma le saghe e le due Edda sono il prodotto di una cultura cristiana e aristocratica, colta, letterata, esposta alle correnti europee, e con una conoscenza ora diretta e ora indiretta dei classici.
Ora, infinita è la carta che ancora si spreca sbobinando letture più o meno sensate della Njáls saga o della Egils saga, non che l’argomento possa dirsi esaurito, ma il sentore è che l’interesse accademico si stia spostando altrove, e mentre sussistono progetti di dottorato e ricerca incentrati su questi classici, molti nel campo non ne possono più di ascoltare lezioni pubbliche su vichinghi e saghe degli islandesi.
La saga a cui sto lavorando è una cosiddetta riddarasaga, ovvero “saga dei cavalieri/cavalleresca”; in questo gruppo di saghe si annoverano molte traduzioni di romanzi europei e letteratura cortese, ma la Mágus saga ha la particolarità di essere un’elaborazione estremamente creativa delle fonti a cui si ispira: non è una mera traduzione. è sopravvissuta in più di 70 tra manoscritti completi e frammenti, in versioni spesso molto diverse per lunghezza, e questo testimonia la popolarità di cui deve aver goduto tra il pubblico prima che il nazionalismo fissato su testi ambientati in età vichinga la relegasse nel dimenticatoio.
Il mio lavoro consiste nel preparare il testo di almeno un paio di questi manoscritti, che costituirà la base per un’edizione, a cui dovrà aggiungersi un meticoloso lavoro di analisi critica, storica, codicologica e tanto altro: essendo un’opera di ampio respiro, ha il potenziale di offrire spunti di analisi comparativa con altre tradizioni europee, e anche costituire oggetto di indagine socio-antropologica. Mi è stata fornita una vecchia trasmissione fac-simile compiuta decenni fa usando segni convenzionali di un font chiamato Reykjavik Times, che all’epoca era il meno peggio, ma oggi è un assoluto disastro: su macchine moderne è a volte illeggibile e non fornisce una rappresentazione fedele del testo medievale perché all’epoca non esistevano i font speciali UNICODE del progetto MUFI (Medieval Unicode Font project). Il mio compito è di convertire questo macello di simboli in un testo facsimile usando un font che supporti i caratteri medievali in UNICODE, che potrà in futuro essere convertito in XML più agevolmente, o espanso manualmente nel caso si voglia produrre un’edizione diplomatica.
Il lavoro non è semplice come può sembrare, perché non si tratta – come in effetti speravamo tutti – di una lunga serie di “trova” e “sostituisci tutto”, perché questo porta a colossali errori su vasta scala. Un esempio sono le abbreviazioni con lettere soprascritte, che l’autore della trascrizione ha reso con normali lettere in apice (come i simboli di “alla seconda”), quando dovrebbero essere uniti alla lettera che accompagnano. In quei casi, sostituire, ad esempio, “m+a in apice” con “m+ a soprascritto” non può essere fatto direttamente perché altrimenti tutte le m seguite da una normale a verrebbero sostituite da una m con una piccola a sopra. In quei casi si devono sostituire prima tutte le a in apice con a soprascritte, e poi bisogna sostituire tutte le “m seguite da a soprascritta” in “m con a soprascritta”. Un macello? Non vi copio i simboli perché potrebbero non essere mostrati correttamente sui vostri dispositivi, e sarebbe inutile, ma potete vedere un esempio nell’immagine alla riga 20, dove la u soprascritta segue la m anziché esserci appoggiata sopra come dovrebbe (questa foto è stata scattata prima che effettuassi le sostituzioni ulteriori). Comunque, a volte tocca spulciare con lo strumento cerca TUTTI gli esempi (che spesso raggiungono il migliaio), e sostituire uno per uno. Altre volte una sostituzione causa inavvertitamente la modifica scorretta di alcuni elementi contigui, che è difficile controllare in un testo di più di 300 pagine. Molte abbreviazioni non sono disponibili tra i simboli speciali, e vanno trovate soluzioni ad hoc, e alcune danno problemi di formattazione perché sono combinate in un modo che il computer non riconosce (se sono una sopra l’altra, per esempio, il computer può mostrare quella di sotto al di sopra e viceversa, o una di seguito all’altra).
Di tanto in tanto si rivela leggermente frustrante, ma non mi lamento assolutamente: si tratta di un lavoro che ho studiato a lungo per poter svolgere, e sono incredibilmente fortunato ad averlo ottenuto. Inoltre, la settimana prossima viene in visita mia madre, e ci aspetta un bel tour del sud e dell’est (che non ho ancora visitato!), dopodiché sarò stato quasi ovunque in Islanda, eccettuati l’interno, dove serve il fuoristrada e abilità di sopravvivenza da Bear Grylls, e le Vestmannaeyjar. Ad agosto mi aspetta anche la masterclass in studi codicologici nell’ambito della scuola estiva arnamagnæana, qualcos’altro di eccitante all’orizzonte!
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