Snæfellsnes

I miei articoli si sono fatti via via più rari, e il motivo è principalmente di ordine organizzativo: ho avuto troppo da fare! Il prossimo anno mi sono stati assegnati tre corsi e mezzo nel dipartimento di Italiano all’università d’Islanda, ed essendo il lavoro dei miei sogni voglio davvero dare il massimo; unite questo al dottorato incipiente e rimane davvero poco tempo da dedicare al mio blog, che è ormai nel pieno del suo sesto anno di vita (!),

Per un weekend è venuta a trovarmi una mia cara amica di Milano, che si trova in Erasmus in Svezia, a Lund. Volevo assicurarmi che facesse un po’ di esperienza dell’Islanda fuori da Reykjavík. Arrivata in città l’ho trascinata senza pietà ad una lezione del professore svedese Lars Lönnroth, che non volevo perdere, e dopo una cena veloce a base di harðfiskur, flatkökur e hangjálegg, abbiamo girato il centro di Reykjavík e visto i posti più importanti. Lei è rimasta molto colpita dal “feeling” della città, che di giovedì sera era piena di persone tra le dieci e le undici, con molti locali da cui usciva musica dal vivo, e la luce ancora forte illuminava i monti oltre la baia. Si aspettava un gruppetto di baracche abbarbicate su pendii rocciosi, come in Groenlandia, e invece ha trovato una cittadina molto viva e brulicante.

Il giorno seguente l’ho accompagnata nell’istituto Arnamagnæano, che abbiamo visitato, e proseguito con un tour fino a Seltjarnarnes, culminato con un pranzo al mio ristorante preferito: Kaffivagnin, sul molo di Grandi. Al pomeriggio le ho fatto provare l’atmosfere di Stofan, il mio locale preferito, mentre abbiamo dedicato il resto del pomeriggio ai preparativi per il giorno successivo.

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Partenza da Reykjavík tra le 8:30 e le 9:00, abbiamo attraversato il tunnel di Hvalfjörður e visitato la cittadina di Borgarnes, passando dalla chiesa di Borg, dove visse Egill Skallagrímsson, protagonista della saga omonima.
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Da qui ci siamo diretti a Helgafell, importante luogo di culto in epoca pagana, e sito di un monastero, nonché vivace centro culturale durante il medioevo. Da qui si poteva godere di una vista impareggiabile sulla regione del Breiðarfjörður, disseminata di isole, e sui fiordi occidentali in lontananza. Qui è anche il mitico luogo di sepoltura di Guðrún Ósvifsdóttir della Laxdæla saga, la cui trama ho riassunto alla mia amica, e che ha attribuito un significato particolare alla vista di quei paesaggi; significato che sfugge ai turisti che visitano l’Islanda per fare sport estremi, o per vedere meraviglie naturali.

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Per pranzo ci siamo fermati a fare un picnic in un piacevole sole primaverile, su un prato nei pressi del molo a Stykkyshólmur, e abbiamo preso un caffè nella graziosissima Nerfeyrarstofa, un ristorante-caffè dall’atmosfera accogliente e con uno staff davvero cordiale.

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La tappa successiva, dopo mezzogiorno, è stata la cittadina di Grundarfjörður, raggiunta dopo aver attraversato alcune meraviglie naturali, inclusa la Berserkjahraun, teatro di un episodio della Eyrbiggja saga.

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Da Grundarfjörður abbiamo raggiunto il famosissimo e fotogratissimo Kirkjufell (= Colle Chiesa), causa principale della recente epidemia di innamoramento per l’Islanda. Ogni articolo, sito web o sfondo desktop a tema islandese features questo benedetto rilievo, e le cascate di fronte ad esso, sull’altro lato della strada: KirkjufellsfossFare la foto trita e ritrita era obbligatorio, inflazione turistica a parte, si tratta di una vista meritevole.

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In seguito abbiamo proseguito verso la punta della penisola, dove abbiamo ammirato il cangiante paesaggio lavico alle pendici del vulcano dentro il quale si addentrano i personaggi del romanzo di Jules Verne “Viaggio al centro della terra”, lo Snæfell. Passati sul lato sud, avendo per sbaglio perso l’uscita per il paesino di Árnarstapi, abbiamo proseguito per una mulattiera nel cuore dell’area montuosa, per raggiungere le grotte di Sönghellir, dalle quali si gode di una vista incredibile, a un tiro di schioppo dal ghiacciaio che ricopre il vulcano.

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Ridiscesi, siamo andati ad Árnarstapi, dove abbiamo preso un caffè in un locale che consisteva in una casetta tradizionale in due moduli di legno, con il tetto coperto di erba, e da qui abbiamo percorso il sentiero lungo le impressionanti scogliere. Dopodiché abbiamo proseguito verso est.

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      Staðastaður (nome assurdo: “Posto dei posti”!), sulla strada, consiste in una casa e una chiesetta che passerebbe inosservata al turista distratto, ma che era il luogo di attività di Ari Þorgilsson hinn fróði, autore del famoso Íslendingabók, forse il primo testo ad essere mai scritto in vernacolo islandese, sulla storia del Paese dalla colonizzazione. Nella parte sud dove la penisola si incontra con il resto della terraferma, abbiamo visitato il sito delle imponenti colonne di basalto di Gerðuberg, e il sito di formazioni vulcaniche Rudmelar, per poi proseguire verso sud, sorpassando il sito di Eldborg (Fortezza di fuoco).

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Abbiamo saltato le grotte di Vatnshellir, perché visitarle con un tour guidato ci avrebbe fatto perdere troppo tempo, e sarebbe costato 3300 ISK a testa, e la spiaggiaimage di Djúpalónssandur, che ci sembrava la meta meno difficile da sacrificare. Lo abbiamo fatto perché tenevo particolarmente che la mia amica vedesse il parco nazionale di Þingvellir, essendo una studentessa di scandinavistica, per via dell’importanza storica del luogo. Invece di prendere il tunnel sottomarino, al ritorno abbiamo seguito il fiordo di Hvalfjörður, e sulla sponda sud ci siamo inoltrati nella valle assai poco conosciuta e battuta di Meðalfell, e sulla sponda nord del lago di Meðalfellsvatn abbiamo cenato nel graziosissimo Kaffi Kjós, che era pieno di islandesi, e dopo cena abbiamo assistito ad un falò celebrativo sulla riva del lago.

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Abbiamo raggiunto Þingvellir tramite una strada assai poco battuta su alcuni altipiani, e abbiamo ammirato un panorama incredibile con il sole freddo delle dieci di sera, senza anima viva a disturbare la nostra esperienza.

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