Trasferirsi in Islanda

[Trovate un articolo più aggiornato e completo al riguardo QUI]

Mi vengono spesso richiesti consigli, specialmente da parte di studenti o stagisti, sul tipo di preparazione (pratica ma anche psicologica) necessaria prima della partenza per questo Paese. Voglio qui elencarne un po’, e ne troverete alcuni ovvi, ma altri meno. La lista è un work in progress, per cui è soggetta ad aggiornamenti:

  • Informatevi con diversi mesi di anticipo sulla kennitala. Questo famigerato codice fiscale consiste nella vostra data di nascita più quattro cifre. Senza di esso non potete vivere in Islanda per più di tre mesi. Il procedimento per ottenerlo non è estenuante per i cittadini UE come per quelli extra-UE, ma è comunque un po’ lungo e laborioso. Dato che le regole cambiano spesso di anno in anno, e io l’ho ottenuto già nel 2014, non spiegherò le regole nel dettaglio, ma potete trovarle sul sito del Þjóðskrá (si legge qualcosa come “thiouscrau”, nel caso un islandese in carne e ossa ve ne parli, con th inglese). Una volta ottenuto, potrete aprire un conto in banca, cercare lavoro etc. Se trovate lavoro online prima di arrivare, il datore di lavoro dovrebbe iniziare la procedura per voi.
  • Diffidate dei consigli di chi ci è stato da turista. Anche se la visitano ogni anno dal ’76, i turisti non hanno veramente la percezione di cosa significhi vivere qui. Ne ho conosciuti alcuni che hanno davvero fatto le vacanze in Islanda per decenni, che magari hanno visitato luoghi che io non ho ancora sentito nominare dopo quasi 3 anni qui, ma ciò non si traduce in una reale comprensione del funzionamento sociale del Paese e della comunità. Stesso dicasi per le zone dove abitare, cercare lavoro, o per i posti in cui mangiare o svagarsi: può mutare tutto di mese in mese, e perfino io che ci abito fatico a tener dietro ai cambiamenti.
  • Non portate solo abiti orrendi in plastica e nylon imbottiti di piumino presi in offerta al Decathlon. L’Islanda è un Paese con un inverno mite, rispetto alla latitudine. Spesso fa più freddo nel nord Italia che qui. È fondamentale avere qualcosa di caldo e impermeabile, ma il resto della valigia lo potete occupare con qualcosa di più carino, anche perché una volta qui vi accorgerete di poterci permettere davvero poco, mentre gli islandesi intorno a voi saranno tutti sfavillanti ed eleganti (o almeno ci proveranno). Basta avere un giaccone caldo da indossare negli spostamenti, ma i vestiti per tutti i gironi non devono essere da spedizione.
  • Preparatevi al peggio. Il fatto che (almeno) il primo inverno sia spesso relativamente indolore, oltre a dipendere dalla fortuna di passarne uno mite come quello del 2016/17 che è quasi stato senza neve e vento, è condizionato in larga misura dalle aspettative catastrofiche le quali, rivelandosi poco fondate, rendono l’esperienza reale molto più leggera delle aspettative.
  • Cercate subito uno/più amici “del cuore“. Anche per gli animi più solitari e indomiti, venire qui può significare soffrire seriamente di solitudine, e magari di depressione. Io non ho quasi avuto contatti con altri italiani il mio primo anno, perché volevo fare lo splendido e darmi arie da internazionale, ma visto che l’amicizia per gli islandesi, americani, australiani, inglesi etc. è abbastanza diversa da quella nostrana, ho a volte accusato un certo isolamento. Pur essendo sempre in compagnia, mi mancava il sentire una connessione profonda con qualcuno. Sento spesso altri Italiani lamentarsi di questo, e non credo ci sia nulla da vergognarsi nell’aver bisogno di un rapporto privilegiato con altre persone.
  • NON FISSATEVI COL CAMBIO VALUTE. Lo scrivo in stampatello perché se c’è una domanda che detesto leggere sui vari gruppi a tema Islanda è (leggetevela con tono lagnoso): “Quanti soldi mi conviene portare? Che banche ci sono che fanno il cambio?”. Il contante in Islanda non si usa nemmeno per il caffè, è ingombrante, goffo e fa perdere tempo.
  • Portatevi una carta di credito. Alcune cose essenziali, come acquisti online di ricariche del cellulare da app, o i biglietti dell’autobus, possono essere pagati solo con carta di credito MasterCard o Visa, e alcune compagnie di noleggio auto pretendono che si paghi con carta di credito intestata alla stessa persona che fornirà il documento di guida. Avere solo una prepagata o una carta di debito vi creerebbe problemi di partenza.
  • Aprite un conto in banca appena arrivati. So che può dare molta ansia visto l’estenuante processo burocratico per aprirne uno italiano, ma in Islanda ci vogliono dieci minuti, due firme e un paio di fogli. Entrate, dite in inglese che vorreste aprire un conto, e  poi fanno tutto loro in pochi minuti.
  • Richiedete subito la carta di debito e magari anche di credito. In alcuni casi la carta di debito è anche abilitata agli acquisti online, pur non essendo di credito. E funziona contact-less. Qui, ripeto, si paga anche il caffè con la carta, ed è bello non avere spiccioli che pesino in tasca.
  • Per risparmiare fate la spesa a BónusPuò sembrare un consiglio ovvio, ma ho conosciuto persone che si sono fatte rapinare per lungo tempo accontentandosi del negozio più vicino (10/11 o addirittura Melabuðín, dove vendono dell’ottimo fois gras e caviale di salmone da urlo, ma che sconsiglierei per la spesa settimanale).
  • Scaricatevi la app di Strætó. Il servizio di autobus, non il migliore del mondo, ma c’è di peggio. Dalla app potrete acquistare i biglietti, inserendo il codice della carta di credito e un numero di telefono.
  • Dopo sei mesi di permanenza siete coperti da assicurazione sanitaria islandese, e non dovrete fare nulla di burocratico per accedervi.
  • Se abiterete a Reykjavík, cosa molto probabile, concedetevi delle pause dalla città. Non serve organizzare un escursione sul Vatanjökull, basta prendere un autobus e farsi un giro nella foresta di Heiðmörk, o anche lungo la spiaggia di Seltjarnarnes. Se vi stancate della città, probabilmente uscendone e ammirando la natura selvaggia, vi farà rendere conto che sicuramente non siete stanchi dell’Islanda in generale.
  • Cercate un ritmo di vita islandese. Se siete stakanovisti ossessivi, cercate di rilassarvi e prenderla come viene, o non durerete a lungo in questo Paese. Abituatevi ai servizi lenti, alla gente che si presenta tardi al lavoro ed esce prima, che si prende lunghissime pause e che si gode la vita quanto possibile. Senza giudicare, senza arrabbiarvi, senza criticare come nulla funzioni, nulla venga fatto per tempo, nessuno si organizzi. Bene o male lo stato funziona comunque, e spesso meglio del nostro.

2 risposte a “Trasferirsi in Islanda”

  1. ciao Roberto,
    sono Andrea, sto studiando sul tuo libro “fondamenti di grammatica norvegese”, come posso, se posso, contattarti in privato?
    grazie
    Andrea

    1. Ciao! Trovi il modulo di contatto nella sezione about su questo blog. Scrivimi pure lì!

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