La famiglia islandese

Mi hanno chiesto se è vero che la maggior parte delle famiglie islandesi siano allargate. Quando mi vengono poste queste domande mi allarmo sempre perché temo stiano circolando altri miti inarrestabili che si diffonderanno a macchia d’olio. Cerco sempre di non cadere nella tentazione di fidarmi della mia esperienza soggettiva e di guardare a dati sicuri, perché pur vivendo in Islanda potrei aver incontrato per puro caso un campione assolutamente non rappresentativo dell’intera popolazione.

In questo articolo avrei potuto limitarmi a presentare i dati e a discuterli, ma ho deciso di mostrare anche il procedimento che ho adottato per ottenerli, così da:

  • Darvi l’occasione di notare eventuali errori di procedura che rischiano di compromettere i risultati. (In ambito accademico è sempre fondamentale mostrare la metodologia dietro a una ricerca, perché da essa dipende in larga parte l’affidabilità dei risultati).
  • Dare il buon esempio su come si dovrebbero cercare le informazioni in rete.

È uno stereotipo abbastanza comune, quello per cui le donne nordiche sarebbero disinibite e “facili”. Questo nasce da una mancanza di comprensione dei loro costumi sociali, e forse anche dal fatto che ci sono più italiani che vanno al nord in vacanza e cercano avventure rapide nelle discoteche, piuttosto che italiani che si trasferiscono qui in pianta stabile e cercano/trovano l’amore. Altrimenti dubito che questo stereotipo esisterebbe. Il fatto, però, è che i rapporti occasionali esistono anche in Italia, ma non vengono considerati la norma dagli italiani perché, vivendo lì, hanno un quadro più completo. Tra l’altro, molto donne islandesi o residenti in Islanda sono stata assaltate e importunate su internet dopo la diffusione di false notizie che indicavano come il governo offrisse denaro agli stranieri per sposare una donna islandese. Una modalità da mercimonio di corpi femminili disgustosi, e che ha però avuto ampissima diffusione in rete, con molti uomini che hanno veramente creduto che uno stato volesse pagarli per prendersi una donna. Una versione impazzita ed estrema del peggior delirio maschilista. Ovviamente pochi si sono premurato di verificare l’attendibilitá di questa notizia.

La disgustosa campagna di disinformazione che ha portato molte donne in Islanda ad essere vessate da sconosciuti.

Quando ci approcciamo alle informazioni, purtroppo, entrano spesso in atto meccanismi perversi come il bias di conferma (per cui la gente cerca sempre dati che confermano i propri pregiudizi, e ignora quelli che li contraddicono) o la dissonanza cognitiva (per cui messi di fronte a una realtà che contraddice i nostri principi e le nostre aspettative, campiamo scuse che apparentemente appianino il conflitto). Specialmente online, non ci approcciamo alle discussioni con l’intento di imparare qualcosa o di ragionare assieme socraticamente per raggiungere un consenso valido: ci fiondiamo come tori cecati per far valere i nostri pregiudizi e affermare le nostre credenze e i nostri valori. È importante essere consapevoli di ciò per potersi bloccare quando questi meccanismi entrano in gioco, e adottare atteggiamenti più “evoluti” e maturi.

Se uno ha deciso che le ragazze islandesi sono facili, cercherà soltanto informazioni che lo confermano: un articolo che parla di un paio di ragazze madri e di come vivono servirà per convincersi che tutte le donne islandesi sono state ragazzi madri. Una donna islandese e risposata conosciuta per caso sarà la nostra prova che tutte le donne islandesi fanno figli con partner multipli.

[Tip: non cercare soltanto fonti che ti danno ragione, e non scartare quelle che ti danno torto.]

Per esperienza personale, devo ammettere, nonostante abbia conosciuto qualche ragazza madre (ma ne conoscevo di più in Italia), la maggior parte dei genitori che conosco vivono in una coppia stabile con figli che (presumibilmente!) “appartengono” a entrambi. La mia esperienza, tuttavia, non è necessariamente rappresentativa della realtà: è una realtà valida per me, ma non può essere usata per fare discorsi generali.

Ammettendo poi che possano esserci molte situazioni di questo tipo: ragazze madri, famiglie allargate etc., siccome so che in altri Paesi (penso agli Stati Uniti) la percentuale di madri single, o coppie con figli avuti da diversi rapporti precedenti cambia sensibilmente a seconda del censo e della situazione sociale, mi guardo bene dal generalizzare a tutta l’Islanda quella che potrebbe essere una mia esperienza di alcune fette della società in particolare, che non rispecchiano il quadro generale.

[Tip: non fermarsi alla propria esperienza personale o agli aneddoti.]

Per capire meglio la situazione del Paese nel suo complesso sono andato dunque a guardare le statistiche in merito, e in particolare ho cercato statistiche sulla percentuale di divorzi, la percentuale di matrimoni e la percentuale di bambini nati da fuori il matrimonio.

Non basta guardare il totale dei divorzi, perché se in Italia (esempio) si sposassero tutti, mentre in Islanda non si sposasse quasi nessuno, il dato sui divorzi non rispecchierà la situazione reale delle famiglie perche tante coppie possono essere “scoppiate” senza che ciò sia mai comparso in documenti ufficiali. Per questo bisogna anche vedere quanti sono i bambini nati fuori dal matrimonio, anche se pure questo dato è problematico, perché se da un lato può significare che tanti di questi bambini potrebbero vivere una separazione non legalmente documentata dei genitori, è anche vero che non sta scritto da nessuna parte che una coppia non sposata debba essere meno salda di una che lo è.

[Tip: sforzarsi di guardare la questione da più angolazioni per non cadere in semplificazioni riduttive.]

Ho fatto un controllo statistico per fornire dati incontrovertibili. Purtroppo non sono riuscito a trovare dati in parallelo dalle stesse fonti e sugli stessi anni, perché l’Islanda, essendo un Paese molto piccolo, viene spesso ignorata nelle statistiche, ragion per cui ho dovuto prendere i dati dell’Islanda dal sito della Hagstofa Íslands (l’ISTAT islandese), e quelle dell’Italia da varie classifiche internazionali, come quelle dell’Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione Europea) dove è molto più rappresentata dell’Islanda.

[Tip: considera sempre l’attendibilità delle tue fonti:un istituto nazionale di statistica non può essere messo sullo stesso piano di un giornalaccio webzine.]

  • In Italia ci sono 1,5 divorzi per 1000 abitanti (dati 2017)
  • In Islanda ci sono 1,6 divorzi per 1000 abitanti (dati 2011 – per qualche motivo l’istituto nazionale di statistica si ferma a quell’anno per i divorzi).

In questo caso la differenza è minima, e in Italia e in Islanda si divorzia più o meno con la stessa frequenza. Questo dato non rende però conto della possibile differenza in tasso di matrimoni sulla popolazione. Ho quindi cercato questo dato:

  • In Italia ci sono, sempre nel 2017, 3,2 matrimoni ogni 1000 abitanti.
  • In Islanda ci sono, sempre nel 2011, 4,6 matrimoni per 1000 abitanti.

Curiosamente – e contrariamente all’aspettativa che molti avranno avuto – ci si sposa di più in Islanda che in Italia.

Andiamo però a vedere i dati sulle nascite dentro e fuori da unioni matrimoniali: ho cercato quindi statistiche sulla percentuale di bambini nati all’esterno di un matrimonio:

  • In Italia, nel 2011, erano il 26,3% del totale.
  • In Islanda, invece, nel 2018 erano il 58%.

La differenza è qui molto grande, e forse rende conto della percezione diffusa che in Islanda la famiglia tradizionale sia un’istituzione meno “onorata” che in Italia. Questo non è però assolutamente vero, perché i dati sul divorzio riportano una differenza minima, mentre quelli sui matrimoni ci dicono che in Islanda ci si sposa di più. La differenza è nella quantità di gravidanze fuori dal matrimonio..

Giocoforza, questo si tradurrà in alcuni casi nella creazione di famiglie allargate, una volta che il genitore single avrà trovato un nuovo partner, ma questo non implica nulla rispetto all’atteggiamento islandese nei confronti della famiglia. E questo credo sia il punto più importante: a volte sembra che questi dati vengano usati per suggerire che in Islanda la famiglia come unione di due persone che si amano e prendono un impegno a tempo indeterminato l’uno verso l’altro sia considerata obsoleta, e siccome l’Islanda (nei sogni di chi non la conosce bene) è l’Eden sub-polare, ciò significa che per progredire bisogna scardinare la famiglia.

La situazione è ben diversa e viene spiegata bene in questo articolo:

Per una serie di ragioni storiche e pratiche (specialmente economiche), in Islanda la trafila per una coppia è spesso: incontro > gravidanza > convivenza > nascita del figlio > matrimonio (Mentre in Italia abbiamo incontro > convivenza > matrimonio > gravidanza > nascita del figlio).

Il matrimonio è visto come una necessità pratica legale, ma non come qualcosa che abbia alcun risvolto concreto nella vita della famiglia. Lo si fa con lo spirito di sbrigare una pratica necessaria nel caso qualcosa succeda al partner e l’altro non abbia alcun diritto legale, ma l’atteggiamento e l’impegno profuso dalla coppia non sono diversi da quelli di una coppia italiana che si è sposata prima e ha fatto figli poi. Tra l’altro questo ci dice anche che non è da escludere che diversi di quei bambini nati fuori dal matrimonio, a qualche punto della vita si troveranno i genitori biologici sposati. Se in Islanda è costume sposarsi dopo la nascita di figli, è normale che il numero di figli nati fuori dal matrimonio sia alto, ma non implica che gli islandesi non abbiano riguardo per tale istituzione legale.

Non si può pensare, come viene spesso fatto, di estrapolare dati come le gravidanze fuori dal matrimonio se si sta muovendo una campagna feroce contro l’istituzione familiare per motivi personali. Ho visto spesso persone inferocite che detestano l’idea di famiglia tradizionale (e in questa includo anche una famiglia omosessuale che sia formata da una coppia stabile con figli), dipingere l’Islanda come una sorta di conigliera dove si fanno figli in giro cambiando partner a caso. Il passo successivo è sostenere che siccome l’Islanda è un paese nordico, molto progredito sul fronte dei diritti civili, allora il futuro ineluttabile deve essere pensato con il superamento della famiglia tradizionale. Dunque si estrapola e decontestualizza un dato (“quello sulle gravidanze extraconiugali”), per poi fare un affermazione falsa (“in Islanda le famiglie sono soprattutto allargate”) e trarne delle conclusioni che confermano la nostra idea (“la famiglia tradizionale va superata/eliminata”).

Per concludere, dati alla mano si può dire invece che, pur con premesse diverse, e attraverso una trafila diversa rispetto a quella italiana, il matrimonio non sia meno “sentito” in Islanda che in Italia, e non è quindi vero che la maggior parte della famiglia sarebbero allargate.

Nota, parlando con la mia compagna islandese, mi diceva che effettivamente lei stessa conosce solo un paio di situazioni di famiglie allargate, che spesso queste possono essere il risultato del fatto che si è avuto un figlio troppo presto, non di scelte consapevoli, e che se è vero che gli islandesi non giudicano apertamente (visto che sono un popolo molto “vivi e lascia vivere”) è anche vero che sarebbe una follia suggerire che queste situazioni siano la normalità, perché ciò implicherebbe che le coppie si formino già con l’idea che un domani si separeranno e faranno figli con altri, e dubito potreste trovare qualcuno che inizi una vita di coppia con queste premesse, a meno che non sia qualche uomo egoista interessato a riprodursi il più possibile senza riguardo per la sua responsabilità di padre. Vi ci vedete, voi, a iniziare un progetto di coppia con l’idea che tanto nel futuro vi lascerete – figli o non figli – per andare a stare con altri? Suggerire che la famiglia allargata sia la norma in Islanda, implica anche suggerire che la famiglia allargata sia una scelta consapevole, cosa assolutamente falsa. Le famiglie allargate in Islanda sono qualcosa che “capita” al seguito del fallimento di rapporti di coppia, esattamente come altrove. Nessuno sceglie alla partenza di avere famiglie allargate.

____________________________________

Questo articolo è stato pubblicato nell’aprile 2020. Nel mese di settembre dello stesso anno, è stato pubblicato un articolo sullo European Journal of Population, il quale fornisce un analisi molto più rigorosa, approfondita e circostanziata del fenomeno di quella che ho fatto io, ma giunge alle medesime conclusioni:

«As a concluding remark, our estimates indicate that the high nonmarital birth rate in Iceland is mainly a consequence of women having children before marriage, but it does not signal any retreat from marriage. Marriage still is a later-in-life event, and we find scarce evidence that the intensities to marry decline over time. Also, the vast majority of children appear to be born to stable couples but not to single women (see Appendix Fig. 5), an important distinction when analysing nonmarital childbearing (Thomson 2005).»

(Come commento conclusivo, le nostre stime indico che l’alto tasso di nascite extra-coniugali in Islanda è soprattutto una conseguenza del fatto che le donne hanno figli prima di sposarsi, ma ciò non implica alcuna diminuzione dei matrimoni. Il matrimonio è un evento che avviene più tardi nella vita, e abbiamo scarse prove che indicono un trend in diminuzione per i matrimoni nel corso del tempo. La maggior parte dei bambini sembra nascere in coppie stabili e non da ragazza madri, una distinzione importante nell’analisi di nascite extra-coniugali)

Quindi concordiamo sul fatto che le donne islandesi si sposano a tassi comparabili ad altre nazioni, con la differenza che si sposano con i padri dei loro figli soltanto in un secondo momento.

2 risposte a “La famiglia islandese”

  1. Avatar natalromagnolo@outlook.it
    natalromagnolo@outlook.it

    Buonasera complimenti per gli articoli sull’islanda.prima o poi dovro’farmi un giro.di che ti occupi li

Rispondi a natalromagnolo@outlook.itAnnulla risposta

Scopri di più da Un italiano in Islanda

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading