Laurea in tasca e sguardo all’orizzonte

Ciao a tutti, questo sarà un aggiornamento principalmente personale, dato che non mi faccio vivo da un po’ e qualcuno potrebbe aver iniziato a temere per la mia sorte. L’autunno è ormai avanzato e inizia già a sentire d’inverno: qualche gelata notturna, molta pioggia, neve sui monti e un’infinità di aurore boreali.

Ho ricevuto il commento e il voto alla mia tesi, e dunque ho – non ufficialmente fino alla cerimonia di laurea – concluso i miei studi magistrali in terra islandese. Il livello del lavoro per una tesi di laurea magistrale è, inutile dirlo, molto più arduo di quello previsto per la laurea triennale. Ancor più per il fatto che la tendenza, tranne nel Paese di Sbrodolonia che è l’Italia, è quella di accorciare la lunghezza degli elaborati per forzare i candidati a esprimersi in modo conciso, come dovrebbe essere per i lavori accademici che esistono per aggiungere materiale al sapere umano e non per mettere in mostra le doti creative ed oratorie dell’autore, che può sempre scrivere dei romanzi, se proprio deve. A Cambridge la lunghezza richiesta per una tesi magistrale è di 15.000 parole, qui in Islanda tra le 16.000 e le 20.000. La mia era di circa 17.000 se ben ricordo.  Il passaggio del commento che più mi ha soddisfatto è stato il seguente:

“The author more or less masters the subject and he shows that he is quite well acquainted with it; and he writes good and readable style. The most significant contribution of this thesis lies in the fact that the author provides the results of his counting of both examples of a traditional use of letters and a new use of them, that point to changes in the scribes’ language, and he compares the figures for each scribe. Therefore, it is easier for him to for the status of the linguistic changes in question.”

I punti deboli del lavoro sono stati alcuni riferimenti che mancavano nella bibliografia, e il fatto che non ho spiegato schematicamente il modo in cui ho selezionato i passaggi da analizzare dal manoscritto, ma non posso ritenermi che soddisfatto: si è trattato di un lavoro molto intenso nell’arco di tre mesi d’estate, dopo un altrettanto intenso semestre di studio.

Terminato questo percorso, però, ho deciso di non tornare in Italia e sprecare un anno cercando cose in giro e girandomi i pollici facendo qualche lavoretto saltuario di quelli che il panorama cremonese ha da offrire ai giovani, così sono rimasto in Islanda e, mentre cerco qualche idea fruttuosa per il dottorato, ho iniziato il BA in Islandese moderno, così da imparare decentemente la lingua. Nel frattempo, per non mollare con gli studi medievali, sto facendo un’internship all’istituto Arnamagnæano, collaborando al WikiSaga project in qualità di editor. Inoltre, sto anche collaborando con Jesse Byock, revisionando alcuni capitoli del suo libro Viking Language per una futura edizione. Per ora ho letto l’intero capitolo sulla saga di Hrafnkell in antico islandese, evidenziando problemi nelle spiegazioni in nota, aggiungendo o eliminando dettagli dalle note, e controllando che le voci fossero tutte inserite nel glossario. Lavori certosini che non fruttano nulla, ma mi auguro siano un investimento per il futuro.

aProgrammo di tornare in Italia a Dicembre per circa un mese, e il pensiero mi suscita emozioni contrastanti: non vedo più le stesse facce e gli stessi angoli cremonesi da più di un anno.

Nel frattempo, però, mi godo l’Islanda finché dura il mite clima autunnale, e oggi ho fatto una scampagnata sulla penisola di Reykjanes, visitando il lago di Kleifarvatn, e il paesino di Grindavík.

aaa aa

Le giornate scorrono ora lente ora rapide, e cerco di prepararmi all’inverno islandese, che è lungo e duro, come già sapete. Ho intrapreso un cammino particolare, e so bene che comporta rischi immensi percorrere strade di questo tipo, ma ho preferito rischiare e trovare tutta la felicità che puntualmente mi folgora qui in capo al mondo, dove continuo a conoscere persone incredibili da tutto il mondo e fare esperienze che mi permettono di sentirmi davvero soddisfatto della mia vita – per quel poco che vale. Se avessi scelto una (presunta? illusoria?) sicurezza di stampo provinciale come spesso è il caso in posti come la mia Cremona, sarei rimasto costantemente insoddisfatto della mia esistenza. Credo che tutte le esperienze vissute fin’ora e le amicizie che continuo a stringere sono la migliore scommessa per il futuro, e mi permetteranno di affrontare i momenti più difficili, meglio di qualsiasi alternativa che avrebbe potuto consigliarmi una qualsiasi prozia.

Una risposta a “Laurea in tasca e sguardo all’orizzonte”

  1. Bel post e magnifiche foto. Congratulazioni per la tua laurea e auguri per il futuro. Lo dico da persona che ha fatto il dottorato in Italia e non ha ancora finito di pentirsi 😉

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