Non nascondo di avere un’ottima padronanza dell’inglese, avendo avuto un rapporto molto stretto con le isole Britanniche da quando ho 17 anni, al punto da poter dire che per me non è una lingua straniera, ma parte integrante della mia identità. Questa padronanza però non è nata dal nulla o grazie a qualche talento particolare, è piuttosto il risultato di un costante ed intenso lavoro autonomo. Per questo molte persone rimangono deluse o stupite quando mi chiedono di svelare loro il mio segreto per l’apprendimento linguistico: non ne ho nessuno. Posso solo suggerirvi di lavorare intensamente e costantemente sul lato pratico ( qui trovate alcuni miei consigli più specifici).
Dalla mia pur breve esperienza di studente e insegnante, però, ho imparato qualche lezione importante su quello che garantisce un fallimento totale nell’apprendimento linguistico, e qui trovate un compendio su come colare a picco nell’impresa:
Specialmente quelli ricercati che in auge nella letteratura ottocentesca.Meglio ancora se non sono più in uso. Fate i finti scandalizzati di fronte ai termini volgari e sforzatevi di entrare a far parte di quella genia di imbecilli che conosce i termini per “coibentazione, parossismo, defraudare”, ma poi non sa come dire “tiepido, lavandino, detersivo”.
Occhio, eh! Non osate dire una singola frase se prima non vi siete assicurati di conoscere a memoria ogni verbo o forma plurale o flessa irregolare. Non sia mai che rischiate che vi capiscano lo stesso, anche se usate una desinenza regolare su un verbo irregolare. Meglio se proprio tacete del tutto.
“The cat is……the table. (on, beautiful, hello)”, con esercizi di questo tipo potete star tranquilli che non immagazzinerete niente, specie se li fate distrattamente senza nemmeno leggere le frasi per intero. L’importante è avere l’eserciziario bello pieno di completamenti vostri scritti a matita: vi danno l’illusione di aver lavorato tanto anche se poi non avete imparato un fico secco.
Tanto non capirete.
Mi raccomando: se volete imparare qualcosa di più sulla famiglia reale, sui luoghi da visitare in vacanza o se vi serve la ricetta del porridge, cercate solo ed esclusivamente siti in ITALIANO. Ne va della vostra ignoranza! Anche se gli articoli in inglese sono assai più precisi e dettagliati. Se proprio volete rovinarvi sbattete tutto nel box di Google traduttore e leggete le prime due righe di traduzione in italiano, rendetevi conto che non hanno senso, e chiudete le schede aperte in lingua inglese.
Visto che non vi ricordate ancora bene il participio passato irregolare di un paio di verbi che compaiono solo nella Bibbia di Giacomo VI, vi conviene scappare, o sorridere imbarazzati e guardare qualche vostro amico in cerca di compassione.
Non provate a comunicare col poco inglese che avete. Parlare senza conoscere a memoria tutti i verbi frasali e sbagliare un modale sono reati punibili con la morte, perché portsano a fare esperienza pratica, e in ultima analisi a imparare la lingua, mentre voi desiderate fallire.
BBC World news? Inutile star lì ad ascoltare. E la valanga di DVD che avete con opzione lingua è meglio non prenderla in considerazione. Rischiate di assorbire il tono, dove cadono accenti, intonazioni, pronunce, espressioni. Per non parlare dell’atroce pericolo di imparare qualche vocabolo in più. Così come dovete aspettare di parlare perfettamente per poter parlare, aspettate di capire perfettamente, prima di provare a capire. Se vi esponete alla lingua rischiate di imparare effettivamente qualcosa. Tornate a sfogliare gli specchietti grammaticali e a riempire i puntini sugli eserciziari.
“Tanto poi la lingua me la imparo là”, direte. In effetti, a meno che non andiate in vacanza in Spagna, dove la lingua la capireste (seppur a spanne), con questo metodo è garantito che dopo cinque anni in cui passate un mese intero in Croazia, l’unica parola che conoscerete in croato sarà quella per “fragola” perché la vedete scritta nei frigoriferi delle gelaterie, peccato non saprete come pronunciarla. Va bene l’esperienza, ma i ragazzi che sono indecisi tra la passione che hanno per le lingue e la pressione familiare a scegliere economia aziendale li si sente dire “Ma si faccio economia che bla bla, tanto poi le lingue vado là e le imparo”. No. Non imparano una fava andando “là”, ammesso che poi ci vadano, e non è detto. Nel caso in cui poi si decidano davvero ad andare, applicano sempre il punto (3). Fate come loro e sarete a cavallo!
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