
Il gaelico scozzese è una lingua appartenente al ramo celtico della famiglia indoeuropea. Gran parte degli studiosi afferma che l’antico gaelico fosse un dialetto dell’irlandese. Esso avrebbe avuto un’evoluzione separata dopo essersi diffuso nell’ovest della Scozia a seguito dell’invasione del Paese da parte degli Scotti provenienti dall’isola verde. Forse grazie anche alla loro più consolidata cristianizzazione, i Gaeli furono capaci di diffondere e affermare la loro cultura a scapito dei nativi, i Pitti, parlanti una lingua celtica-p, che avrebbe lasciato tracce nel Gaelico in particolare nei toponimi e nel lessico. Il Gaelico fu la lingua di gran parte del regno di Scozia (allora Alba) nei secoli successivi alla sua leggendaria creazione a opera del mitico monarca Cináed mac Ailpín (in Gaelico moderno: Coinneach mac Ailpein, o nella forma anglicizzata: Kenneth MacAlpin) che secondo la leggenda avrebbe unito Gaeli e Pitti e sarebbe diventato il primo re degli scozzesi. A seguito della diffusione della cultura anglo-normanna alla corte di Edimburgo, il gaelico perse prestigio in favore dello Scozzese (Scots) variante settentrionale dell’Anglo-sassone, con forti influssi scandinavi. Nel basso medioevo si crea la frattura tra Highlands Gaeliche e Lowlands Anglicizzate che per certi versi sopravvive tutt’ora. La cultura gaelica ha subìto un colpo quasi mortale a seguito delle rivolte giacobite, in particolare dopo la Battaglia di Culloden nel 1746, dopo la quale fu messa in atto una vera e propria politica persecutoria nei confronti della cultura gaelica, per cui furono proibiti anche l’uso del tartan e della cornamusa. A cavallo del XVIII e per tutto il XIX secolo, le Highlands furono anche interessate dal fenomeno delle “Clearances”, per cui interi villaggi e fattorie vennero spopolati e distrutti da avidi proprietari terrieri con il fine di creare più spazio per il pascolo delle pecore, le persone vennero deportate in massa verso l’America o il Canada. Il tutto con l’appoggio del governo che finanziò la costruzione di strade e infrastrutture per velocizzare le operazioni.
Nonostante la sua storia turbolenta e, a tratti, tragica, il gaelico non è una lingua estinta -sorte toccata, purtroppo, al Cornico- ma è tutt’ora una lingua parlata a tutti i gradi della società. Gode di un riconoscimento legale, ed è usata dalla istituzioni scozzesi. Diverse università presentano corsi impartiti in gaelico, e si stanno facendo sforzi per potenziare l’insegnamento scolastico fin dal livello elementare. La roccaforte della lingua gaelica sono però le isole occidentali, o Ebridi Esterne, dove si hanno picchi del 75% di parlanti gaelico. Questi, contando anche alcune sacche nelle Highlands e alcune piccole ma nutrite comunità nelle grandi città, ammontano a circa 50.000 unità.
Dal punto di vista prettamente linguistico, il Gaelico fa parte della sottofamiglia del celtico-q, all’interno della più grande famiglia delle lingue celtiche, contrapposta al celtico-p. Le lingue celtiche-q sono Irlandese, Gaelico scozzese e Mannese (parlato sull’isola di man, una piccola entità geografica nel mare tra Inghilterra e Irlanda), mentre le lingue celtiche-p sono Gallese, Cornico (parlato in Cornovaglia), e Bretone. Dove sta la differenza? Detto grossolanamente, le lingue celtiche in generale non presentano la lettera “p” nelle parole di origine indoeuropea che etimologicamente dovrebbero averla, questo si nota particolarmente all’inizio di parola ma accade anche in corpo di parola. Le lingue celtiche-p, tuttavia, hanno subito una mutazione ulteriore per cui i suoni *kw, ereditati dalla fase comune, si sono trasformati in *p, mentre nelle lingue celtiche-q tale suono si è risolto nella semplice *k; per esempio la parola mac (figlio), diventa map in gallese. In ogni caso, se studiamo il gaelico in quanto lingua viva del mondo contemporaneo, questa mutazione non ci interessa poi così tanto.
A dispetto di ciò, conoscere questa caratteristica delle lingue celtiche – ovvero la perdita della *p indo-europea -, oltre ad essere interessante per chi vuole conoscere la storia delle lingue, potrebbe tornare utile ai fini della comprensione di alcune parole, perché spesso, aggiungendo una ; all’inizio di una parola, il risultato che si ottiene è molto più simile a termini che per noi sono familiari: ad esempio, athair sta per padre (p-athair sarebbe già più riconoscibile), oppure làn significa pieno (p-làn è molto vicino al latino plenus o al francese plein), mentre un esempio in corpo di parola è caora, traduce pecora (caopra è quasi identico all’italiano capra) o uircean -maiale- (p-uircean ricorda porco).

Per tornare al celtico, la prima differenza che salta all’occhio se lo si confronta con le altre lingue europee, è che esso è una lingua VSO, ovvero che l’ordine dei costituenti di una frase è Verbo-Soggetto-Oggetto, mentre nell’italiano è SVO. Le lingue del mondo con questo ordine sono tra le più rare, e questo basta a rendere le lingue celtiche speciali, ma esistono altre caratteristiche che lasciano un po’ senza parole: in gaelico non esiste il verbo avere. Questa caratteristica è piuttosto arcaica, dato che il verbo avere è una comparsa più recente nella storia indo-europea. Non è così strano se pensate che il verbo avere italiano (habeo latino) deriva da una radice indoeuropea che significava dare, *ghabh- (cfr. inglese: to give), mentre il verbo tedesco haben (inglese to have) deriva da una radice, *kap-, che significa prendere (cfr latino capio = prendere afferrare). E allora come fanno le lingue celtiche ad esprimere un concetto di possesso? Vi sembra impossibile senza il verbo avere? Non lo è. Nel nostro gaelico si ricorre ad una forma del verbo essere, seguita dall’oggetto posseduto più il possessore preceduto dalla preposizione aig (letteralmente “a”. Vi sembra un macello? Tradotto in parole povere significa che anziché dire “Roberto ha una casa”, i gaeli dicono: “E’ una casa a Roberto”.
Adesso vediamo l’alfabeto gaelico e passiamo a discutere dei problemi che presenta:

- Consonanti posteriori (ovvero circondate da a, o od u):
b : se è in inizio di parola si pronuncia come la b italiana, altrimenti come una p.
c : sempre come la “dura” italiana di candela. Se non è in inizio di parola è preceduta da una leggere aspirazione (una sorta di )d : se è in inizio di parola si pronuncia come una italiana, altrimenti come una .f : come in italiano.
g : se è in inizio di parola si pronuncia come una italiana, altrimenti come un di candela.l [l̪ˠ] : non ha equivalenti in italiano, assomiglia alla inglese di full, con la lingua che si schiaccia verso la gola.
m : come in italiano
n [n̪ˠ]: simile a quella italiana
p: a inizio di parola come un italiana, altrimenti con una leggera pre-aspirazione.
r : simile a quella italiana.
s : some nell’italiano sala.
t : come in italiano se è in inizio di parola, altrimenti è preceduta da una lieve aspirazione.
- Consonanti anteriori (ovvero circondate da e o i):
c : come una “dura” italiana in parole come chi, chiesa o chilo, se a inizio parola. Altrimenti come -ch del tedesco ich.d : come la dell’italiano gemma.g :suona come una “dura” seguita da una i-lunga (molto approssimativamente come nell’italiano ghianda)l [ʎ] : come nell’italiano aglio se compare a inizio di parola. In corpo di parola è come una normale italiana.n : come dell’italiano agnello se compare a inizio di parola. In corpo di parola è come una normale italiana.s : come dell’italiano scena.t : come una nell’italiano certo.
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Un loch sull’isola di Leòdhas |
In particolari situazioni, ad esempio davanti a certe preposizioni e con alcuni aggettivi possessivi riferiti a soggetti maschili, tutte le consonanti subiscono un fenomeno detto lenizione, importantissimo nel gaelico e affine alla gorgia toscana, in cui certe consonante si pronunciano “addolcite” se si trovano tra due vocali (la casa; la hasa; la torre; la thorre; la porta; la forta etc.). In gaelico questo fenomeno ha però valore distintivo; in linguistica, questo significa che la lenizione cambia il significato, o il valore grammaticale di una parola. La lenizione si segnala con una -h che segue la consonante che va lenita (nel caso di l, n ed r non viene segnalato graficamente, ovvero non esistono grafie *lh, nh rh, sebbene ci sia comunque un leggero cambiamento nella qualità del suono.). La quantità vergognosa di è il tratto distintivo della grafia gaelica. Un esempio di questo fenomeno riguarda i vocativi.
- Consonanti posteriori (ovvero circondate da a, o od u):
- Consonanti anteriori (ovvero circondate da e o i)
Ho segnate solo questi tre casi perché sono i più evidenti. Per noi italiani è in po’ difficile capirlo, ma tendenzialmente, tutti i suoni in gaelico subiscono un “trascinamento” in avanti o all’indietro a seconda delle vocali che sono accostate. In certi casi però, si tratta semplicemente di una pronuncia con la lingua spostata più in avanti, o più all’indietro, che non causa un cambiamento abbastanza evidente nel suono, tale da essere percepito da chi non è abituato a distinguerli. Qui sotto vi aggiungo una tabella con la trascrizione dei suoni, sia normali che con lenizione. Potete notare che sostanzialmente tutti hanno una leggera variazione tra anteriorità (o palatalità) e posteriorità (o velarità), non preoccupatevi comunque, se si escludono le tre lettere sopra elencate, di differenze tali da pregiudicare la comunicazione non ne sussistono.
Normali
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Con lenizione
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||||
Grafia
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Velare
|
Palatale
|
Grafia
|
Velare
|
Palatale
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b
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[p]
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[pj]
|
bh
|
[v]
|
[vj]
|
c
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[kʰ]
|
[kʲʰ]
|
ch
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[x]
|
[ç]
|
d
|
[t̪]
|
[tʲ]
|
dh
|
[ɣ]
|
[ʝ]
|
f
|
[f]
|
[fj]
|
fh
|
muta
|
|
g
|
[k]
|
[kʲ]
|
gh
|
[ɣ]
|
[ʝ]
|
l
|
[l̪ˠ]
|
[ʎ]
|
l
|
[l̪ˠ]
|
[l]
|
m
|
[m]
|
[mj]
|
mh
|
[v]
|
[vj]
|
n
|
[n̪ˠ]
|
[ɲ]
|
n
|
[n]
|
[n]
|
p
|
[pʰ]
|
ph
|
[f]
|
[fj]
|
|
r
|
[rˠ]
|
r
|
[ɾ]
|
||
s
|
[s̪]
|
[ʃ]
|
sh
|
[h]
|
[hj]
|
t
|
[t̪ʰ]
|
[tʲʰ]
|
th
|
[h]
|
[hj]
|
- Ecco un elenco delle vocali e la loro pronuncia:

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Il forte dell’età del ferro, Dùn Carlabhagh |
Esistono poi numerosissimi dittonghi, la pronuncia dei quali è condizionata, come avviene per le consonanti, dalla loro posizione. Sono una parte tediosa e molto meccanica, per cui mi limito a segnalarvi in una tabella la maggior parte (decisamente più del dovuto!) dei dittonghi con relative pronunce. Si tratta di una tabella rivolta a chi se ne intende un minimo di alfabeto fonetico. Per ragioni di limitatezza linguistica non è possibile spiegare con parole povere il modo di emissione e la qualità di certi suoni. Se non ve ne intendete di linguistica non scoraggiatevi. Per imparare il gaelico non è strettamente necessario sapere come riprodurre ogni suono perfettamente: ricordate che nemmeno in inglese e francese la maggior parte di noi riesce ad avere una pronuncia soddisfacente e una comprensione totale della forma scritta…(e, molto spesso, questo vale anche per i madrelingua!). Per il momento accontentatevi di riuscire a capire come e perché il sistema funziona, i primi progressi potete farli accontentandovi di leggere qualche parola semplice.
Grafia
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Pronuncia
|
Esempi
|
---|---|---|
ai
|
[a]~[ɛ]; (sillabe atone) [ɛ]~[ə]~[i]
preceduto da consonante velare oppure Ø e seguito da consonante palatale |
(sillabe accentate) caileag, ainm [ɛnɛm];
(sillabe atone) iuchair, geamair, dùthaich |
ài
|
[aː]
preceduto da consonante velare oppure Ø e seguito da consonante palatale |
àite, bara-làimhe
|
ea
|
[ʲa]~[e]~[ɛ] [a seconda del dialetto]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante velare |
geal; deas; bean
|
eà
|
[ʲaː]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante velare |
ceàrr
|
èa
|
[ɛː]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da m palatale, mh or p |
nèamh
|
èa
|
[ia]
preceduto da consonante velare oppure Ø e seguito da consonante velare ma non m, mh or p |
dèan
|
ei
|
[e]~[ɛ]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante palatale. |
eile; ainmeil
|
èi
|
[ɛː]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante palatale. |
sèimh
|
éi
|
[eː]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante palatale. |
fhéin
|
eo
|
[ʲɔ]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante velare. |
deoch
|
eò
|
[ʲɔː]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante velare. |
ceòl
|
eòi
|
[ʲɔː]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante velare. |
feòil
|
eu
|
[eː]~[ia]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante velare. |
ceum; feur
|
io
|
[i], [(j)ũ(ː)]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante velare. |
fios, fionn
|
ìo
|
[iː], [iə]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante velare. |
sgrìobh, mìos
|
iu
|
[(j)u]
preceduto da consonante palatale oppure Ø ae seguito da consonante velare. |
piuthar, fliuch
|
iù
|
[(j)uː]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante velare. |
diùlt
|
iùi
|
[(j)uː]
preceduto da consonante palatale oppure Ø e seguito da consonante palatale. |
diùid
|
oi
|
[ɔ], [ɤ]
preceduto da consonante velare oppure Ø e seguito da consonante palatale |
boireannach, goirid
|
òi
|
[ɔː]
preceduto da consonante velare oppure Ø e seguito da consonante palatale |
òinseach
|
ói
|
[oː]
preceduto da consonante velare oppure Ø e seguito da consonante palatale |
cóig
|
ui
|
[u], [ɯi], [uːi]; (sillabe atone) [ə/ɨ]
preceduto da consonante velare oppure Ø e seguito da consonante palatale |
muir, uighean, tuinn
|
ùi
|
[uː]
preceduto da consonante velare oppure Ø e seguito da consonante palatale |
dùin
|
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Il porto di Steòrnabhagh (Stornoway) capoluogo delle Ebridi esterne |
- Steòrnabhagh: è il capoluogo delle Ebridi esterne, e unica “Town” di tutto l’arcipelago. Osservate che il nesso iniziale, St- è seguito da una -e-. Questa non deve essere pronunciata, ma influisce sulla qualità del nesso precedente, che suonerà come sc [ʃ](di scempio) più “c” (di cena) (per i linguisti: è in realtà una palatalizzata [tʲʰ]). La <ò>; va pronunciata lunga e il nesso tra vocali posteriori non presenta fenomeni particolari. Il come abbiamo visto, si pronuncia , oppure , mentre il , essendo in fine parola e anteriore si pronuncia come [ɣ], ovvero una “g” aspirata. Quindi, ricapitolando, in italiano la pronuncia sarebbe qualcosa come: Sc-cioornavaɣ. Che è quella più classica. Tuttavia, in alcuni dialetti, nel parlato, il suono si sta spostando gradualmente nella di jacopo, che ci assomiglia ma è molto più comoda da pronunciare, mentra la intervocalica si indebolisce e diventa un’approssimante [w] (la u italiana di “uovo”), così che la pronuncia che ne risulta è più come “Sc-cioornauai”. Quest’ultima è il modello su cui si basa la pronuncia inglese: Stornoway.
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La baia presso il villaggio di Na Gearrannan |
- Na h-Eileanan Siar: ovvero, “le isole dell’ovest”. So bene che l’occhio vi è caduto sulla h col trattino, si tratta di una consonante eufonica (aaaargh!). Non preoccupatevi, significa che viene aggiunta per far “suonare meglio” le parole, come la -d italiana in ed ecco e in od oggi. Siccome la –a di Na e la E- di Eileanan sono due vocali, vengono “spezzate” inserendo un suono aspirato. Niente di strano, succede anche in inglese e in francese (la famosa liaison). Per il Na non ci sono grossi problemi, è un articolo determinativo maschile plurale (per la cronaca: il gaelico ha solo due generi grammaticali, come l’italiano. Ovvero maschile e femminile) e si pronuncia “nə”, con la che muore un po’ in bocca e non viene articolata troppo chiaramente. Invece h-Eileanan va pronunciato tenendo conto del fatto che la i e la e che circondano la l servono a darle pronuncia “palatale”. Attenzione, però! Se guardate la lista sopra, la l con pronuncia palatale/anteriore ha due diversi suoni: gl- dell’italiano gli a inizio di parola (quindi non in questo caso, visto che l’inizio della parola è la E-), mentre in corpo di parola è una normale italiana! <an>, invece, viene pronunciato con la vocale “degenerata” (lo so, fa ridere) delle finali napoletane (vedi sopra), perché non è accentato. L’ultimo , infine, è la desinenza del plurale, e viene pronunciato con una normale “a” in quanto desinenza specifica. Siar (ovest), va pronunciato con la
; palatale, perché seguito da vocale palatale. Quindi avremo un suono come nell’italiano “scimmia”, mentre -ar , non essendo accentato, diventa -ər (con la solita vocale debole napoletana). Il risultato finale sarà “nə hèlənan scìər”.
Forse tutto questo vi sembrerà scoraggiante, e penserete che il gioco non vale la candela, ma vi assicuro che non è tanto complicato quanto sembra. Se dovessero mettere per iscritto le regole di pronuncia dell’inglese (e relative eccezioni) risulterebbe qualcosa di molto più intricato e incomprensibile. Il pregio di questo tipo di scrittura è che sebbene le regole siano tantissime, le eccezioni non lo sono, mentre per l’inglese sappiamo che di eccezioni ce ne sono anche troppe.
Molti si chiedono perché non usino lettere specifiche per ogni suono in modo da rendere automatica e immediata la lettura. Hanno ragione, e in effetti un’altra lingua celtica, come il gallese, hanno fatto questa scelta, ovvero di far sì che “si scriva come si legga” secondo un sistema che assegna a ciascun suono una lettera precisa. In una lingua con le lenizioni, però, questo comporta grossissimi svantaggi. Perché le lettere tradizionalmente associate ai suoni che risultano dalla lenizione, sono completamente diverse da quelle che rappresentano i suoni non leni. Così che se vi capita una parola che non avete mai visto nella sua forma lene, non vi è immediatamente chiaro cosa significhi (e in gallese, per chi lo studia, è proprio così). In gaelico, visto che si aggiunge semplicemente una , a livello visivo si capisce subito il senso di una parola. Math e Mhath sono subito identificabili come due forme di una stessa parola, mentre Math e “Vath” non lo sarebbero. Pensate se i toscani scrivessero tutte le vocali che pronunciano leni! Perfino per altri italiani sarebbe difficile, a volte, capirle immediatamente a livello visivo. Ovviamente questo comporta molti contro, come il bisogno di studiare numerose regole e frustranti eccezioni, ma per una lingua bella come il gaelico possiamo fare questo ed altro, vero?
(1)La lista è ben lontana dall’essere completa ed esaustiva: esistono numerose eccezioni e particolarità che sarebbe tragico (oltre che inopportuno) elencare qui. Va notato che esistono differenti convenzioni ortografiche, quella che riporto è la più semplice e recente, disponibile in formato PDF (in lingua inglese) sul sito della Scottish Qualification Authority (SQUA). Link al file PDF sulle convenzioni ortografiche
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