Mjǫðr, ovvero Idromele (fatto in casa)

   Nella canicola estiva ho avuto nostalgia dell’inverno, e grazie al condizionatore sparato a manetta ho potuto crearmi un ambiente soddisfacente per una degna bevuta di idromele. Niente di esagerato ovviamente, avevo solo un po’ di nostalgia del sapore e ho voluto inumidirmi le labbra. Ovviamente l’ho fatto io stesso tempo fa e mi sento di condividere qui la ricetta così che anche voi possiate farvelo a casa velocemente e con risultati oltremodo soddisfacenti.
Il grosso problema delle numerose ricette che ho trovato su internet è lo scoraggiamento che danno a chiunque si metta a leggerle, perché tendono a complicare le cose e a sparare una lista di ingredienti ultra-specialistici da produttore industriale pluri-premiato dei quali si può tranquillamente fare a meno. Alla fine dei conti l’obiettivo è produrre un po’ della bevanda degli dei da bersi a Natale o con gli amici quando fa freddo, per cui ritengo davvero fastidiosa e fuori luogo la pedanteria di certi blogger. Sembra quasi che si debba a tutti i costi produrre del nettare di ambrosia oppure niente. La cosa è abbastanza irritante perché sebbene tutti noi riconosciamo la qualità dell’alta cucina, non ci mettiamo a comporre capolavori artistico/culinari ogni volta che ci viene fame. Similmente, se si vuole bere dell’idromele casalingo, non è necessario produrre una qualità extra-lusso, ma è sufficiente fare qualcosa di “bevibile” e comunque buono al gusto.
  Io ho prodotto un idromele eccellente, piuttosto alcolico, e sebbene non abbia nulla di particolare come retrogusti speziati o sfumature tropicaleggianti e di fiori di tamarindo  e cose del genere , è godibilissimo e facile da preparare: ecco qui come procedere:
– 2 chili di miele qualsiasi: non ascoltate quei rompi-scatole che dicono che quello d’acacia non va bene perché ai tempi dei vichinghi l’acacia non esisteva (simili problemi se li fa solo un malato di mente), o che quelli di un solo fiore danno un gusto meno ricco (solo un sommelier abituato a inventarsi delle scemate potrebbe notare una differenza).
– 3 litri d’acqua, se non è del rubinetto è meglio, usate magari acqua naturale in bottiglia.
– del succo di limone abbastanza aspro (tre limoni o giù di lì dovrebbero bastare)
– Lievito di birra per la pizza (questo non è un post per distillerie, voglio ricordare, e a noi non interessa perdere l’anima cercando il lievito alcolico in giro per negozi specializzati: il lievito in polvere per la pizza rende la bevanda alcolica e questo è quanto basta, non dobbiamo partecipare a nessun concorso ma produrci un po’ di idromele per uso personale).
1) Fate bollire i tre litri d’acqua in un bel tegame capiente
2) Abbassate il fuoco e svuotate direttamente nell’acqua i barattoli di miele (per me erano 4 da 500g)
3) Mescolate bene per 10 minuti (attenti alla schiuma appiccicosa che si riversa sul piano cottura)
4) Togliete il coperchio e coprite con una garza o una reticella di quelle per coprire gli schizzi della frittura, e lasciate raffreddare per una notte.
5) Travasate il liquido in una tanica aggiungendo il succo di limone (non serve per il gusto ma per l’acido)
6) Attivate un cucchiaino o due di lievito di birra in mezzo bicchiere d’acqua tepida (potrebbero volerci 20 minuti o più quindi abbiate pazienza) se dovete scegliere tra abbondare o no, vi suggerisco di non farlo: più lievito scatenerà una reazione più rapida e violenta ma lascerà alla bevanda un vago sapore di pizza, meglio evitare! Usate poco meno di due cucchiaini, ci vorrà più tempo perché si noti qualcosa ma almeno non rischierete di rovinare il risultato finale.
7) Aggiungete il lievito e coprite la damigiana con una garza (o ancora più semplice della carta assorbente), e fissate con un elastico. Potete anche usare un palloncino, e credo sia la tecnica migliore. Applicate un forellino minuscolo e infilate il palloncino sulla damigiana: lo vedrete gonfiarsi e soffiare mentre il gas ne fuoriesce. I gorgogliatori costano davvero poco, visto che sono semplici tubicini di plastica, ma spesso vanno acquistati con un kit che permetti di fissarli a un tappo adatto…insomma un casino inutile. Ho fatto l’idromele diverse volte senza gorgogliatore e mi è sempre uscito benissimo.
8) Lasciate a fermentare da un mese alle sei settimane. Vedrete tantissime bollicine salire e un deposito formarsi sul fondo: è normalissimo. Sarebbe meglio lasciare la bottiglia al buio, ma tra i 18° e i 25°. Quando ve la sentite, meglio prima che dopo, dovreste filtrare il tutto con un setaccio. Quello che faccio io è travasare il tutto in una zuppiera mentre qualcuno regge il setaccio in cui verso il liquido. Dopo uso un imbuto enorme per ritravasare la bevanda filtrata nella damigiana.
9) Imbottigliate in bottiglie di vetro, quelle del vino andranno benissimo, opportunamente lavate e ripulite da ogni traccia, anche olfattiva, della bevanda precedente.
10) Lasciate a invecchiare. Alcuni bevono già l’idromele in fase precoce, quando è ancora torbido, spesso nelle fiere lo vendono così, ovvero non troppo invecchiato. Non c’è niente di male e se i sommelier storcono il naso, be’, rompeteglielo, però suggerisco lo stesso di portare pazienza, per quanto possa essere difficile, e bere il “Mead” (in inglese) o “Mjød” (in norvegese) dopo 4/6 mesi che è rimasto in cantina al fresco. Attenti alle esplosioni. Controllate spesso le bottiglie e fatele sfiatare: io una volta ho tralasciato di controllarle per troppo tempo (due settimane) e quando sono sceso in cantina tutti i tappi erano per terra sparsi. Dopo questo calvario però, vi assicuro che ne varrà la pena: a me piace far scaldare l’idromele in un pentolino con un cucchiaio di zucchero (quando è più vecchio e aspreo, non se è giovane!), cannella, zenzero, noce moscata, ginepro e bucce d’arancia, poi lo verso filtrandolo in tazzine di terracotta.

Buona bevuta!

3 risposte a “Mjǫðr, ovvero Idromele (fatto in casa)”

  1. Be', nella lista ingredienti sembri quasi incazzàto, e l'idea di spaccare il naso ai sommelier mi piace. Grazie mille per la ricetta, la proverò subito dopo quella del sidro.

  2. Grazie, gentilissimo, infatti mi stavo giusto scoraggiando a leggere tra "tradizionale, fruttato, secco, dolce, no questo lievito, miele solo bio, livito Chardonnay"ho pensato "maccheccavolo! volgio fare l'idromele, non un fo@##utissimo Dom Perignon!!!"Ciao e grazie ancora!!!

  3. Benissimo, sono contento di aver salvato qualcuno dall'ansia che causano certi blogger. Come se i vichinghi si fossero mai fatti certi problemi…e anche se fosse stato a noi cosa dovrebbe importare?Lievito di chardonnay…vi prèèèèègo! Un tempo non si usava NESSUN lievito di sorta: si lasciava la roba a fermentare naturalmente senza aiutini chimici, altro che Chardonnay.Certa gente non ha proprio niente da fare.Sono contento di esserti stato utile, non farti intimidire da questi palloni gonfiati 😉

Rispondi a Roberto PaganiAnnulla risposta

Scopri di più da Un italiano in Islanda

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading